Franco FossaFranco Fossa

Si è spento mercoledì 10 giugno a mezzanotte il milanese Franco Fossa. Un uomo umile e di buon cuore. Un artista raffinato e capace. Uno scultore alla vecchia maniera che dedicava all'arte tutte le sue energie dando vita a opere estremamente coinvolgenti. Franco Fossa, nato a Milano nel 1924, aveva alle spalle una lunghissima carriera alla quale si associano i grandi nomi e le preziose collaborazioni di maestri dell'arte italiana. A partire dagli studi all'Umanitaria di Milano e a Monza presso l'Istituto Superiore per Industrie Artistiche dove ha come maestro Marino Marini, per arrivare al diploma all'Accademia di Brera di Milano dopo aver seguito, tra gli altri, i corsi di Giacomo Manzù e di Francesco Messina.

Allievo prima e maestro a sua volta. Franco Fossa ha segnato l'arte contemporanea inserendosi a pieno titolo nel filone del Realismo Esistenziale. Dopo aver partecipato, nel 1948, al Premio Medardo Rosso all'Accademia di Brera, ordina la sua prima ‘personale' nel 1949 al Centro Culturale di Rho (la sua città), facendola seguire dalla presenza a concorsi nazionali come il ‘Diomira', il ‘San Fedele' ed il ‘Suzzara'.

L'artista all'inaugurazione della mostra al Liceo Artistico, novL'artista all'inaugurazione
della mostra al Liceo Artistico
 novembre 2007

L'esistenzialista – Fossa, così come Ferroni o Bodini, volgeva il suo sguardo verso l'umanità e ne traeva un ritratto amaro ma consapevole. L'uomo di Fossa – nella sua miniatura fisica dei bronzi o nel grezzo emergere dal legno – con la sua perfetta proporzione, era un essere in perenne ricerca. Ricerca di qualcosa che in questo mondo era difficile da ottenere. La grande forza di quest'artista è stata portata anche vicino a noi, alla Gam di Gallarate nel 1999 con la personale Un viaggio a Rho e nella scultura di Franco Fossa, al museo Butti di Viggiù nel 2007 e sempre nello stesso anno a Varese in due sedi: al Museo Bertoni (fresco di inaugurazione) e allo Spazio Rossi del Liceo Artistico. Nella città giardino Franco Fossa ha tenuto così quella che è diventata la sua ultima mostra personale. Un'esposizione che ha ospitato – grazie all'iniziativa dell'amico, artista e professore, Antonio Maria Pecchini – numerose sculture che raccontavano l'intera carriera di Fossa dal 1956 al 2002.

L'uomo – Un omaggio in grande stile è stato quello del 2007 a cui ha contribuito, con affetto, l'amico Pecchini che lo ricorda così: "Una grave perdita che arriva dopo due anni di malattia. Franco era per me un amico che frequentavo assiduamente e nonostante fosse già malato di alzheimer fino al maggio di due anni fa era abbastanza presente, poi ha avuto un crollo vertiginoso che l'ha portato a non riconoscere più chi aveva accanto". Oltre al lato umano Pecchini ricorda anche il grande artista: "Trovo che Fossa sia uno dei tanti artisti italiani che col tempo riscopriremo, è stato una rarità nel campo della scultura contemporanea. Penso che le sue opere rispecchiano bene quello che diceva Boccioni in merito alla 'scultura come luogo dello spazio'. Le opere di Fossa si riescono a percepire, a vedere entrandoci, le sue scatole le vedi perchè penetri all'interno, le osservi da ogni angolazione. Questo modo di intendere la scultura – ora non vorrei esagerare – ma secondo me ha dato le basi per gli artisti della Land Art. Infine io non sono d'accordo con chi ha definito Fossa un espressionista sociale. I suoi ritratti erano ritratti psicologici, questo è un aspetto grandioso da non sottovalutare". 

'Paesaggio', 1992'Paesaggio', 1992

L'artista – Emma Zanella direttrice del Maga di Gallarate ha ospitato negli spazi della vecchia Gam le opere di Fossa, nel 1999, dedicando al lavoro dello scultore un bel testo in occasione della mostra al Liceo Artistico. Lo ricorda così: "Era una persona molto gentile, rispettosa delle idee altrui, intelligente e disposto ad ascoltare lasciandosi consigliare anche nelle scelte espositive. Per quanto riguarda il suo lavoro credo che il suo periodo più alto sia quello degli anni 50' e 60' quando produce le sue sculture più forti, più intense. Fossa è stato riconosciuto dalla critica, soprattutto da quelli esistenzialisti. In quel periodo ha elaborato uno stile artistico di altissimo livello. Il suo linguaggio nella scultura in legno è drammatico e potente".

Il merito – Anche Erika La Rosa, direttrice del Museo Bertoni nel 2007 ha così parlato dell'artista: "Io ho conosciuto fossa nel '99 alla Gam e poi ho avuto il piacere di rincontrarlo nel 2007. Era una persona umile che ha voluto essere presente in quell'occasione nonostante i problemi di salute dimostrando ancora un grandissimo entusiasmo, anche nei confronti del museo che non conosceva prima. Era un uomo sereno e pacifico, mentre le sue opere erano cariche di angoscia e drammaticità. I piccoli omini, che uscivano o erano rinchiusi in queste scatole, hanno un forte valore introspettivo che mi ha molto emozionato".

Un grande omaggio a Franco Fossa è già in programma per il prossimo anno al Museo Diocesano di Milano. E' prevista per giugno o settembre – come ha confermato Pecchini – una grande antologica. Noi vi proponiamo un'intervista realizzata nel novembre del 2007 in occasione della mostra al Liceo Artistico e al Museo Bertoni di Varese.