Era l'ultimo giro di boa, ma quasi allo scadere è arrivata la notizia. L'amministrazione di Varese, alla vigilia del ventennale della morte di Renato Guttuso, annuncia che nel corso dell'anno omaggerà il maestro con una serie di iniziative  sui tempi delle quali tuttavia non vi sono ancora date certe. Nei giorni immediatamente precedenti, sentiti il direttore dei Musei Alberto Pedroli e il presidente della Commissione Cultura, nessuna sapeva nulla di eventuali progetti.

Il coordinamento e l'affiatamento culturale in città non deve essere un fiore all'occhiello. Fatto sta che il giorno prima che cadesse il ventennale, il 18 gennaio, da Palazzo Estense, arriva la comunicazione. "Stiamo definendo alcune manifestazioni – ha dichiarato il sindaco Attilio Fontana, tradendo in un certo qual modo quanto meno un po' di approssimazione nel programma.

In ogni caso, fuori causa i musei o altri spazi espositivi della città, sara la Biblioteca Civica a farla da padrona. Sarà lo spazio di via Sacco ad allestire una mostra documentaria di libri, documenti e immagini fotografiche a testimoniare il rapporto tra l'artista e Varese. E, ancora, sempre in Biblioteca sarà predisposta una sorta di "rassegna stampa" ragionata per scoprire i molteplici aspetti di Guttuso come artista e uomo.

In via di definizione sono poi altri interventi promessi dell'amministrazione; interventi di tipo urbanistico, relativi cioè ad una targa che verrà affissa nella via Guttuso, nella quale alle date di nascita e di morte dell'artista verrà aggiunta una frase così da esplicitare il rapporto del maestro con l'arte. Per concludere, il Comune intende ripristinare meglio il decoro della via in questione sistemandone l'acciottolato.

I timori che l'anniversario passasse sotto traccia si sono rivelati al fine infondati dunque e quel riserbo che la città ha riservato all'artista vivente nei mesi del suo buon retiro velatese, evitandolo di coinvolgerlo ufficialmente – almeno fino all'impegno voluto in prima persona da monsignor Pasquale Macchi, prima da Silvano Colombo poi – si è in parte evaporato.

Un atto dovuto, questo, in fondo, per un artista, ma sopratutto per un pur sempre cittadino onorario di Varese, privilegio – condiviso peraltro con il solo Garibaldi , guarda caso altra figura che rischia di essere un altro dimenticato illustre nel bicentenario della nascita – conferito all'artista dopo l'esecuzione nel 1983 del malinteso "affresco" lungo la Via Sacra che porta al Sacro Monte.

Si parlò di una Fondazione intitolata a Guttuso e alla moglie Mimise Dotti, proprietaria della villa velatese; il progetto ebbe fin da subito una gestazione difficile. Non se ne fece nulla. La villa venne venduta. I rapporti con l'unico erede, Fabio Carapezza, sembra non siano mai stati idilliaci.

Tant'è. Le opere del maestro, tra le tante e anche significative, presenti in collezioni private varesine, nelle collezioni pubbliche sono mortificanti per qualità e quantità. Cinque in tutta la provincia: per restare solo a Varese, due nelle collezioni civiche, una donata dall'autore, Nel giardino di Velate, peraltro nemmeno esposta, l'altra acquistata dal Comune nel 1989, Torre di Velate, non tra le opere indimenticabili. Al Museo Baroffio è presente un bozzetto del murale La fuga in Egitto.

Quanto a quest'ultimo lavoro, da anni in un silenzio ogni tanto rotto da qualche voce, va avanti la querelle sul suo futuro di opera nata male e realizzata male: non essendo un affresco, ma un acrilico a tutti gli effetti e dunque non testato sulla lunga esposizione all'umidità e agli altri agenti atmosferici. Chissà che la targa, e più ancora l'acciottolato messo a nuovo, non spronino anche chi di dovere a risolvere in via definitiva la sola vera eredità rimasta di Renato Guttuso.