Focus sulla terza edizione del Premio Arte Carlo Farioli, che vanta la partecipazione di oltre centocinquanta iscritti provenienti da tutta Italia. Fino a domenica 7 luglio, nelle sale di Palazzo Cicogna a Busto Arsizio, sarà ancora visibile la collettiva – intitolata “Trame dell’immaginario: segni, forme e cromie” – organizzata dall’Associazione culturale Spazio Arte Carlo Farioli.

La presidente – Elisabetta Farioli – racconta come nasce:
«È un premio che nasce nel 2017 perché volevo ricordare mio padre, il quale è mancato nel 2013. Lo volevo far rivivere con la sua arte e ho fondato questa associazione con mio fratello e suoi amici, nel suo studio dove ha sempre lavorato. Questo premio è nato nel 2017 e, già da subito, con un titolo abbastanza problematico perché nascondeva un lato sacro e un lato profano: “ecco tua madre”; nonostante un titolo difficile abbiamo avuto 140 iscritti per la prima edizione. La seconda edizione: “Equilibri instabili”; anche qui non è stato facile interpretare questo significato ma abbiamo avuto quasi 150 iscritti. Quest’anno siamo oltre i centocinquantacinque, non è questione di numeri ma essendo il premio Nazionale, per noi, è una grandissima soddisfazione: significa che Busto è capitale di un momento importante della città».

Manuela Maffioli – Assessore alla Cultura e Identità di Busto Arsizio – scommette sulla cultura:
«Il Premio d’arte Carlo Farioli si consolida nella sua terza edizione con oltre 150 partecipanti: significa portare Busto nel mondo ed il mondo a Busto; portare Busto nel mondo attraverso la cultura, questo è il dato significativo. La nostra città si sta sempre più connotando, al di fuori dai propri confini geografici, anche per la capacità di produrre cultura: la cultura sta diventando, sempre più nella percezione dei cittadini e delle tante associazioni, un elemento imprescindibile di sviluppo della persona come del territorio. L’amministrazione non può che essere al fianco di questa realtà, come delle altre, che ogni giorno, con coraggio, scommettono sulla cultura come volano di sviluppo per la città. Sono baluardi imprescindibili contro il degrado che, ricordiamolo, è sempre prima mentale e poi fisico e architettonico».

La parola ai classificati del Premio di quest’anno tra cui Emiliano Antonetti – vincitore del Premio – con “Aperture orientali”:
«Non credevo di essere premiato come primo. Le trame sono sempre una mia prerogativa e, quindi, con la traccia che il premio Farioli quest’anno invitava ad esplorare, mi sentivo proprio portato. devo dire che questo dipinto l’ho iniziato ancora prima che la traccia uscisse e con la quale si sposava benissimo. Non l’ho cambiato in corso d’opera per cui, quello che si vede, l’ho fatto indipendentemente dalla traccia del concorso e questo non so se è un bene o un male; ma in fin dei conti penso sia un bene perché se sono stato premiato qualcosa vuol dire.
Orientale perché sulla coperta, che ho disegnato con le penne, c’è un motivo che ho ripreso, copiandolo, di una porta di una moschea, se non sbaglio, ad Istambul. Il disegno orientale mi affascina oltre alle trame ed ai tessuti, così ho ripreso questo disegno orientale e l’ho messo sulla mia coperta. Aperture perché l’ho preso da una porta e perché è anche una parola aperta: l’apertura è l’apertura. Mi piaceva l’apertura orientale, mi piaceva il titolo e l’ho inserito».

Gaia Lucrezia Zaffarano – terza classificata – con “Un giorno nella foresta dei simboli” spiega:
«Essere terza classificata, per questo Premio, è una grande emozione soprattutto perché sono legata a quest’opera, su carta, che si intitola “un giorno della foresta dei simboli”. Partecipando a questo premio mi sono accorta che quello che mi interessava era la libertà stilistica, in tutte le sue forme, e ho pensato fosse interessante un’opera dove potessero dialogare sia l’acrilico sia la fusaggine. Il simbolo è l’evocazione della foresta e la mia giornata è stata la passeggiata che mi ha permesso di creare quest’opera, che è una sfida contro me stessa».

Informazioni:
La mostra, nelle sale di Palazzo Cicogna, sarà visitabile sino a domenica 7 luglio nei seguenti orari: da martedì a giovedì dalle 14.30 alle 18; venerdì 9.30 – 13 / 14.30 – 18; sabato 14.30 – 18.30 e domenica 15 – 18.30.

Daniela Gulino