Monza – L’Orangerie della Villa Reale ospita, dal 18 febbraio al 21 maggio, la mostra “ I Macchiaioli e l’invenzione del plein air tra Francia e Italia”, esposizione che ripercorre le vicende di uno dei movimenti artistici più importanti della scena culturale italiana della seconda metà dell’Ottocento.  Un periodo in cui le ricerche pittoriche d’avanguardia hanno, per molti aspetti, anticipato gli esiti proposti successivamente dagli Impressionisti francesi. La mostra, a cura di Simona Bartolena, analizza la rivoluzione macchiaiola all’interno di un contesto europeo, focalizzandosi sulle novità tecniche che i padri dell’arte en plein air hanno sviluppato relativamente al tema del paesaggio, della pittura di genere e di carattere storico.

La mostra

Un percorso che raccoglie novanta opere, provenienti da collezione private e da alcuni importanti istituzioni come il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, Palazzo Foresti di Carpi, la Fondazione Cariparma di Parma e la Galleria d’Arte Moderna di Milano. Tra gli autori: Telemaco Signorini, Giovanni Fattori, Giuseppe Abbati, Silvestro Lega, Vincenzo Cabianca, Raffaello Sernesi e Odoardo Borrani, tutti protagonisti dell’evoluzione di questo movimento, fondamentale per la nascita della pittura moderna italiana, partendo dalla loro relazione con la scena europea, più in particolare, con quella francese.

La rassegna si apre con la sezione che racconta lo sviluppo della pittura “del vero dal vero”, partendo dall’esperienza dei pittori della Scuola di Barbizon, quali Camille Corot, Charles-François Daubigny, Constant Troyon, Théodore Rousseau e prosegue con i lavori di artisti italiani come Giuseppe e Filippo Palizzi,  Serafino De Tivoli il quale, grazie alle conoscenze acquisite durante un viaggio a Parigi, porterà ai colleghi del Caffè Michelangelo a Firenze novità e conferme importanti. Ed è proprio attorno ai tavoli del locale fiorentino che, nella seconda metà degli anni cinquanta dell’Ottocento, si riuniva un gruppo di giovani autori accomunati dallo spirito di ribellione verso il sistema accademico e dalla volontà di dipingere il senso del vero.

Il paesaggio, le scene di genere e la storia sono i tre principali ambiti entro cui si sviluppò la pittura di macchia. Nel primo caso, si troveranno dipinti, realizzati in anni diversi, che hanno come soggetto le campagne fiorentine, le coste di Castiglioncello e dintorni, le località tra Toscana e Liguria e che documentano la particolare relazione con la fotografia che si proponeva come una nuova tecnica con cui confrontarsi.

Nel sesto decennio dell’Ottocento il gruppo macchiaiolo comincia a entrare in crisi. L’ultima sezione della mostra analizza la produzione più tarda dei principali protagonisti del movimento, prendendo in considerazione anche la loro eredità. Opere quali Il corsetto rosso di Silvestro Lega (Palazzo Foresti, Carpi), Strada di Combs La Ville e Pioggia a Settignano di Telemaco Signorini, e Campagna romana di Giovanni Fattori (Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano) testimoniano le strade intraprese dai tre grandi maestri. Affiancano le opere anche alcuni capolavori di quegli artisti che, per primi, hanno raccolto il loro insegnamento e ne hanno seguito le tracce, quali Nicolò Cannicci, i fratelli Gioli e i Tommasi.

Date e orari

La mostra “ I Macchiaioli e l’invenzione del plein air tra Francia e Italia” sarà visitabile sino al 21 maggio e per tutta la durata è in programma una serie di attività didattiche, incontri e visite guidate per bambini e adulti. Orari di apertura: da mercoledì a venerdì 10-13/14-19; sabato domenica e festivi 10-20.