Il destino delle giazére – "Resta comunque aperto un problema non secondario: a che cosa serviranno le ghiacciaie restaurate?". Questa la questio che Amerigo Ponzellini si poneva e proponeva nel suo "I cunsèrt – Un profilo storico delle ghiacciaie di Cazzago Brabbia" (Ed.Compositori, Bologna, 2003): saggio tra documento e monumento, verità della storia e storia della verità (con una fertile appendice su "La tradizione orale" di Luigi Stadera), occasionato dal recente recupero delle tre giazére lacustri probabilmente non anteriori alla fine del XIX secolo. Cui prodest, dunque?

Tra art terapy-public art
– Dopo un'interattiva ambientazione elettroacustica e site specific dell'amico Pietro Pirelli, maestro di armonie bruitiste ed olistiche suggestioni paleorganologiche shaferiane e sachsiane, ecco i "Dialoghi sul filo dell'acqua… – memorie acquatiche in cristalline e solitarie trasformazioni", a cura di Grazia Giani (maieuta steineriana) & C. (il "suo" clan): un'operazione tra art-terapy (socializzazione artistica) e public-art (arte sociale), con la pittura a fare da transfert tra la Grazia da Besozzo (pittrice essa stessa e socia d'una locale associazione artistica diretta dall'amico Marcello Morandini) ed un gruppo nutrito ed assortito di ben 27 C., quasi tutte al femminile, nelle tre ovoidali "camere del ghiaccio"; dove, nelle viscere di quella maggiormente conservata, un gestuale lavoro della Giani, à la Paul Jenkins, – egocentrico per dimensioni ma egoeccentrico per collocazione – campeggia su uno stuolo di carte cromatizzate (tra le quali alcune, senza saperlo, naiveggiano per "immagini potenziali" un pre-kandinskiano M.K.Ciurlionis…), deposte là dove un tempo si ricoprivano le lastre di ghiaccio con la pula del grano e le stuoie di cannucce palustri per coibentarle onde conservarle nel tempo insieme al pescato.

Allestimento cristallino – Nonostante un allestimento più rigidamente cristallino che acquaticamente amniotico, il filo del dialogo è certamente ed accertabilmente quello di un 'Noi' pedagogicamente risocializzato e abreato, dove, nello spazio transizionale e poietico del play-no game, "terapia" è soprattutto "trasformazione" prima che nosologica cura di una patologia: trasformazione volta non a vincere la morte (rimozione ulteriore dell'oltre) ma all'adattativo ricongiungimento ontologico del Vivere cronologico (discontinuo, diabolico, delle perdite e dei lutti ) all' Essere cairetico (simbolico continuum delle restituzioni).

Fiancheggiando la creatività
– Ci limitiamo a queste considerazioni-ricezioni esenti da qualsiasi valutazione o, peggio, giudizio critico, facilitati dal fatto d'appartenere ai "fiancheggiatori" e/o pedinatori della "creatività" (energia trasformatrice) altrui e non a quella "critica" che, anziché limitarsi al distinguo qualitativo tra opere ed operazioni originali (frutto di attento e chiaro "ripensamento") e scadenti (prodotte da un distratto e confuso "citazionismo passivo" dilagante e omologante), arrogandosi un ruolo da deus ex machina alieno e incompatibile con qualsiasi clima creativo, è spesso causa di molti complessi di persecuzione e di molta incomprensione-confusione narcisistica (cultura ridotta a culto della personalità, passiva quanto il suo pubblico).

Il rituale dell'arte – Tornando alla domanda iniziale: cui prodest? Bhe, se un tempo il taglio e la raccolta del ghiaccio per le ghiacciaie, così come molte altre attività legate alla pesca, costituivano dei veri e propri rituali collettivi, fondamentali per la coesione del clan e al suo sostentamento materiale, oggi il vuoto lasciato in questi luoghi, in questi ambienti, potrà essere un cairetico "vuoto efficace", una risarcitiva plerosi, se ad occuparsene e ad occuparlo saranno delle "imprese collettive" temporanee come questa, e non la nichilistica kenosi, lo svuotamento, di mostre personali e/o collettive celebrative di un egoistico, monista e tutt'altro che olista culto-gusto oscillante, fino alla schizofrenia, della personalità.

Dialoghi sul filo dell'acqua…
Ghiacciaie di Cazzago Brabbia, via Orrigoni
mostra e progetto a cura di Grazia Giani
allestimento Roberta Zaninelli
hanno collaborato: musiche Monica Rizzati, progetto grafico Beatrice Garzia
30 agosto – 7 settembre 2008
orari: sab. e dom. 10-12.30/15-19.30