Un'opera di Giorgio ColomboUn'opera di Giorgio Colombo

La mostra – Le pareti della splendida Cascina dell'Arte a Busto Arsizio aprono la nuova stagione di mostre accogliendo le opere di Giorgio Colombo e Erika Vogt. I due artisti, affermati sul territorio attraverso numerose esposizioni, presentano i loro lavori insieme e, pur distinguendosi ognuno per uno stile ben individuabile, propongono una lettura incrociata dei loro lavori. Tanta la gente presente all'inaugurazione della mostra, avvenuta sabato 6 settembre, in occasione della quale Cristina Cagnola ha evidenziato il fil rouge di questa mostra.

Opere a confronto – L'accostamento tra i due può apparire di primo acchito piuttosto singolare e forse risulterebbe più facile coglierne le differenze. Quello che salta immediatamente all'occhio è, infatti, la diversa gamma di colori di cui si servono gli artisti: molto caldi per Erika e più miti per Giorgio. E a questo aspetto possiamo aggiungere anche quello della tecnica: Giorgio, infatti, sperimenta per la prima volta il collage, mentre Erika rimane fedele alla sua tecnica mista che crea effetti materici particolari.

Il sogno di Colombo – Abituati ai toni lievi e alle trasparenze dei suoi acquarelli, Giorgio questa volta si cimenta con il una tecnica nuova, combinando collages e pittura. Al posto dei suoi paesaggi delicati vediamo così brevi scorci di mondo urbano, piccolissimi dettagli, dai quali poi si dipartono ampie zone di colore che riempiono la tela. I colori si accordano ai piccoli ritagli di giornale, riproponendo una gamma piuttosto fredda, che però non rinuncia qua e là a qualche tocco di colore che affiora improvviso. Le sue opere parlano il linguaggio della società di massa e del consumo, filtrata attraverso queste piccole finestrelle di mondo, da cui poi però si allontana subito spaziando col colore e quasi mettendo a tacere questo caotico mondo. A questo punto prende piedi l'ipotesi di una lettura invertita: questi stralci di vita quotidiana non sono protagonisti dell'opera, ma piuttosto sono apparizioni improvvise che ricordano i brandelli di un sogno che al mattino facciamo fatica a ricostruire. Visoni di un mondo che a volte vorremmo poter guardare da lontano. Un sogno quello di Giorgio che condividiamo, un invito alla riflessione e soprattutto al silenzio. Alla ricerca di quella quiete interiore a cui la sua arte ci ha piacevolmente abituato.

Un'opera di VoigtUn'opera di Voigt

I segni di Vogt – E al sogno di Giorgio rispondono i segni di Erika. Segni sulle tracce di un mondo dimenticato, quello del Sud del Mondo. Nei suoi lavori l'artista ripropone nel linguaggio informale che le è proprio una combinazione di segni e colori ispirata ai tessuti coloratissimi di queste popolazioni. Un tentativo di dare un'immagine dell'Africa che si distacchi da quella quotidianamente fornita dai media del mondo occidentale. Un paese che non vuole essere ricordato solo per i fatti di cronaca cui siamo abituati, che ci parlano di immigrazione, povertà, malattie e guerre. Erika dà voce alle radici profonde di questa cultura che emergono attraverso la forza del colore e i corposi impasti della materia. Erika ama creare superfici ruvide, realizzate mescolando sabbia, cemento e colla, su cui poi interviene incidendo segni e forme. Ogni opera è ispirata ad una particolare etnia della nazione, in un viaggio alla riscoperta del lato variopinto e brioso dell'Africa cosiddetta "Nera".

Un unico sogno
– Attraverso i nostri artisti due mondi entrano in contatto tra loro e per una volta entrambi sullo stesso livello: il Sud che alza lo sguardo e reclama il suo riscatto culturale e il Nord che sembra avvertire la necessità di un rallentamento negli stili di vita frenetici. Il sogno di Erika e Giorgio arriva quindi a coincidere, in una prospettiva futura che veda queste due lati del mondo finalmente dialogare e dove all'interno di un collage, questa volta etnico e sociale, possano integrarsi armoniosamente tasselli di culture diverse.