Fratlli Castiglioni con Eugenio GiustolisiFratlli Castiglioni con Eugenio Giustolisi

La storia si ripete – Lo scorso 16 giugno i fratelli Castiglioni, Alfredo e Angelo hano nuovamente incontrato il pubblico varesino per raccontare le loro avventure nel deserto, le scoperte archeologiche, emozioni e pensieri. A condurre l'incontro è stato Eugenio Giustolisi, presidente dell'Università della Terza età di Varese; un momento di confronto con la storia, ma soprattutto con due personalità conosciute in tutto il mondo. Milanesi di origine i due fratelli gemelli, laureati all'Università Cattolica sono conosciuti internazionalmente per i loro contributi alla scoperta di città, luoghi e popoli dell'antichità, rimasti mistero da millenni. I due ricercatori hanno firmato un altro importante ritrovamento costato cinque anni di lavoro, esattamente vent'anni dopo la scoperta che li ha fatti 'entrare su un tappeto rosso nell'archeologia', affermano i Castiglioni. Primo importante traguardo, quando nel 1989 vede nuovamente la luce 'Berenice Pancrisia', la città 'tutta d'oro' dei Faraoni, citata da Plinio il Vecchio nella sua 'Naturalis Historia'.

Era il 1958 – Sul finire degli anni '50 iniziano i primi viaggi in Africa, a diretto contatto per lunghi periodi con le 'popolazioni tecnologicamente meno avanzate', come vengono definite dai due studiosi. Vivere all'interno di tribù, assistere ai loro riti, al parto, alla circoncisione, alla morte: solo così hanno potuto comprendere appieno le realtà che andavano poi a studiare. Hanno poi assistito ai primi riflessi dell'arrivo del turismo e della colonizzazione. Cinepresa, macchina fotografica e registratore (per riportare fedelmente suoni, canti, dialoghi delle tribù), erano i mezzi di documentazioni usati dai ricercatori. "Oggi non c'è più niente da scoprire – raccontano – l'antropologia culturale di oggi deve condurre alla conoscenza, non alla scoperta".

La tempesta di sabbia – Il grande testimone della storia antica, Erodoto, racconta le avventure dell'armata mandata dal Re persiano Cambise II, figlio di Ciro il Grande, da Kharga alla conquista di Siwa, oasi nel deserto Libico nel 525 a.C. Un'armata composta da 50.000 uomini, oltre donne, schiavi e animali da soma. Una tempesta estremamente violenta di sabbia fa perdere ogni traccia dell'intero gruppo, avvolgendo l'episodio nel mistero fino ai giorni nostri. O meglio, fino a quando i fratelli Castiglioni non hanno ritrovato i resti di questa gente, minuscoli frammenti di utensili, dettagli fondamentali per riuscire a ricostruire gli spostamenti dell'armata e il luogo dello smarrimento di questa. Una scoperta che entra nella storia, documentato da un video realizzato dai due studiosi in cui viene descritta la loro missione accanto ai personaggi che con loro hanno reso possibile la riuscita dell'impresa. Volti, gioia, difficoltà, dettagli, paesaggi che affascinano, accompagnano un evento cardine nel mondo dell'archeologia. Il video viene presentato nella serata conclusiva della ventesima Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico a Rovereto il prossimo mese di ottobre.

Nemo propheta in patria – I fratelli Castiglioni portano il nome di Varese inel mondo, ma la città non sembra esserne così grata. E' ancora irrisolta la questione legata alla destinazione della collezione etnografica dei due ricercatori, rinchiusa nelle sale di Villa Toeplitz, senza alcun elemento promozionale. E' storia vecchia ormai, già sentita; un patrimonio con cui si può toccare con mano e respirare l'aria delle scoperte, di realtà differenti dalla nostra, avvolte da un certo fascino. Quando la collezione era aperta al pubblico, l'affluenza, soprattutto da parte delle scolaresche, era notevole e lo potrebbe essere nuovamente. Speriamo solo che la situazione veda risvolti positivi in tempi brevi, prima che qualche altra città interessata si faccia avanti garantendo tutela, conservazione e visibilità.