Corale miniato, 1520Corale miniato, 1520

Il tempo giusto – "Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere". Sarà venuta a tutti almeno una volta, camminando per i corridoi di una biblioteca, quella gran voglia di prendere un libro, sfogliarlo e iniziare a leggere tra le sue righe. Ogni biblioteca, qualche volta purtroppo lo si dimentica, è come un granaio di memorie scritte nate per aguzzare la fantasia e alimentare la conoscenza. Con la riapertura della Capitolare di Busto Arsizio si aggiunge un altro grano al tesoro di volumi consultabili e di antichi strumenti del comunicare quali furono i codici del Medioevo. Alla cerimonia di riapertura sono intervenuti il cardinale Stanislao Stefano Karlic, Arcivescovo emerito del Paranà e già presidente della Conferenza Episcopale Argentina, Monsignor Claudio Livetti, Prevosto di Busto, il Sindaco della città Gigi Farioli e il Professor Franco Bertolli, direttore della Capitolare. La Biblioteca di via Don Minzoni ha acquisito nuovi spazi, è stato rinnovato l'arredamento e sono stati acquistati nuovi armadi più funzionali. "Terminati i lavori di ampliamento e sistemazione dei nuovi locali, la Capitolare di Busto si presenta come vero e proprio fiore all'occhiello per la comunità" ha spiegato al pubblico Monsignor Livetti subito prima della benedizione.

Cicerone & Co. – La Capitolare custodisce preziosi codici, incunaboli, pergamene, volumi e cinquecentine di pregio. "L'origine e l'attivazione della Biblioteca Capitolare di S. Giovanni Battista, spiega il Professor Bertolli, vanno ricercati nel rigoglioso contesto culturale di inizio Cinquecento. Affinché non si verificassero facili sparizioni, i libri, come da consuetudine nelle biblioteche tardomedievali, erano legati ai banconi con catenelle di ferro e recavano il titolo scritto anche sul piede del volume". Ancora oggi in Capitolare si può osservare la presenza di questi preziosi volumi la cui esistenza, secondo gli esperti, consente di affermare che la Biblioteca era un'istituzione accessibile al pubblico. Ma quali testi sono contenuti in queste antiche carte? Così spiega ancora il Bertolli: "Le note di possesso riportate su un piccolo gruppo di manoscritti e di cinquecentine danno corpo alla supposizione secondo cui presso la chiesa di S. Giovanni, almeno dalla fine del Trecento, si era costituito un nucleo di libri e codici non strettamente indispensabili alla liturgia alcuni dei quali poi confluiti in Biblioteca. L'inventario più antico che è stato possibile recuperare è del 1566 e lascia intravedere un fondo librario di una biblioteca con impronta non solo ecclesiastica ma soprattutto umanistica secondo lo spirito degli stessi fondatori. Sono infatti elencate anche opere di scrittori classici latini come Lattanzio, Seneca, Eusebio, Cicerone".

Corale antifoneCorale antifone

Un illustre ospite – Nel corso degli anni, dopo la scomparsa dei fondatori, la Biblioteca Capitolare continuò ad essere arricchita soprattutto dal clero locale e dai laici. Intorno al 1625 arriva dalla chiesa di Olgiate Olona un nuovo e graditissimo ospite tra gli scaffali. Si tratta di un prezioso Evangeliario ambrosiano risalente alla seconda metà del secolo IX, testimone d'eccezione della liturgia ambrosiana come si celebrava prima dell'anno Mille. Nei secoli, però, si alternano gioie e dolori per la Biblioteca. Nella prima metà dell'Ottocento, infatti, si verificò un periodo di vera e propria crisi per la già difficile esistenza della Capitolare. L'abbandono, iniziato probabilmente dall'ultimo ventennio del Settecento, ebbe il suo momento culminate in epoca napoleonica. Per vari decenni la biblioteca fu manomessa e lasciata in balia delle scorribande dei topi e dell'umidità le cui tracce restano tutt'oggi ineliminabili nonostante i restauri. Come se non bastasse, mani ignote sforbiciarono diverse miniature dei corali provocando un danno inestimabile e compromettendo la possibilità di ricostruire la storia completa della miniatura a Busto nel Quattro-Cinquecento.

Antichi saperi e nuove professioni – In concomitanza con l'interessamento della Sovrintendenza, a partire dagli anni 1928-1929 ci fu la svolta: cominciò allora a delinearsi l'esigenza di una catalogazione. Tra il 1933 e il 1934 si avviò la compilazione di un catalogo a schede per autori con assegnazione di segnature ed etichette ai volumi anche se i corali pergamenacei cinquecenteschi continuarono ad essere conservati nel coro della Basilica e ad essere utilizzati nelle cerimonie solenni. Dal 1958 prese avvio una seconda serie di restauri coinvolgente una decina di codici e negli anni 1968-72 proseguì il grande lavoro di lettura, fascicolazione, sistemazione in cartelle con allestimento dell'inventario. "Oggi, spiega il Bertolli, occorre fare di più e meglio: confermare e dare continuità alla proficua collaborazione con la Biblioteca Civica, incrementare la catalogazione informatica dei volumi, incentivare la ricerca storica con la pubblicazione dei "Quaderni della Capitolare".