Gallarate – Mentre il tempo scorre veloce, un angolo della città conserva le atmosfere del passato. In via Cadolini, in una piccola bottega, si respirano profumi antichi e melodie lontane: quelle del liuto. Uno strumento a corde usato tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘700, al quale si dedica Matteo Giuliboni.

Matteo ha fatto in modo che gli strumenti musicali diventassero il suo mestiere: si dedica infatti a un lavoro che può essere considerato una vera e propria arte, che sopravvive grazie alle mani del giovane artigiano ventottenne. Giuliboni tramanda i “segreti” per costruire da un pezzo di ebano uno strumento musicale.

Il giovane artista-artigiano inizia ad avvicinarsi alla musica a 14 anni, impara a suonare la chitarra e ben presto si rende conto che saper suonare non gli basta, vuole andare oltre, imparare ad aggiustare ciò che si guasta.

Dopo aver frequentato le scuole superiori riesce ad entrare nella Scuola Civica di Liuteria a Milano dove si compie la magia: dopo quattro anni di studio, seguiti da un’esperienza fatta nella bottega di un liutaio a Como, sente di appartenere a quel mondo fatto di trucioli e note musicali perfettamente riuscite. Da qui la decisione di aprire la sua bottega – un vero e proprio negozio – che gli permette di lasciare il piccolo garage-laboratorio e di trasferirsi nel centro di Gallarate.

Il grande bagaglio di esperienza porta Matteo a dedicarsi non solo ai liuti ma anche alla costruzione di  diversi strumenti a pizzico come chitarre acustiche, mandolini, fino ad arrivare al bouzouki irlandese (strumento a pizzico della tradizione irlandese che produce una sonorità particolare), il tutto sempre accompagnato da una meticolosità che ricorda quella degli artigiani che si potevano trovare nelle botteghe sul Lungarno durante il Rinascimento.
La perfezione estetica di intarsi e incisioni si accompagna ad una precisione scientifica per la progettazione e la costruzione di strumenti che vantano la perfetta esecuzione sonora di ogni nota.

Una passione, quella di Matteo, abbondantemente ripagata dalla soddisfazione come testimoniano le commissioni arrivate dai musicisti d’oltreoceano. Il giovane liutaio, infatti, spiega che i suoi strumenti, il suo “made in Italy” come gli piace definirlo, sono arrivati fino negli Stati Uniti, in Spagna e, a breve, anche in Irlanda. “E’ come se un pezzetto del cuore di Gallarate – dice –  stesse facendo il giro del mondo..“.

La bottega è piccolina, nascosta, ma merita di essere conosciuta. Così come il lavoro di Matteo, un mestiere artigianale che, come tanti altri della stessa categoria, deve riacquistare rilevanza, per permettere a tutti, addetti ai lavori e no, di prendere confidenza con quelle preziose attività che rendono possibile la fruizione dell’arte in tutte le sue forme.

 

La professione dell’artigiano, dell’artista e di tutte le figure che operano a livello artistico, dovrebbe essere riconosciuta come elemento di pregio per il territorio perché solo grazie a esperti come Matteo, la società può godere di un patrimonio di conoscenze tecniche e tradizioni che, potrebbero andare perse….

Roberta Montalto