Renato Guttuso ha amato Varese e ne ha fatto il luogo d‘elezione dove realizzare opere indimenticabili. “Arrivò a Varese per caso, come spesso accade con le cose significative della nostra vita. – racconta Serena Contini, responsabile del progetto – La moglie Mimise aveva ereditato Villa Dotti, che si trova a Velate. Insieme giunsero a Varese con l’intento di vendere la villa. Ma Guttuso, quando la vide, se ne innamorò: si innamorò del luogo, del silenzio e, soprattutto, della luce. Era l’inizio degli anni ’50. La coppia trascorreva a Velate i periodi di villeggiatura, quindi numerosi mesi all’anno. E lui dipingeva”.

Guttuso realizzava i suoi quadri e Francesco Pellin, conquistato dalla loro bellezza, li acquistava, formando una collezione unica. 20 tele tratte dalla sua inestimabile raccolta saranno esposte a Villa Mirabello all’inizio del 2019 grazie all’accordo raggiunto tra la Fondazione e il Comune di Varese. Il sindaco Davide Galimberti ha sottolineato che “si tratta di un grande risultato, un’importante occasione di valorizzazione culturale e turistica della nostra città”. Perseguendo, quindi, l’intento di “mettere la Cultura al centro di un piano di rilancio sociale ed economico” si concretizza il Piano “Varese&Natura” redatto dall’Assessorato alla Cultura e Turismo guidato da Roberto Cecchi.

Questo accordo con il Comune è il risultato di una storia lunga, che parte dal passato. – spiega la Contini – Francesco Pellin voleva realizzare un museo a suo nome: sono stati fatti degli incontri e molti tentativi in questi anni da parte di tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute, per costituire un punto di riferimento artistico legato a Guttuso. Ma i tempi non erano maturi. Poi, evidentemente, è arrivato il momento giusto e, con un lavoro certosino e grande diplomazia e attenzione, siamo riusciti finalmente a concludere e a portare a casa questi quadri. Per la felicità di tutti, sia della famiglia Pellin che del Comune.”

E’ bello riscoprire il legame tra Pellin e Guttuso: “si erano conosciuti per caso a Ischia – aggiunge la responsabile – e da lì iniziò un’amicizia proseguita negli anni. Nei mesi in cui il maestro si trovava a Velate, Pellin lo visitava quasi quotidianamente per vederlo dipingere, per parlare, per confrontarsi con lui. La sua collezione si è sviluppata di anno in anno, includendo quadri molto importanti, a partire dai primissimi che erano stati esposti in una mostra di Guttuso a Ginevra. Nel 2000 Francesco Pellin decise di creare una Fondazione dotandola di alcuni dei suoi quadri”.

Beniamino Pellin, figlio del commendatore, spiega che “istituire una Fondazione significa spossessarsi di beni per destinarli a uno scopo. Mio padre onorava così una promessa fatta al maestro, a un amico: quella che alcune delle sue opere più importanti – da Spes contra Spem al bozzetto della Fuga in Egitto, realizzata poi sul muro esterno della terza cappella del Sacro Monte – finissero in un museo e che il museo fosse a Varese”.

Le 20 tele della Fondazione saranno quindi oggetto di un Comodato con il Comune di Varese e verranno esposti nel 2019 a Villa Mirabello.

E’ bello ricordare con la Contini che “Guttuso trovava a Velate l’ispirazione per realizzare opere che rappresentavano un cambiamento rispetto ai colori e alle tematiche precedenti. Un esempio celeberrimo è la ‘Vucciria’: un quadro che è l’esaltazione del quartiere del mercato di Palermo con tutti i suoi colori, i suoi odori, i suoi alimenti ma che, in realtà, venne realizzato nello studio di Velate. C’è una testimonianza dello scrittore Domenico Porzio che racconta come arrivassero in aereo da Palermo pesci e scampi che l’artista avrebbe copiato e poi c’è il famoso quarto di manzo che è appeso nel quadro e venne procurato dal macellaio di Velate. Quindi questo quadro fondamentale di Guttuso, mediterraneo per eccellenza, in realtà è stato dipinto a Velate“.

