Ossola - da catalogoOssola – da catalogo

L'infanzia varesina – Giancarlo Ossola torna a far parlare di sè e, dopo la personale alla Fondazione Bandera di Busto Arsizio, ritorna alla sua Milano. Lo Spazio Tadini, attraverso un'esposizione di disegni, dipinti e scritti su importanti artisti del '900, racconta l'evoluzione del linguaggio di un maestro che ha mosso i primi passi nella nostra provincia. Cresciuto nel paese del padre, a Castello Cabiaglio, ha sempre alternato la sua vita tra Milano e Mesenza. Lui stesso, nel catalogo che accompagna la mostra, apre con un ricordo della sua infanzia: "Alle elementari, frequentate in parte, negli ultimi anni di guerra, a Castello di Cabiaglio, il paese natale di mio padre e il paese della mia infanzia, mi chiamavano alla lavagna per fare i disegni coi gessetti colorati. Ricordo alcuni di questi: i castagni secolari nelle selve pulite con i loro meravigliosi colori autunnali su un tappeto di foglie, oppure stagliati sulla neve con i bei colori ramati della corteccia; la neve nel paese; il fuoco del camino attorno al quale sfogliavamo il granturco".

Il debito da saldare –
Nella mostra milanese si scopre il coraggioso giovane Ossola e il maturo maestro lombardo. Una musica dolce e celata accompagna il visitatore in questo viaggio. La delicatezza di un tempo trascorso ad osservare i luoghi dimessi, le realtà marginali, trascurate e lontane, ma ancora presenti con

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la loro fisicità ormai spezzata. Dal retro di un capannone abbandonato dopo la estenuante usura dovuta al febbrile lavoro di operai che hanno tolto tempo alla loro vita per dedicarlo all'utilità del fare. Giancarlo Ossola guarda anche a loro, ne cattura alcuni attimi e li trasferisce in opere dove l'umanità è assente. Gli spazi che l'artista milanese crea con mano sapiente e veloce sono frutto di una produzione assidua, che non conosce tregua. A ritmo incalzante si susseguono le pennellate sulle tele, quella di Ossola verso la pittura è una necessità che parte dal profondo, un debito da pagare per sentirsi davvero vivo.

Percezioni mutevoli – Dall'esordio – a fianco di Mario De Micheli agli albori degli anni Sessanta – rimangono pochi rari esempi che, visti con gli occhi di oggi, sembrano troppo distanti dalla sua moderna produzione. Sono l'inizio di una strada che proprio negli anni giovanili, con i ricordi dell'Accademia ancora tra le dita, Ossola imbocca senza cognizione di causa e non smette di seguire; muta nel tempo la meta ma non l'andatura. Erano gli esordi di

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un giovane che amava e conosceva l'arte antica e contemporanea che aveva assaporato l'ebbrezza dell'astrazione e dell'espressione non figurale, della inutilità della mimesi, della potenza raggiungibile con il solo colore, con la materia pittorica.

Un respiro leggero – La gran lena della giovinezza – la stessa riproposta oggi, a 79 anni – lo conduceva in studio per ore a provare, a confrontarsi con il pennello e i suoi accessori: strumenti sempre più adatti alla sua mano. L'informale cercato e costruito, visto di riflesso nelle opere dei grandi maestri provenienti dall'Europa è personalizzato con sapienza dal giovane pittore. Alla ricerca di confidenza con la pittura. Ossola aggiunge gradualmente lo spazio alle sue opere: dal fondo monocromo animato da leggere grafie artefici di tracce, non di presenze, si passa alla percezione del dato reale. Inizia l'interesse per la città, non la polis come fulcro delle attività degli abitanti, centro degli scambi e degli incontri, ma un luogo snaturato della sua

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originaria destinazione, inaspettatamente vuoto. I paesaggi urbani di Ossola sono senza tempo, eternamente ancorati al presente, un presente apparentemente già trascorso. Pitture sbiadite e opache dove emergono soffi di vita appena accennati.

Sguardo al futuro – Maturando, lo stile di Ossola si fa più poetico e malinconico, i toni tenui iniziano ad occupare la sua tavolozza che raramente incontrerà la cromia più calda, solo oggi praticata e tuttavia in maniera minore.
La necessità di definire la terza dimensione, la prospettiva in principio assente compare poi sempre più rimarcata. Le opere realizzate da Ossola dalla seconda metà degli anni Settanta – con la città nel cuore e la voglia di scoprire nella mente – si spostano dall'esterno all'interno degli ambienti: stanze dove pochi e solitari oggetti raccolgono la polvere che piano si adagia appesantendo la loro corporeità. Un ricerca continua che l'artista prosegue anche oggi con la temerarietà di chi non ha paura di cambiare.

Giancarlo Ossola
dal 26 gennaio al 20 febbraio 2010
SPAZIO TADINI
Via Niccolò Jommelli 24 (20131)
Milano
+39 022619684 , +39 3479632515
ms@spaziotadini.it
www.spaziotadini.it