Busto Arsizio – “I doni della quarantena”, iniziativa organizzata da Spazio Arte Carlo Farioli, continua proponendo il terzo appuntamento che vede protagonista la scultrice Irene Cornacchia. Nella vetrina dell’Associazione Culturale di Via Silvio Pellico è possibile ammirare, sino all’11 luglio, “Abbracci mancanti” opera realizzata, come vuole il progetto dell’evento, durante il lockdown.
La vetrina si è dunque trasformata in una sorta di Micro Museo aperto sulla Città e destinato a chi cerca un incontro con l’arte e a chi passa casualmente per strada. Ogni quindici giorni si alternano installazioni di artisti e opere a cura di Filobus, il laboratorio permanente di Arti tessili dell’Associazione Culturale e co-ideatore dell’iniziativa. Ogni artista racconta dunque le proprie emozioni, esprime i sentimenti vissuti nel particolare momento di cambiamento imposto dall’emergenza.

L’opera “Abbracci mancanti”, un’installazione composta da quattro pannelli sui quali l’artista ha scolpito corpi dalle differenti posture ed espressioni, è carica di tensione. Come sottolinea il titolo richiama quel desiderio di vicinanza e di contatto, quel gesto al quale ci eravamo tutti abituati senza pensare a quanto fosse importante e ora, che ci viene vietato, ci manca terribilente. Cornacchia scolpisce dunque nella materia quel “desiderio” di calore, carezze,  amicizia, rifugio, salute, spiritualità … L’abbraccio che dà amore, energia, carica e vita. Stretti tra le braccia ci si sente sicuri, fin dalla nascita. Un gesto scoperto e riscoperto nel momento in cui è stato negato, del quale si ha un forte bisogno non solo nei momenti di debolezza e di fragilità ma anche in quelli di gioia.
“In Irene Cornacchia – spiega Sonia Catena critica d’arte – convivono due anime: la forza della materia e la leggerezza dell’immaginazione. La durezza dei materiali fra le mani dell’artista diventa materia plasmabile e morbida, quasi tremante, si dispiega fra una lavorazione intima e appassionata, classicista e moderna, capace di donare alla scultura una vivida consistenza. Corpi plastici dalle differenti posture ed espressioni, riflettono il tumulto dell’animo che la scultrice sollecita attraverso la manipolazione fisica, un dialogo invisibile tra la fermezza della materia e il movimento della forma. L’artista lombarda studia la trasformazione del corpo attraverso le alterazioni volontarie o inconsapevoli della carne e dei muscoli, contenuti nella pelle. Una ricerca sull’anatomia umana che guarda all’intensità di Michelangelo, ai corpi non finiti di Rodin o a quelli fotografati da Mapplethorpe. Come nella scultura, nei disegni e nelle bozze preparatorie, il tratto a carboncino dell’artista si fa schietto e deciso, espressione di istintività ed energia, non riesce a contenersi bensì trasmette forme nervose e irregolari. In alcuni lavori la dimensione spaziale si annulla, i corpi schiacciati sulla superficie danno la sensazione di una sospensione in un luogo imprecisato. Il corpo diventa paesaggio, ove i muscoli sembrano promontori su cui l’occhio scivola, le pieghe della pelle ricordano versanti rocciosi ripidi e scoscesi in cui lo sguardo si tuffa. Ogni elemento scultoreo diviene natura sconfinata che si spinge verso il cielo della pittura, orizzonte etereo e impalpabile che aiuta a placare la materia, struttura greve del corpo. Opere cariche di tensione vitale, esprimono un ideale di bellezza dal sapore classico e dall’aspetto tormentato, incoraggiando ombre intense ed espressive. Superfici porose, scavate, abbozzate su cui la luce si staglia o guizza, si diffonde o tace, sottolineando le linee forti e nette, dai volumi plastici e dai chiaroscuri marcati”.

Dal 12 al 24 luglio la vetrina di Spazio Arte sarà dedicata a un’installazione a cura di Filobus.