Ripercorriamo con attenzione le parole della dottoressa Barbara Grassi della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia e dall'archeologo Roberto Mella Pariani.
Gli scavi, tutt'ora in corso, sono iniziati nel 2013. 

Il recupero dell'antica cripta romanica ha permesso di scoprire e di tutelare alcune rilevanze archeologiche assolutamente inedite. Per la prima volta le strutture che emergono dal sottosuolo parlano del passato più remoto di questo celeberrimo santuario mariano.

Il contesto. Citata per la prima volta in un documento dell'anno 922, la chiesa di santa Maria del Monte è il risultato di una serie di interventi riconducibili a tre fondamentali costruzioni: una chiesa d'età carolingio ottoniana del IX- X secolo, con abside a emiciclo volta a Est; una nuova chiesa d'età romanica, che si data tra la fine dell'XI e gli inizi del XII secolo, eretta a quota superiore e al di sopra della chiesa preesistente, al fine di riutilizzarne il presbiterio come cripta, con scala di discesa; il radicale intervento del 1472-76 per volontà del duca di Milano Ludovico Maria Sforza, che amplia l'edificio romanico da una a tre navate e riedifica il presbiterio in una nuova grande tricora.

Le radici paleocristiane. Lo scavo nella piccola cripta romanica a tre navate voltate ha individuato alcuni rilevanti lacerti murali e pavimentali che documentano chiaramente preesistenze di un ben più antico edificio di culto mariano di cui nessuna traccia documentale era mai emersa fin'ora, ad eccezione della leggenda che lo voleva luogo di culto paleocristiano. 

Si è rinvenuto un emiciclo absidale di un sacello, orientato ad Est, con lacerti murali molto ridotti che inequivocabilmente ci orientano a datarlo all'epoca paleocristiana. L'utilizzo prolungato è attestato dalla sequenza di tre sequenze pavimentali sovrapposte. 

Seppur a scavo in corso, il sacello su cui si svilupperà il moderno santuario sarebbe assegnabile sia per tipologia (abside sorpassato) sia per il contesto stratigrafico, nell'ambito del V secolo. Questo originario edificio venne abbattuto in età carolingia ottoniana per edificare ex novo e in forma ampliata una nuova cappella, il cui presbiterio absidato ci è giunto oggi trasformato nell'odierna cripta romanica.

La memoria dell'antico altare. Non è infine di poco interesse rilevare come tutti gli edifici di culto di S. Maria, nonostante gli ampliamenti e le trasformazioni rinvenute, abbiano fondato il proprio altare sull'area della precedente mensa liturgica, che ora si rivela essere quella del sacello originario posto in evidenza dagli scavi.

Gli annessi della cripta. L'intervento archeologico del 2014 sta interessando i vani sottostanti l'esedra sud del presbiterio e la navata sud del santuario. Nel primo vano si è riscontrato un antico muro in alzato, con porta ad archivolto, relativo ad un ambiente che venne addossato a sud e della cripta e che fu poi chiuso dalle fondazioni della tricora quattrocentesca. Per queste strutture si è proposta una datazione al 1200 circa, che verrà ulteriormente precisata dopo un attento studio dei materiali rinvenuti. 

Lo scavo del 2014 ha portato alla luce significativi frammenti di ceramica invetriata policroma a rilievo che, grazie alla rappresentazione dell'impresa araldica visconteo sforzesca, ricondurrebbe ai servizi da tavola riservati alla corte e alla famiglia ducale.

Sotto la navata sud invece sono in corso una serie di sondaggi che evidenziano una articolata sequenza archeologica. Lunghe murature contenevano una sepoltura medievale dal loculo interamente dipinto di rosso, con due individui adulti, i cui resti scheletrici sono in corso di studio. 

Sono stati rinvenuti in giacitura secondaria anche significativi reperti risalenti all'età romana, tra cui frammenti di colonna reimpiegati in una muratura e una grande stele funeraria centinata, d'età romana imperiale, con un'epigrafe purtroppo illeggibile, reimpiegata come gradino di una scala che scende ad un pavimento che ancora non è stato posto in luce.

Altri reperti rinvenuti sono numerose tegole romane, prese dal crollo di un edificio e utilizzate come riempimento di livelli successivi. Inoltre è stata scoperta una moneta in bronzo, molto consunta e poco leggibile, ma databile per dimensioni, peso e tipologia al V secolo d.C.

Un altro aspetto che ha attirato l'attenzione è la lettura degli intonaci che ha permesso di individuare graffiti quattrocenteschi: una croce che sembra seguire il profilo delle croci reliquiario tardogotiche, con a fianco una colomba che regge un cartiglio con il principio dell'Ave Maria gratia plena, posizionati in fondo al corridoio.

Si evince inoltre una lieve anomalia nell'alzato della parete che ha fatto supporre che in origine ci fosse un'abside di un antico piccolo edificio di culto, un sacello, adiacente alla chiesa del V secolo, obliterato in epoca quattrocentesca, la cui presenza viene perpetuata attraverso le incisioni del crocifisso e della colomba. Ma si tratta ancora di ipotesi che dovranno essere tutte valutate.

Prime conclusioni. Le ricerche archeologiche, anche se limitate dalla ristrettezza dagli spazi e dalla stratigrafia scarsa in alcuni punti in quanto fondata sulla roccia, hanno fornito dati importantissimi per dare consistenza alla tradizione che vuole sul Sacro Monte un luogo di culto paleocristiano, sorto dove si dice che sant'Ambrogio abbia celebrato una messa di ringraziamento per la sconfitta degli ariani. 

Ovviamente non sarà proprio l'altare di sant'Ambrogio, ma evidentemente la memoria ha voluto che lì si costruisse un edificio stabile. Inoltre numerosi reperti di epoca romana imperiale sono una diretta testimonianza di un insediamento romano che in questo momento non si riesce a localizzare con precisione, ma che non doveva essere tanto lontano.