Enzo MaioEnzo Maio

Chiusura di un ciclo Torre Colombera apre la nuova stagione con la chiusura di un ciclo pittorico-esistenziale, quello di Enzo Maio, compreso fra 2000 e 2005. Nel percorso espositivo delle sale figura "una pittura che", per dirla con le parole di Stefano Crespi, curatore della mostra, "vive la temporalità del nascere, del farsi, del morire, del gesto, dell'evidenza sensibile, del suo esilio, dell'identità con l'esistenza".

"Il tempo e la pagina immobile": una sigla di riconoscimento – Il titolo dell'esposizione è identico a quello della mostra precedente, perché sia l'artista che il curatore hanno inteso creare una sorta di sigla, un marchio di riconoscimento di questo specifico momento creativo. "La pagina immobile", specifica Maio, "va intesa come pagina interiore, ovvero come animo o anche come quadro unico sul quale lo scorrere del tempo e l'esistenza si imprimono. Essa è sia il singolo quadro che l'insieme dei dipinti esposti".

Opere non inseribili in una categoria – Non sono "paesaggio", benché prendano vita da un'immagine paesaggistica, cioè il fiume Sesia, il greto, gli alberi e lo sfondo. In esse sono raccolte aria, luce, emozione, colore, oggetto, profondità, gesto, segno linguistico, stile, memoria, tempo, non tempo, tutti espressi attraverso una molteplicità di linguaggi mediatici che non sono né informali, né concettuali, né astratti né figurativi, si sottraggono, infatti, ai soliti codici e alla ripetizione della comunicazione. Le tele di Maio sono "un orizzonte in atto, nutrito di stimoli, di arte vissuta, rivissuta" scrive Crespi nel catalogo della mostra.

Un paesaggio dell'artistaUn paesaggio dell’artista

Identità in dialogo – Chi si avvicina ai suoi quadri troverà nelle note di colore, nello sfondo piatto, e nei primi piani materici un ricordo, una memoria, un'affinità con sé o una discordanza, vi può trovare tutto, un'alba o un tramonto, la luce del giorno e la notte, o può non trovarvi nulla. "Il taglio dei dipinti", spiega l'artista, "è sempre lo stesso: sulla parete di fondo dell'immagine, che è piatta, si infrange e si ferma lo sguardo, è una parete non naturalistica, mentre la parete sottostante, che è sfatta e certamente non d'impatto, invita lo spettatore ad entrare in dialogo con essa, alla volta di un viaggio introspettivo fatto di ricordi e sensazioni che porti all'incontro-confronto di due identità, di due esistenze.".

I colori – Nella poetica di questo artista i colori non appartengono alle corrispondenze sensoriali e naturalistiche, ma alla visione interiore di ogni singolo individuo, per questo i significati cromatici sono smisurati: invocano, emozionano, ricordano, sono il silenzio del cielo, sono preghiera, follia, malattia, gioia dell'animo… Per Maio il rosso è, per esempio, immagine di sconfinata tensione, mentre "i dipinti in grigio", sottolinea Crespi, "richiamano opere di De Staёl, dove c'è lo strazio della vita che non parte, ma ricordano anche alcune opere di Giuseppe Ajmone, intrise, cioè, di morbide luci e di quotidiano mistero".

Maio con Andrea PalmieriMaio con Andrea Palmieri

I rimandi culturali di Maio – Innanzitutto va citato Ajmone, il maestro presso il cui studio (a Romagnano Sesia) egli si forma, che, nel descrivere in uno scritto l'arte dell'allievo dà il senso delle opere presenti in mostra: la pittura di Enzo è "stupore dell'infanzia" e "memoria dell'inconscio", è cioè una produzione artistica che si muove al di fuori di una tradizione empirica e di paesaggio. D'altra parte in Maio vi è tanto di Ennio Morlotti, dal quale desume una pittura intesa non come definizione del singolo quadro, ma in distensione temporale, visionaria e musicalmente cromatica. Ma se nella produzione di Morlotti è molto presente la materia, Maio si libera dalla opacità e gravità di quest'ultima.

Il "folle quadro", l'utopia del quadro unico – I dipinti in mostra non possono essere letti che come unicum, vale a dire come tante sfaccettature di un animo che, pur davanti a paesaggi diversi, spesso fluviali, mostrano sempre lo stesso "paesaggio", quello interiore, derivante dall'incontro fra la realtà e la sua interpretazione artistica. La follia del quadro, o meglio dell'intero ciclo in mostra, come spiega Maio, sta proprio nel comprendere che fra 2000 e 2005 gli è uscito sempre lo stesso "paesaggio" che utopisticamente si eleva a modello, a quadro unico per tutti, mettendo in evidenza l'universalità dei sentimenti e sfruttando una molteplicità di segni linguistici. Ma questo è appunto un'utopia, perché la vita è in continuo divenire, tanto che lo stesso autore rivela che "il quadro migliore si fa sempre l'indomani, in una continua ricerca di se stessi e delle possibilità espressive". E che Maio sia già all'opera con nuovi progetti lo conferma un suo grande estimatore, il gallerista Andrea Palmieri. L'artista piemontese, infatti, è adesso orientato verso una nuova ricerca pittorica, ancora una volta lontana dalle tradizionali etichettature .

Enzo Maio. "Il tempo e la pagina immobile"
Torre Colombera
Via Lombardia, Gorla Maggiore (VA)
Inaugurazione: domenica 11 novembre, ore 16:30
Durata: 11 novembre-16 dicembre
Orario: martedì, giovedì, sabato: 16:30-19:00;
domenica e festivi: 10:00-12:00; 16:00-19:00