Un’intervista, meglio una chiacchierata, uno sfogo liberatorio fatto di confidenze, segreti svelati, pettegolezzi, confessioni, stati d’animo …. Tutto questo e tanto altro nel colloquio immaginario che Francesco Poli (storico e critico d’arte) racconta nel volume “Il pittore solitario. Seurat e la Parigi moderna”  (ed. ElectaStorie). E’ dunque lo stesso artista a parlare di se, della sua tanto affascinante quanto enigmatica vita tracciando un profilo che si rivela sorprendente. Seurat, il pittore “solitario” dalla personalità complessa. Carattere introverso, orgoglioso, ostinato e riflessivo. Persona di estrema sensibilità dalle sfumature spesso malinconiche, a volte sarcastico. Di aspetto borghese, distinto e sempre elegante è il terzo di quattro figli. La passione per il disegno gli viene trasmessa fin da bambino da uno zio. Fece studi intensi iniziando a copiare quadri e sculture di pittori famosi. Poi l’incontro con gli affreschi di Piero della Francesca: un’esperienza fondamentale nella sua vita evidente, in particolare, nelle opere mature dell’artista.

Pagine che svelano le varie sfaccettature, piacevoli e a tratti anche inquietanti, di un’artista spesso dimenticato e che qui trova finalmente il giusto riconoscimento e attenzione.

In una Parigi di fine Ottocento l’autore passeggia con l’artista e altre figure note del tempo. Seurat parla di Gauguin e di Van Gogh, della sua pittura, l’ispirazione, i colori e la luce…. Con le vicende artistiche di pari passo vengono narrate quelle umane, gioiose come l’incontro con una modella dalla quale avrà due figli e tristi, come la sofferenza per la perdita di alcuni amici e la malattia che poi lo ucciderà all’età di 32 anni.  Una vita breve, quella di Seurat, ma strettamente legata alla sua avventura creativa.

L’esperienza impressionista, si “conclude” nel 1886, con l’ultima mostra del gruppo organizzata dal mercante d’arte Paul Durand-Ruel, momento che segna la nascita del Neoimpressionismo. Nell’occasione veniva esposto il dipinto di un giovane artista, George Seurat, intitolato  “Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte”, tema dai richiami impressionisti ma eseguito con una tecnica completamente diversa. Il colore è steso a piccoli tocchi, tanti puntini che come pulviscolo ricoprono la composizione. L’effetto ottenuto è quello di una pittura costruita non d’impeto, ma frutto di un lavoro meticoloso realizzato con tempi lenti che potevano durare anche anni.

Georges Seurat, Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte (1883-1885); olio su tela

Tornando al racconto…  Realtà e fantasia si fondono. Francesco Poli porta l’attenzione su uno dei pittori più innovativi di fine Ottocento, pioniere del movimento puntinista. Nonostante questo a Seurat non è mai stato attribuito il giusto valore. E’ storia che il suo capolavoro “ Una domenica pomeriggio sull’isola della Grande-Jatte”, realizzato nel 1883-85, uscì dalla Francia senza alcun rimpianto per raggiungere Chicago ed entrare all’Art Institute dove ancora è visibile.

… L’artista e l’autore continuano a passeggiare e a chiacchierare. Le parole si rincorrono mentre sullo sfondo si accendono le luci dei locali alla moda dei bistrot, dei musei, sfumature di una Parigi della Belle Epoque.

 

E.Farioli