Nei ristoranti di solito è in fondo a destra. Nel nostro caso è sempre a destra ma sulla riva del fiume Yamuma, in India, a Nuova Delhi. Sì, il riferimento è proprio la toilette alla quale, in questa terra d’Oriente, è dedicato un museo. Un percorso espositivo che documenta la storia dei servizi igienico-sanitari che, al di là dei sorrisini che può suscitare, in questo grande angolo del mondo è da sempre stata carente e causa di gravi malattie. La necessità di un Paese più pulito è infatti stata spesso la ragione delle battaglie più grandi dell’India.
“L’igiene è più importante dell’indipendenza” diceva Gandhi, un messaggio raccolto e poi concretizzato grazie alla collaborazione con il dottor Bindeshwar Pathak che ha fatto della cultura dell’igiene e degli impianti sanitari una missione di vita, creando appunto al museo. Pathak è stato il fondatore dell’organizzazione che ha riformato i servizi sociali promuovendo i diritti umani, l’uso di energie non convenzionali e l’educazione, costruendo oltre un milione di bagni pubblici nel Paese. L’obiettivo del museo non è solo incuriosire educare e informare sull’importanza dell’igiene. La collezione infatti comprende numerosi modelli di water provenienti da tutto il mondo e di diverse epoche: dagli orinatoi più antichi finemente decorati, ai bidet barocchi, w.c. a forma di trono, tempestati di pietre preziose, fino ad arrivare a delle vere e proprie sculture. Accanto ai pezzi esposti, un dettagliato racconto sull’evoluzione di questa importante invenzione, dal 2500 a.C. che non esclude notizie sui servizi igienici di civiltà antiche come quella Egiziana, Babilonese e Greca fino ai bagni dei re e degli imperatori. Infine, non mancano i modernissimi water giapponesi dotati di comandi elettronici per assolvere alle funzioni più disparate.

Nella nostra cultura occidentale alcune componenti della toilette sono state prese a pretesto delle opere d’arte. Un water da museo è infatti il celebre orinatoio rovesciato di porcellana bianca, firmato R. Mutt,(che in tedesco si traduce Madre) di Marcel Duchamp.
L’opera, realizzata nel 1917 creò provocazioni e subbuglio nel mondo culturale: una rivoluzione nella pittura e nella scultura abolite quantomeno nella loro concezione canonica. Lo testimoniano i ready made (oggetto già fatto) dell’artista tra i quali appunto spicca “l’orinatoio”, opera dalla storia un po’ confusa e misteriosa che tra l’altro non mai esposta,(l’originale) anzi addirittura andò perduta. Non vi sono significativi documenti a riguardo e gli unici indizi portano al periodo in cui Marcel Duchamp giunse negli Stati Uniti nel 1915. L’idea di creare quest’ “opera”, secondo alcune teorie, risale all’acquisto di un orinatoio proprio a New York. L’artista, una volta giunto nel proprio studio ruotò il vaso di 90 gradi e lo firmò con la celebre scritta datata. Altre versioni affermano invece che “La Fontana” (questo il titolo) fu realizzata in collaborazione con un’amica che inviò all’artista l’oggetto già trasformato nella sua concezione finale.

Dall’orinatoio di Duchamp, un secolo dopo arriva “L’America” di Maurizio Cattelan, un’altra ormai famosa tazza di wc in oro massiccio presentata e installata nel 2016 nella toilette del Museo Guggenheim di New York e perfettamente funzionante. Ma nel corso dei cent’anni altri artisti si sono ispirati al water come, per citarne alcuni, Claes Oldenburg, che nel 1965 presenta la ” Toilette molle” una scultura che richiama il soggetto realizzata in vinile, plastica e tessuto.

Alexander Kosolapov tra il 1989 e 1990 realizzò ” Russian Revolutionary Porcelain”; un anno dopo Sherrie Levine presenta il suo orinatoio in bronzo, intitolato chiamato “After Marcel Duchamp”, un omaggio al maestro e in tempi più recenti, nel 2003 Bruna Esposito progetta per la Biennale di Istanbul “Alla turca” .

Tazza, vaso, water che dir si voglia, a prescindere dalla forma o dalla firma, occorre riconoscerlo, sono stati passi fondamentali nell’evoluzione dell’igiene e inCessi sostanziali nella storia dell’arte.

E. Farioli