Mendrisio – Aprire gli occhi con una mostra si può. Quando cultura e arte si incrociano con scienza e tecnica si può dare un’immagine completa del mondo. In questo caso, il mondo è quello dell’arte con un mezzo – la fotografia – che, più di ogni altro, ha cambiato per sempre la cultura e la percezione dell’immagine alla base della società in cui viviamo. La mostra appena inaugurata nella Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate a Mendrisio nel Canton Ticino si intitola “Arte e arti. Pittura, incisione e fotografia nell’Ottocento” e rimarrà visibile fino al 2 febbraio 2020.
La dettagliata e completa esposizione, curata da Matteo Bianchi sotto la direzione della Pinacoteca – affidata a Mariangela Agliati Ruggia – e con la collaborazione di Elisabetta Chiodini, indaga i rapporti e le influenze tra fotografia, incisione, disegno e pittura che, dal 1839 in poi, hanno cambiato per sempre, non solo l’arte ma, il mondo intero.

«La Pinacoteca Züst è uno dei pochi musei che consente di realizzare dei progetti e sogni nel cassetto – commenta il curatore Matteo Bianchi – la mostra è un vero e proprio studio con novità, inediti, quadri mai visti in pubblico e lastre originali, fotografie originali o riproduzioni ritrovate negli archivi». Un’esposizione che per l’importanza del tema di indagine e la cura con cui è stata realizzata è degna dei più importanti luoghi espositivi. La Pinacoteca Züst non si smentisce in fatto di qualità e competitività anche rispetto a Musei ben più famosi.

«La mostra si concentra su tre filoni» spiega la direttrice della Pinacoteca Mariangela Agliati Ruggia.

Il viaggio dalla scuola di Arras a Barbizon tra effervescenza e multidisciplinarietà
«Il filone – spiega Mariangela Agliati Ruggia – mostra i pittori attivi in Francia tra Barbizon, Arras e Fointambleau dove nacque la fotografia: la generazione precedente agli artisti lombardi e ticinesi che ispirati dalla clairière o radura di luce, tra le fronde boschive della mitica Fointambleau o foresta dei poeti, danno vita ad una pittura nuova e creativa. In esposizione le opere di Daubigny, Desavary, Dutilleux e Théodore Rousseau, Fontanesi e Millet.

Intrecci d’arte, pittura e fotografia nel lavoro dei pittori del secondo ottocento
«Il filone – spiega la ricercatrice Elisabetta Chiodinimostra, tra gli altri, artisti ticinesi, lombardi che hanno fatto un uso importante della fotografia: da studio per la composizione dell’opera a veicolo di diffusione ed opera in sé; in mostra opere di Carcano, Fontanesi, Faruffini, Tominetti, Michetti, Monteverde, Umberto dell’Orto, Bianchi, Pellizza da Volpedo, Segantini e ancora Franzoni, Rossi, Ranzoni, Mariani e i Vela».

I Clichè-Verre
Un ultimo filone mostra i meravigliosi e rarissimi Clichè-verre: una ventina di disegni oleografici su vetro, dieci solo di Jean-Baptiste-Camille Corot; un ibrido tra disegno, incisione e riproduzione fotografica con una qualità artistica straordinaria.

Contaminazione linguistica sul filo dell’incisione
«Nel 1839, data della prima riproduzione fedele della realtà, il mondo artistico ha reagito con entusiasmo e paura – spiega Matteo Bianchiprima gli artisti erano legati al concetto di imitazione della natura: l’idea era di riprodurre la realtà, copiare fantasiosamente attraverso l’uso di stampe a colori, panorami, cartografia mescolata; per molti questa data significò la fine della carriera ma per i più sensibili e ricettivi significò la ricreazione della natura e del paesaggio sulla base dell’invenzione. Un’idea in realtà già presente da secoli nella mente umana ma mai materializzata prima in un mezzo meccanico capace di moltiplicare e far proliferare l’immagine. La storia della fotografia va letta, infatti, nel percorso dell’evoluzione delle tecniche di stampa: xilografia (legno), acquaforte e puntasecca (rame e zinco) fino alla pietra che sono già matrici di immagini riprodotte; ma se la fotografia, faticosamente introdotta nel circuito delle belle arti, ha inizialmente messo in difficoltà la pittura, l’ha poi imitata. Oggi non è solo un mezzo riproduttivo ma creativo ed artistico capace di incrociare linguaggi differenti».

Lo strumento specchio
Una parte dell’esposizione documenta tecniche e strumenti a supporto della riproduzione delle immagini: macchine fotografiche da esterno e da interno, grandi e piccole e lastre d’epoca, stereoscopio, ma anche pietra litografica, tavola silografica e rame.

Molte le attività collaterali tra cui:
il progetto didattico “FotografArti”;
il laboratorio Cliché-Verre;
il laboratorio “Il segreto dei panorami ottocenteschi”.

Informazioni
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst
CH-6862 Rancate (Mendrisio)
20 ottobre 2019 – 2 febbraio 2020
Catalogo della mostra disponibile
Tel. +41 (0)91 816 47 91
www.ti.ch/zuest

Daniela Gulino