Delle 20 tele esposte a Varese, tra opere ad olio, acrilici e disegni, la principale è certamente Spes conta Spem, opera celeberrima e summa della memoria di Guttuso. Un quadro che permette di fare una serie di riflessioni molto interessanti. Un’altra opera di ingenti proporzioni (238hx300l) è Van Gogh porta l’orecchio tagliato al bordello di Arles e questo è un quadro molto interessante perché è una delle tele in cui Guttuso fa una serie di omaggi agli artisti che lo hanno preceduto, in questo caso Van Gogh, ma ci sono anche Raffaello, Picasso e altri, a testimoniare il legame di Guttuso con la storia dell’arte”.

Tante sono le tematiche affrontate dal maestro nel suo percorso artistico. Proprio giovedì scorso è stata inaugurata a Torino una mostra sul Guttuso sociale, il Guttuso politico. La Contini aggiunge infatti: “sappiamo che l’artista fu esponente del Partito Comunista Italiano. Per buona parte della sua vita fu un attivista molto attento alle tematiche sociali. Ricordiamo, ad esempio, i suoi lavori dedicati alle zolfatare: una forte denuncia dello sfruttamento vergognoso dei bambini. La mostra di Torino è stata allestita nella ricorrenza dei cinquant’anni del ’68 e s’impernia assolutamente su questa attenzione sociale di Guttuso; è infatti esposto I funerali di Togliatti che è certamente un quadro, ma è anche legato alla memoria”.

Guttuso è anche autore di bellissimi paesaggi, come quelli di Velate. “Una mostra dell’84 curata da Testori verteva proprio su tutta una serie di paesaggi lombardi con questa luce particolare questi tramonti meravigliosi che si vedono sul lago di Varese.
Poi c’è tutto il Guttuso che fa degli omaggi a pittori come Morandi, Van Gogh e Picasso. Poi c’è il Guttuso della memoria, del ciclo dell’autobiografia del 1966, quando usa l’arte per riflettere su alcuni momenti significativi della sua vita, o su ricordi, come accade con i quadri riferiti a Villa Palagonia. Si vedono i mostri del suo passato, della sua fanciullezza, ma forse anche i mostri del presente, come quelli che vediamo in Spes contra Spem“.

Come accade quasi sempre nell’Arte, c’è una prima visione più immediata di un’opera, seguita da uno sguardo più attento, per il quale è importante conoscere il lato biografico degli artisti.
E, ancora, bisogna sottolineare i rapporti di Guttuso con Varese, le amicizie. Perchè “nei tanti anni di villeggiatura a  Varese l’artista seppe costruire una serie di rapporti legati alla città, una città che, negli anni ‘50 e ‘60, era molto viva culturalmente”.

“Guttuso faceva parte di questa vita culturale incontrando, tra gli altri, Piero Chiara con cui realizzò un libro d’artista e ancora Vittorio Tavernari, Angelo Frattini, Bepi Bortoluzzi, Dante Isella, Guido Piovene… Questi personaggi avevano un legame di amicizia che, spesso, diventava un rapporto professionale, quando venivano realizzate delle opere comuni. Fu un periodo molto interessante”.

“La collaborazione con il  nostro Comune è appena iniziata – conclude la Contini – e il Comodato durerà 10 anni. Al termine della mostra programmata i quadri – alcuni dei quali di dimensioni importanti – verranno esposti negli spazi di Villa Mirabello, che, con Bagheria e Roma, diventerà un luogo fondamentale per conoscere e per studiare Guttuso, ‘un terzo polo in cui la figura dell’artista verrà rappresentata’, come ha affermato Fabio Caparezza Guttuso“, adottato dal maestro pochi giorni prima della morte e oggi unico erede del suo immenso patrimonio.

Chiara Ambrosioni