Presentazione della serataPresentazione della serata

Un lavoro dopo l'altro – Nasce nel 2003 Mme Duplok, una storia relativamente breve ma affascinante e per certi aspetti divertente. Due relatori (non sono loro i Mme Duplok, hanno voluto sottolineare), hanno intrattenuto i giovani ripercorrendo per immagini i lavori realizzati in questi anni, accomunati da un forte legame con il pubblico. Proprio il tema dell'architettura e della public art è stata per la seconda serata al centro del dibattito.

Elemento caratterizzante – "L'arte è pubblica quando l'intervento realizzato ha senso in quel luogo specifico, l'opera chiamata site specific – spiegano – la relazione con il luogo è fondamentale, si rafforza notevolmente". "Io non espongo sul luogo, ma il luogo", affermava l'artista americano Robert Smitson. Un concetto condiviso dal gruppo artistico dimostrato in molti dei lavori presentati, a partire da alcuni esempi varesini. Primo fra tutti il progetto 'Per grazia ricevuta' creato all'interno dell'ampio progetto regionale Twister, al Museo Civico Floriano Bodini di Gemonio. 100 volontari per tenere

Uno dei due relatoriUno dei due relatori

aperto il museo 100 giorni: "Il fatto che quando siamo andati a Gemonio a visitare il museo questo era chiuso, per molti sarebbe stato un motivo per non scegliere quella realtà – spiegano – per noi è invece stata un'opportunità maggiore per creare qualcosa di utile e diverso dal solito".

Il dialogo con l'architettura – "L'arte per noi è pubblica quando l'artista mette l'opera nelle mani del visitatore che diventa attore, nasce così una nuova relazione in cui l'artista punta all'anonimato", proseguono, "Usciamo così dalla dimensione delle gallerie e dei musei con una circolarità ben definita".

Tempi e luoghi – L'atto creativo strettamente legato ad un luogo specifico è condiviso spesso dagli stessi architetti che realizzano un progetto pensando ad un sito specifico. L'architettura diventa per i Mme Duplok una realtà da indagare e coinvolgere come è avvenuto a Lonate Pozzolo nel Chiostro di San Michele per la mostra 'La memoria delle forme' nel 2008. L'opera nella maggior parte dei casi, proprio perchè pensata e creata ad hoc, non viene ripetuta, ma durante l'incontro all'Ordine degli Architetti 'Capo d'opera' ha incuriosito e coinvolto il pubblico: "L'opera l'abbiamo proposta a Milano e alla XV Biennale d'Arte di Parigi – spiegano – è forse uno degli esempi che maggiormente tocca la relazione tra le persone. E' molto semplice, si tratta di una macchina per mettere cibi, oggetti, sotto vuoto. L'idea è quella di trovare due persone che vogliono

'Capo d'opera''Capo d'opera'

scambiarsi qualcosa, noi mettiamo l'oggetto nella busta e lo diamo alle due persone così che rimane come opera. E' molto difficile scambiarsi qualcosa di proprio". Anche i giovani architetti hanno provato a compiere lo scambio. Un esempio di arte senza artista.

Atre situazioni"È sempre una gran Babele" è il titolo dell'opera che il collettivo artistico gallaratese ha presentato lo scorso anno al Museo Ianchelevici di La Louvière, in Belgio. Un altro progetto che ha saputo coinvolgere i cittadini è stato 'Pollicino', firmato dai Mme Duplok in occasione del Premio Città di Gallarate: 472 tombini dipinti di verde che indicavano il percorso per raggiungere facilmente le opere scultoree collocate per la città. Altro intervento scenografico: 600 ombrelli in pvc col manico tagliato impiantati nel terreno a Bergamo nella zona di Porta Sant'Agostino. E ancora per la Notte Bianca di Varese 'Lucciole', l'illuminazione all'interno delle 2CV collocate nei Giardini Estensi.