Busto Arsizio – Le immagini scorrono veloci come frustate che percuotono il corpo di un uomo. E’ la suggestiva e nuova performance dell’artista Alex Sala, “Colpi di Grazia”, suddivisa in tre atti dei quali  il primo, intitolato “Freedom Peace Justice”, è stato registrato allo Spazio Arte Carlo Farioli.
“Sono colpi di grazia inflitti a un corpo inerme e incapace di difendersi, spiega la critica d’arte Sonia Catena – simbolo delle ferite inferte alla popolazione europea. Questi frammenti visivi sono tracce di storia, dettagli che l’artista ha dapprima selezionato e isolato per “ricucirli” insieme, in un secondo momento, in un racconto storico, un dialogo serrato fra passato e presente”.
Freedom Peace Justice è il primo atto di un trittico performativo progettato durante l’emergenza sanitaria che riflette su ciò che siamo diventati in questo ultimo anno.
Le visioni delle due guerre mondiali si intrecciano a ritagli della storia presente, quella dell’emergenza sanitaria che stiamo ancora vivendo, proprio in questo attimo.
“Se eliminiamo il contesto e gli elementi superflui – prosegue la critica d’arte – ci rendiamo conto che emerge con forza la figura dell’essere umano: donne, bambini e uomini. Isolando tali figure dal flusso narrativo comprendiamo come le persone siano sempre al centro della storia e con un destino comune, quello di attraversare i periodi storici senza lasciare un segno visibile del loro passaggio”.
A tal proposito Alex Sala afferma: “Le nostre esistenze trascorrono più come una sorta di osservazione del presente. Non credo che gli uomini facciano la storia, la vivono senza accorgersene, più o meno in uno stato di inconsapevolezza dovuta da una serie di azioni ripetitive che hanno quasi sempre la tendenza ad emulare i predecessori oppure a superarli, ma anche questa è una illusione dell’ego”.

Un’azione performativa quella di dell’artista che rientra a pieno titolo nelle pratiche artistiche come attivismo politico e il cui messaggio si fa sociale oltre che estetico ed eidetico.
Difatti come precisa Sonia Catena “Le performance di Sala sono sempre prese di posizione; l’artista non resta a guardare e attraverso la sua personale flagellazione contemporanea tenta di sollevare domande, critiche e rovesciare il presente. Limitazioni della libertà, manipolazioni, discriminazioni, diritti umani violati sono i principali temi della sua poetica artistica e che invitano ad andare oltre l’aspetto artistico e visivo per “sentire” e partecipare attivamente alla sua azione”.

Il tema iconografico della flagellazione del Cristo, diventa il pretesto per raccontare anche la figura di Gesù come uomo fra gli uomini. Per l’artista Cristo rappresenta infatti colui che è punito dalla società per aver tentato di liberare il popolo dalla tirannia facendo leva su principi di libertà interiore e forza spirituale.
“Ho preso come riferimento la sua storia – interviene l’artista – che racconta appunto di un ribelle che tentava di risvegliare la coscienza delle persone attraverso predicazioni ed azioni.”
“Il primo atto della performance si compie davanti ai nostri occhi – conclude la storica -, un’unità drammatica di un testo narrativo ancora in fieri. E poi vi sono le pause tra un atto e l’altro, momenti di riposo per il performer e per noi, che consentono una riflessione: chi siamo diventati? Chi diventeremo come individui e come società? Queste le domande che ci lascia l’artista”.

Un’opera che smuove le coscienze. Ogni immagine che scorre sulla schiena dell’artista si avverte veloce e dolorosa. Entra nella pelle dell’artista, prende forme e colori diversi; cambia continuamente. Un vortice di vita, sofferenza, tensione e morte. E’ la storia, la nostra storia che grida e urla in un assordante silenzio…in attesa di nuova luce che irrompa nel buio dell’umanità.

E. Farioli