![Una parete dello studio di Barasso](/wp-content/uploads/2017/07/b58537308992f96745ec1c2622167ce4.jpg)
La logica delle meraviglie – Il giardino ha già qualche presenza, delle sculture in metallo che scopriremo realizzate per gioco, ma il mondo logico delle meraviglie si squaderna all'interno della casa-museo e casa-studio di Angelo Bertolio.
L'esilio dell'iniziato – Siamo andati a visitarlo a Barasso, dove si è ritirato e vive da anni in esilio, una sorta di asceta e di iniziato al progetto, alla costruzione e alla custodia di forme artistiche – plastiche e pittoriche – assolute. Il suo catalogo, che meticolosamente cura, ne conta duemilaseicentotrenta, con l'ultima ancora fresca, sul tavolo.
Dietro Ermes – Come fosse Ermes, Bertolio ci conduce nel suo regno, attraverso gli ambienti abitati dalla presenza rasserenante e non ossessiva dei suoi lavori, nonostante si avverta che il discorso è unico, ripetuto come un rito. Un'esperienza quasi mistica è la discesa nel sancta sanctorum della casa, il sotterraneo dove sono esposte le opere in plexiglas, alcune girevoli: pensieri di luce, di una geometria non fine a se stessa ma rivelatrice di una legge superiore. Si percepisce il sacro rispetto e il pudore per questi lavori, concepiti più di trent'anni fa.
![Un'opera del "simbolismo costruttivo"](/wp-content/uploads/2017/07/52964a16d72401c556a2ee099bd65f2d.jpg)
Ci può raccontare le fonti del suo lavoro?
"Nel mio bagagliaio ci sono le culture primitive, ma soprattutto l'arte greca arcaica, così essenziale e così spirituale. Alla passione per l'archeologia si è unita la formazione da perito tessile, che mi ha insegnato una logica costruttiva molto complessa, affascinante e rigorosa."
Dunque, è arrivato all'arte senza studi specifici?
"Sì, ho iniziato combinando una serie di cubetti in una cassetta. Non ho più smesso."
Ci parli delle opere in plexiglas…
"Risalgono agli anni 69/70, sono le più interessanti di tutto il mio lavoro, perchè nuove, originali, non fatte "alla maniera di….""
Che cosa rappresentano?
"Sviluppano nello spazio delle forme geometriche primarie: le lastre di plexiglas riflettono la luce, alcune sono pensate in movimento, esprimono le leggi fondamentali del cosmo. Forse non sono state ancora capite."
![Una parete dello studio di Barasso](/wp-content/uploads/2017/07/271c961b3771a1e3a9ed3a0ca4994601.jpg)
Quale altra ricerca ha affrontato?
"Quella che io chiamo Simbolismo costruttivo, composizioni dove rivisito e rielaboro secondo una visione moderna gli archetipi delle culture primitive, dagli Egizi ai Camuni. Tutto viene dall'Egitto."
Come è stata giudicata?
"Alcuni critici hanno espresso delle riserve, ma io vado per la mia strada. Lavoro per me stesso."
Che cosa rappresenta, nella sua arte, il modulo?
"Ne è la base matematica, geometrica, estetica. Ma anche etica: l'uomo e l'artista non hanno capito abbastanza l'importanza della geometria. Ho scoperto un modulo che permette infinite costruzioni e combinazioni, un formidabile generatore di forme e spazi, che si ritrova in molti miei lavori."
![Un plastico "Madì Artitettura"](/wp-content/uploads/2017/07/7cc66eb7a766130a5b32bcd96885fa6a.jpg)
E il colore?
"E' lo stesso che per la forma, m'interessa nella sua essenzialità. Ci sono arrivato studiando le teorie di Itten. Adopero il bianco, il nero, i colori primari e il verde nei loro valori assoluti."
Qual'è, in sintesi, il tema della sua arte?
Gli occhi cerulei di Bertolio danno un lampo:
"La verità…e la purezza. L'onestà intellettuale di lavorare avendo di mira solo questo, senza barare, senza inseguire il successo."
E la sua adesione al movimento "Madì"?
"Per non sentirmi troppo isolato, ho aderito al Materialismo Dialettico, un movimento nato in Argentina operante a livello internazionale, diviso in gruppi nazionali. Organizza mostre in tutto il mondo."
Qual'è il suo assunto fondamentale?
"Quello di rompere con il quadrato, con i limiti tradizionali dell'opera. Ma il mio lo chiamo "Madì Artitettura": io rimango legato all'ortogonalità e a un discorso non fine a se stesso, ma mezzo di conoscenza spirituale."
![Angelo Bertolio nel suo studio](/wp-content/uploads/2017/07/e20643cadfa5febfe8b02eba12263d81.jpg)
Come si è trovato, a Varese?
"Mah, vede, questa zona è stata capace di produrre dallo spillo all'elicottero. Il lavoro, e il guadagno, vengono prima di tutto. All'arte, non si dà tanta importanza; si figuri che il mio museo esiste, dovrebbe far parte del Sistema che fa capo alla GAM di Gallarate, ma non viene visitato da nessuno. La mia arte interessa a pochi, ma io vado avanti. Oggi ho firmato l'opera numero 2630"
La sua arte, impareggiabile sintesi di passione e rigore, è una via iniziatica alla conoscenza della verità?
"Non saprei…, entriamo in un discorso delicato. Ma le consiglio un libro, I grandi iniziati, di Edouard Schuré."