Daniela NasoniDaniela Nasoni

L'artista – Originaria di Castronno -classe 1975-  frequenta il liceo artistico di Varese, poi Brera, laureandosi con il massimo dei voti, discutendo una tesi sull'aspetto estetico legato alla cultura dell'alimentazione. Tematica ben presto abbandonata, per continuare l'indagine, iniziata tempo prima, sulla figura umana, ed occuparsi, oltreché di pittura, anche di illustrazione, scenografia, e di educazione artistica nelle scuole elementari.  Nel 2003, sente il desiderio di intraprendere una nuova strada, per conoscere meglio se stessa, volgendo lo sguardo alla propria interiorità, per farlo emergere con forza, dapprima con schizzi a matita stesi su di un blocco, dopodiché attraverso dipinti di città fantastiche dai colori sgargianti.

Come nascono i tuoi dipinti?
"Dipingo senza avere un'idea precisa di quello che stenderò sulla tela. Una volta completata l'opera, la osservo e, attraverso un lavoro di analisi, interpreto quello che inconsciamente ho disegnato, intitolandola con un pensiero che riassume ciò che ho visto."

Dopo quattro anni dall'inizio della tua ricerca cosa pensi di aver compreso di te stessa?
"Esiste una realtà dentro di me, che è come un pozzo da cui attingo in continuazione. Ogni immagine dipinta rispecchia una piccola porzione di questo immenso pozzo che poco alla volta si delinea."

Nella città  dove è consentito barare...solo un po', 2006Nella città dove è consentito barare…solo un po', 2006

Perché disegni città?
"Perché sono la vita stessa, "neanche gli uccelli potrebbero vivere senza esserne a contatto, senza avere un punto di appoggio da cui spiccare il volo". "Le città che dipingo sono luoghi ideali, non utopici, dove ci si sente in pace con se stessi, dove le case ti vengono incontro, si piegano per accoglierti."

Le tue città ricordano alcune ambientazioni di un film di Tim Burton "The Nightmare before Christmas", non credi?
"Me l'ha già fatto notare qualcuno. Altri, invece, vi rintracciano qualche legame con la fumettistica. "Non lo so, può essere, il fatto è che sono figlia degli anni Ottanta". Nel momento in cui mi guardo dentro, inconsciamente emerge ciò che è trattenuto dalla mia memoria presente e passata, quindi anche i fumetti o i cartoni animati letti o visti durante l'infanzia. Lo stesso vale per il contorno della matita intorno ai miei occhi: chi avrebbe mai pensato che solo dopo anni sarei riuscita a ricondurlo alle ciglia disegnate in maniera simile su una bambola con cui giocavo a casa di mia nonna!"

E il tuo io è così colorato?
"Sì. È fatto di luci e di ombre, di colori nitidi, ma anche di colori mischiati con pochi tagli di bianco. È, appunto, la mia interiorità che a volte emerge nitidamente a volte in maniera più sfuocata, un po'come una fotografia che talvolta è offuscata, talvolta è perfettamente a fuoco."

Vento nella notte, 2005Vento nella notte, 2005

Esistono delle costanti nei tuoi quadri, tipo la scala, il sole, i cancelli, le puoi spiegare?
"La scala è simbolo di quelle domande esistenziali che purtroppo non avranno mai risposta, mentre quello che indichi come sole in realtà è la luna, che puoi fissare, che ti fa compagnia, con la quale puoi restare a parlare per ore. Il cancello, invece, nero o bianco, è il punto di partenza, attraverso cui si varca la soglia dell'intimità. Ora, però, è il periodo delle gru che svettano in lontananza piegate in modo incerto. Mi affascinano perché rimandano alla nascita di un'altra città, di un'altra promessa."

Promessa di cosa?
"Promessa di un'altra esistenza vissuta a 360 gradi, nel bene e nel male del vivere quotidiano, accogliendo tutto ciò che la vita ci riserva, senza scendere a compromessi, soprattutto con se stessi. Se fossi scesa a compromessi, non avrei mai creato le immagini che vedi. "Non m'importava che piacessero agli altri, fondamentale era che piacessero a me. Poi hanno riscosso successo e ben venga, coincidenza perfetta."

Cosa significano le cornici a scomparsa?
"Sono un modo per evitare che il dialogo con se stessi si esaurisca nel rigido spazio di una tela incorniciata."

Sogni assorbiti e avvolti dalla foschia d'inverno, 2006Sogni assorbiti e avvolti dalla foschia d'inverno, 2006

La ritrattistica è la base della tua produzione artistica. Chi sono per te queste figure?
"Non sono persone in particolare, non mi interessa che siano riconoscibili, sarebbe come vincolare il mia creatività ad una realtà esteriore che per me, invece, è punto di partenza per un'indagine della mia interiorità. Prima delineavo figure con tratti netti e colori nitidi, ora, invece, le figure scompaiono progressivamente nello spazio della tela, per lasciarne maggiormente alla mia firma, che, con il tempo, si è ingrandita, quasi ad affermare la mia presenza, la mia esistenza."

La maggior parte degli artisti ha bisogno di un secondo lavoro per vivere. Tu riesci a mantenerti dipingendo?
"Sì, per mia fortuna. Persevero, ho fiducia, e sono felice, perché riesco a proporre un'arte che mi fa esprimere in piena libertà e al tempo stesso mi sostiene economicamente."

Hai qualcosa in cantiere?
"La prima settimana di settembre sarò in mostra a Malgesso e in provincia di Novara. Attualmente, però, sto realizzando delle opere per un progetto che andrà in porto a breve, progetto, però, che preferisco non venga pubblicizzato, almeno per ora."

 
Verrò allora a trovarti presto, speranzosa di poter render noto a tutti il lavoro che stai preparando.