Molti, per fortuna, hanno avuto occasione di sperimentare l'incantevole bellezza del Sacro Monte di Varese, dove arte e natura si intrecciano armoniosamente in un contesto di singolare suggestione. Ma non tutti, purtroppo, conoscono ancora una particolare gemma di questo straordinario complesso: quel Museo Baroffio che, incastonato nel fianco stesso del santuario, al culmine del percorso sacromontano, offre al visitatore fin dal suo "ingresso" un ampio, indimenticabile panorama sulle Alpi, le Prealpi e i laghi lombardi. E al suo interno, importanti collezioni e piccoli, grandi capolavori. Tutti da scoprire.
Il museo può essere considerato uno dei primi del suo genere in Lombardia, essendo stato aperto al pubblico già nell'estate del 1900, visitato in anteprima dall'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Andrea Ferrari.
La sede espositiva porta il nome del facoltoso benefattore, il barone Giuseppe Baroffio dall'Aglio, che alla sua morte, avvenuta nel 1929, lasciò al santuario l'intero suo patrimonio, apliando e arricchendo la collezione.
Sotto l'egida di monsignor Pasquale Macchi, già segretario di papa Paolo VI, si avviò una zelante politica di restauri e di valorizzazione del patrimonio storico artistico del Sacro Monte. Nacque in questo contesto la sezione d'arte sacra contemporanea, con una sessantina di significative opere del Novecento legate al tema mariano.
Ad accogliere i visitatori al loro ingresso è però la Madonna col Bambino, databile agli ultimi anni del XII secolo, una delle più importanti sculture romaniche del territorio varesino, attribuita a Domenico e Lanfranco da Ligurno, che probabilmente era inerita nella lunetta del portale dell'antico Santuario, per accogliere i pellegrini che salivano a Santa Maria del Monte, ieri come oggi.
Percorrendo le eleganti sale si incontrano oggetti liturgici, reperti archeologici e oggetti preziosi donati al santuario dai fedeli. Fanno da corona i dipinti, gli argenti, i codici miniati e la serie di paramenti, tra i quali spicca il prezioso paliotto in broccato d'oro donato dal duca di milano Lodovico il Moro e dalla moglie Beatrice d'Este e il paliotto soprannominato "leonardesco" perché recante la riproduzione della Vergine delle Rocce, nella sua prima versione (quella ora al Louvre).
Grande novità, inoltre, è l'esposizione del coccodrillo finalmente restaurato, sorprendente ex voto del XVIII secolo la cui romanzesca avventura viene raccontata durante le visite guidate alla collezione. Il curioso rettile è anche al centro delle attività e dei laboratori didattici rivolti ai visitatori più piccoli, dai 5 ai 10 anni, che si svolgono negli orari di apertura del museo.
Dunque, buona visita al Museo Baroffio, gli ingredienti per trascorrere una giornata speciale ci sono tutti.