Milano – Intime geografie, percorsi tracciati da nervature, come piccole strade che si diramano… E’ la misteriosa anatomia delle foglie ad ispirare la ricerca di Annalisa Di Meo che dal 19 maggio (con inaugurazione dalle 17 alle 20) sarà ospite, alla galleria Manifiesto Blanco, con la mostra “Ecce Folium”.

L’artista è affascinata da questo soggetto anche se molto spesso le foglie sono guardate con distrazione: sono indistintamente verdi, indistintamente ingialliscono in autunno. Indistintamente cadono a terra e calpestate. Annalisa, invece, si è accorta di loro e con loro lavora, esaminandole nei più reconditi particolari e dettagli.

Ogni opera è una piccola scoperta di essenza, d’anima e di struttura. Acquarellate e fotografate, o raccolte nei prati e avvolte da una seconda natura – un foglio di carta – che ne fa trapelare presenza filigranata, ricamate e quasi evocate con arabeschi di spago bianco, le sue foglie costruiscono un atto di cura per ciò che resta, che mostra la sparizione della materia per logoramento, essicazione, marcescenza, decrepitezza, attraverso un esilissimo scheletro di vene e capillari, frammenti friabili e arrischiati, a volte, di membrana e picciolo. E ci si chiede, accorgendosi di quel che resta, se sia proprio opportuno parlare di fragilità…

La mostra, nelle sale di via Benedetto Marcello 46, proseguirà fino al 18 giugno e sarà visitabile da martedì a sabato dalle 16 alle 19

Cenni biografici

Annalisa Di Meo (nata a Brescia nel 1977) inizia la formazione artistica al Liceo Artistico “M. Olivieri” di Sarezzo (BS), dove si diploma nel 1995.
Successivamente si iscrive al Politecnico di Milano dove si laurea in Architettura nel 2003; durante gli studi universitari consegue inoltre la qualifica di Operatore grafico pubblicitario.
La sua ricerca si connota come un’indagine intorno alle potenzialità della materia, oggetto di assidua sperimentazione, nella definizione di raffinati equilibrismi formali e cromatici, in cui le forme della natura vengono recuperate in chiave metaforica, per suggerire la poesia insita nelle cose apparentemente più semplici e ordinarie.
Dal 2006 partecipa a mostre e concorsi in Italia e all’estero.