Uno scorcio della via SacraUno scorcio della via Sacra

Un'attesa premiata – Il pubblico, che due anni fa già aveva preso parte al convegno di Villa Recalcati "Il 'Mancino' genio locale dell'architettura del Sacro Monte sopra Varese", ha visto richiamati e rinnovati, questa volta presso il Museo Baroffio, lo studio storico-artistico sulle cappelle della Via Sacra e ulteriori e più approfondite indagini sulla grande figura dell'architetto Giuseppe Bernascone. Il dibattito critico, introdotto dalla Direttrice del Museo Baroffio, Laura Marazzi, ha preso le mosse dalle principali novità emerse in sede di convegno e dai risultati fioriti dal progresso della ricerca e pubblicati nel volume (Nomos Edizioni, 2007). Ne hanno esposto le principali tappe due degli autori, Santino Langè e Luigi Zanzi. L'iniziativa, parte del ricco programma delle Giornate Europee del Patrimonio, avrà un importante e rilevante seguito, sabato 6 ottobre 2007 (ore 18.00) quando, sempre presso il Museo Baroffio, sarà ospitata una conferenza dello stesso Santino Langé dal titolo "Tecnica, arte e invenzione del Bernascone architetto sul Monte sopra Varese. Correva l'anno 1604…".

Luigi ZanziLuigi Zanzi

Il paesaggio e lo spazio del sacro – Il volume, sostenuto anche dall'International Research Center for Local Histories e dalla Fondazione Paolo VI, mette sul tavolo una mole impressionante di confronti, rimandi stilistici e dati storici che scandagliano la complessa vicenda artistica della "montagna sacra" e accostano anche, con approfondito metodo storico-critico, l'orizzonte culturale, filosofico e religioso degli anni della Controriforma. La volontà principale, così come ha ribadito Langè, è quella di "aggiungere qualche elemento che può arricchire da un lato la comprensione del Monte di Varese sotto il profilo della qualità della sua ‘forma territoriale' (paesaggio), dall'altra avanzare ipotesi circa il ruolo avuto dallo stesso Bernascone nel dare vita a questa configurazione". La pubblicazione si presenta dunque come una preziosa e ghiotta occasione per conoscere più da vicino l'arte del Mancino, la sua straordinaria attenzione all'ambiente, consonante anche con le condizioni di luce che nell'arco della giornata potevano meglio far rilevare i momenti misteriosi raccolti e ospitati nelle cappelle.

Costruire in montagna: l'architettura sacro-montana – Non c'è dubbio. L'età dei Borromeo, tra Carlo e Federico, che si comprende tra il 1560 ed il 1631 segna uno dei massimi momenti di tensione cultural-religiosa e di sviluppo artistico a Varese e nei suoi dintorni, investendo senza soluzione di continuità filosofia, architettura, scultura e pittura. E non solo. I due relatori hanno più volte evidenziato come lungo la Via Sacra si incontrano e si intrecciano motivazioni di religiosità, intenzioni di catechesi e di pellegrinaggio, rapporti e confronti con le preesistenze medievali, rimandi e significativi nessi con la cultura figurativa rinascimentale e barocca. "L'architettura – così come viene sottolineato nel contributo di Luigi Zanzi – è più che mai ridotta a strumento funzionale per l'esercizio di taluni riti processionali ed è ritmata dalla scansione di un percorso in differenti occasioni "episodiche" di contemplazione "misterica" (quale avviene cappella per cappella)".

Tra cielo e terra – Il volume dedicato al Mancino restituisce la giusta dignità e l'importanza storica al luogo sacro di Varese costruito sulle pendici ripide della montagna, all'articolato impianto architettonico e al processo di sacralizzazione di quei luoghi attraverso siti di intenso e magnifico valore panoramico. La Fabbrica del Santissimo Rosario pensata, progettata e realizzata lungo le pendici del monte sul quale sta il borgo di Santa Maria, si rivolgeva non solo, quale ‘baluardo della cattolicità' ai forestieri, ai mercanti di passaggio e a tutte le genti che si trovavano oltre le alture del sistema alpino: la Via Sacra era diretta ai credenti di tutti i ranghi sociali e delle terre prealpine, ai residenti varesini che sentivano rinnovata la propria fede e che venivano condotti per mano, al cuore dei misteri da contemplare pregando. Tornano alla mente le parole di Testori del 1984, quando diceva che "Lì, in forma di rappresentazione quasi teatrale, dentro il grande evento della Passione di Cristo, vi è l'evolversi dell'arte lombarda (…) per ben due secoli, ‘600 e ‘700. Ho detto come rappresentazione, cioè nella sua capacità di essere teatro sacro, sacra rappresentazione fissa".

Il "Mancino", genio locale dell'architettura del Sacro Monte sopra Varese. Il paesaggio come spazio del sacro. Luogo del sacro e sacralità del luogo, Atti del convegno in Villa Recalcati a Varese (26. XI. 2005), Nomos Edizioni 2007, pp. 173