Giulia MazzoleniGiulia Mazzoleni

"Esercizi di lettura sul concerto degli angeli della cupola di Gaudenzio Ferrari a Saronno": una tesi triennale discussa da Giulia Mazzoleni, neolaureata in Scienze dei Beni culturali. Un lavoro di ricerca, coordinato da Rossana Sacchi, docente di Letteratura artistica presso l'Università Statale di Milano, che oltre a ripercorrere la fortuna critica e visiva di uno dei principali capolavori dell'artista valsesiano Gaudenzio Ferrari, la decorazione della cupola del Santuario di S. Maria dei Miracoli a Saronno, ha anche proposto un confronto tra il pittore cinquecentesco e l'artista contemporaneo Francesco De Rocchi.

Silvia, come hai strutturato la tua ricerca?
"In più parti: la prima tratta sommariamente la storia del Santuario, partendo dalla sua fondazione e dall'inizio della sua costruzione nel 1498. Il Santuario di Saronno sorse a seguito di una manifestazione prodigiosa della Beata Vergine nel lontano 1460. È questo lo scenario che fa da sfondo alla posa della prima pietra l'8 maggio 1498. Da questo momento numerosi furono gli artisti che qui si susseguirono per la decorazione pittorica del tempio: in primis il Luini sostituito, a causa della sua prematura morte, da Cesare Magni, seguito nel 1534 dall'arrivo di Gaudenzio. In questo capitolo iniziale ho anche fatto riferimento alle due campagne di restauro, una degli anni '50 e una più recente, che hanno anche definito il numero di giornate di lavoro impiegate per la decorazione della cupola. La seconda parte è interamente dedicata all'analisi della cupola e degli

Partic. della cupolaPartic. della cupola

affreschi di Gaudenzio Ferrari. La cupola è concepita come un inno alla Madonna Assunta: Maria ascende in cielo, in quel "Paradiso" messo in scena dal Ferrari, costituito da un turbinio di angioletti e putti, gioiosi e festanti, rivolti al Creatore, al centro dell'affresco. Uno splendido concerto di angeli disposto su quattro cerchi concentrici realizzati, con alcuni intervalli, dal 1535 al 1546. La terza parte è dedicata alla fortuna critica e l'ultima parte tratta il confronto tra l'arte di Gaudenzio Ferrari e le opere del pittore chiarista saronnese Francesco De Rocchi, attivo a Milano a partire dagli anni venti del novecento, che tra l'altro è il mio bisnonno".

Quali sono le affinità tra questi due artisti?
"Il paragone in realtà è molto particolare e nasce più che altro dall'ammirazione che Francesco De Rocchi nutriva per Gaudenzio e per gli affreschi realizzati in Santuario. I due artisti, seppur molto distanti cronologicamente e stilisticamente, sono avvicinati dal medesimo sentimento religioso e dal lirismo: elementi comuni alla loro arte. Inoltre entrambi hanno una comune passione per la musica. Gaudenzio nella cupola di Saronno riproduce numerosi strumenti musicali antichi che sono realmente funzionanti e De Rocchi da giovane si dedica addirittura al canto lirico. Ma a parte questo anche nelle opere che realizza spesso ritornano gli strumenti musicali, per esempio nelle nature morte, negli interni. Gli strumenti di De Rocchi sono muti e all'armonia della composizione aggiungono un senso di malinconia. Ho anche riportato la lettura che fece Edordo Persico delle opere di De Rocchi; il critico napoletano interessato ai chiaristi  trovava nelle sue opere una forte spiritualità. Una visione opposta a quella che Margherita Sarfatti faceva della pittura milanese negli stessi anni".

Un'opera di De RocchiUn'opera di De Rocchi

Dato il legame famigliare, hai trovato qualche testimonianza particolare sul rapporto tra i due artisti?
"In realtà ho voluto riportare un aneddoto che De Rocchi raccontava spesso. Diceva infatti che da piccolo volle andare a visitare il Santuario per vedere gli affreschi e alla vista della cupola rimase talmente affascinato che mentre la contemplava si addormentò. Aggiunse anche che la vista di quei colori segnarono la prima pagina della sua vita artistica. Poi ho trovato diversi articoli di giornale e libri, anche tramite mia nonna".

Partic. affreschiPartic. affreschi

Qual è l'aspetto più interessante della tua ricerca?
"A parte il confronto con De Rocchi, che è solo una piccola sezione del mio lavoro, la parte più interessante credo sia quella legata alla lettura degli affreschi di Gaudenzio, fatta da diversi storici e critici dal 1500 ad oggi. Fino al '900 si trovano infatti tutti concordi nel paragonare la cupola di Saronno alle opere di Correggio realizzate a Parma nel Duomo e in San Giovanni Evangelista. Un'affinità però smentita da Lionello Venturi e da Raffaella Brizio. I due studiosi sottolineano la peculiarità dell'opera del Correggio, che realizza le sue figure creando un vortice con un forte senso di profondità. Questa costruzione prospettica non è preminente in Gaudenzio che è maggiormente interessato all'espressività di ogni singolo personaggio. Gaudenzio crea infatti ogni figura diversa dall'altra con una propria fisionomia. Un altro aspetto interessante è stato analizzare il rapporto tra è pittura e scultura. Nella cupola di Saronno,le due espressioni si uniscono in una stessa scena sacra, e non è una novità in Gaudenzio che lo sperimenta già al Sacro Monte di Varallo; ma mentre qui la scultura prevale sulla pittura, nel Santuario di Saronno è la pittura la grande protagonista della rappresentazione sacra".