Milano – A pochi mesi dalla chiusura della grande esposizione al Mudec di Milano, David La Chapelle ritorna come protagonista alla Galleria Deodato con la sua nuova mostra “Poems and Febvers”, a cura di Gianni Mercurio, sino al 17 dicembre.

Il fotografo ha raggiunto una maturità artistica che lo colloca tra i migliori creatori visivi del nostro tempo. Come sempre La Chapelle mette in scena un cocktail di sacralità pop, una miscela dal gusto classico con sfumature felliniane.
Le sue opere raccontano un nuovo Rinascimento, partendo dalla Pop Art di Andy Warhol e dal manierismo di Michelangelo.
Sono presenti in galleria molte delle fotografie più importanti dell’artista. Le opere del primo periodo affrontano temi ecologici e consumistici. Qui La Chapelle utilizza molti stilemi tipici della moda e della pubblicità, fa un uso sapiente dell’ironia, utilizzando soggetti dello Star System.  Il cambio di rotta avviene nel 2006 quando accadono due eventi importanti per la sua vita artistica, la visita alla Cappella Sistina e il suo trasferimento alla fattoria biologica nelle isole Hawaii, che lo porteranno lontano dal mondo della pubblicità per dedicarsi completamente all’arte.

Le Hawaii sono per La Chapelle un nuovo Eden, un paradiso terrestre carico di promesse. Nelle ultime opere si percepisce una inesausta ricerca del sacro, attraverso lunghissime attese e profondissimi silenzi. La Chapelle crea un nuovo mondo, una Genesi al contempo moderna ed antichissima, in colloquio costante con la Bibbia e in antitesi con la decadenza e il vuoto della società contemporanea.

Fin dall’inizio della sua carriera il fotografo sente il disagio della società in cui vive, come se New York fosse una novella Babilonia sull’orlo del baratro, una città che distrugge l’anima dell’essere umano e ferisce a morte tutto ciò che tocca. In lui inizia a maturare un’idea di spiritualità che negli anni diventerà l’apertura verso un nuovo mondo, tanto agognato quanto difficile da raggiungere.

La Chapelle dice -“Ho conosciuto il mio primo ragazzo a New York City. Avevo 19 anni e lui 21. Abbiamo vissuto insieme per tre anni, e nella primavera del 1984 è morto a causa di una misteriosa malattia. Nel giro di pochissimo tempo molti dei miei amici in città cominciarono a morirne.  Ricordo di aver chiesto a Dio: “Perché sta succedendo questo?” Sentivo la morte tutt’intorno a me ed ero convinto che io stesso non sarei vissuto oltre i 24 anni. Da questo caos è nata l’urgenza di creare e di rispondere alla domanda: “ Dove va a finire l’anima?” Con questa idea in mente lavoravo nella camera oscura, dipingevo a mano i negativi di immagini figurative che mettevo in scena, usando amici, amanti, ballerini e quelli che mi stavano vicino per raffigurare angeli, santi, martiri e miracoli in un nuovo mondo. Sentivo di essere guidato da qualcosa che era al di là di me stesso, e mi convinsi che la fede era assolutamente necessaria per proseguire la mia vita e il mio lavoro.”

Nel suo percorso artistico emergono i semi di una nuova Genesi, diventano tableaux intorno alla figura della Vergine Maria, in un percorso verso la luce e il paradiso. L’essere umano cerca la purificazione, anela ad una vita essenziale in equilibrio con la natura.
Significativa è la fotografia “Revelations”, una coppia di anziani che si baciano in una strada abbandonata, cercando di resistere allo sfacelo del mondo. L’immagine fa parte di un ampio progetto fotografico e filmico commissionato dall’artista Daphne Guinness, ed è ispirata ad una profezia biblica sulla fine del mondo malato.

Per reagire a questa desolazione, La Chapelle sviluppa l’idea di un mondo, dove gli esseri viventi rappresentati abitano un pianeta lontano in cui la vita è diversa.
Come nel film “2001 Odissea nello spazio”, percepiamo una forza che modifica sostanzialmente la prospettiva umana. Assistiamo ad una nuova nascita, un miracolo che potrebbe salvare il mondo.

Uomini dalla pelle blu, transessuali, ermafroditi, donne androgine con l’aureola e dalla sensualità conturbante. Un nuovo mondo è nato, intrigante, seducente, che lega l’iconografia cristiana all’esaltazione di una natura senza peccato. La nudità diventa immagine mistica che annienta la perversione ed arriva al mistero della vita.
La Chapelle crede nei miracoli, crede nella vita e crede nell’arte e, grazie a lui, ci crediamo anche noi.

Marzia Rizzo e Andrea Corbella