Daniele AstrologoDaniele Astrologo

Ha trentasei anni ma dice di sentirsi a volte già troppo vecchio, in un mondo quello dell'arte e della produzione di cultura che è spesso inclemente nel divorare a velocità instancabile.

Daniele Astrologo, da alcuni mesi direttore ufficiale del Museo Civico Bodini di Gemonio, consulente artistico per la Banca Cesare Ponti di Milano, docente all'Università di Bologna, è a tutti gli effetti, un giovanissimo leader, sicuro dei suoi obiettivi, benché aperto ai consigli e intelligentemente a disposizione del progetto che è stato chiamato a far crescere. Anche con scelte, a prima vista irrituali, per un museo consacrato alla tradizione di un maestro lombardo.

Astrologo, dopo la mostra dedicata a Lucio Fontana, il Museo presenterà Jean Rustin. Perchè questa scelta?
"Perchè abbiamo avuto la possibilità di organizzare questo evento con un ente internazionale come la Fondazione Rustin di Parigi.  Perchè la pittura dell'artista belga è una bella pittura, perchè tratta di tematiche contemporanee, ma fortemente legate tuttavia ai climi che pure appartenevano alla migliore tradizione del Realismo Esistenziale: figure nude, solitarie, interni spogli e claustrofobici, senza via d'uscita. Sono temi e timbri pittorici che sento molto vicini e mi interessa indagare".

Per quale motivo?
"Mi consente di sviluppare indagini critiche ogni volta diverse, perchè i temi dell'alienazione sono arricchiti di volta in volta da diverse sfumature. E poi, ripeto, nonostante le lontananze geografiche e temporali trovo molte contiguità con molte opere di Floriano Bodini o di Guerrieri".

Lamento dell'ucciso, F. BodiniLamento dell’ucciso, F. Bodini

Da critico, qual è la forza di Rustin?
Intanto la tradizione figurativa iconica, la presenza della figura; poi la stessa qualità della pittura che è particolarmente saporita, intensa, tutta dentro la tradizione della bella pittura, colta e raffinata. Rustin è un artista tutto d'un pezzo, che non cede all'estetismo, alla levigatezza, così come il Bodini del Lamento dell'ucciso".

Lo conosce personalmente?
"Lo conosciuto due anni fa, in occasione di una sua importante mostra ad Anversa. Poi l'ho rivisto in due o tre occasioni".

Che uomo è?
"Fa tenerezza, fa candore. Non incarna la tipologia dell'artista istrione, teatrale, arrogante. Poi però immagino che davanti alla tela il suo modo di essere cambi e tiri fuori tutto quanto di più duro ha dentro".

Pensa che al pubblico piacerà o rimarrà sconcertato? Già venticinque anni fa una sua retrospettiva venne in parte censurata per questioni pornografiche.
"Ci saranno alcuni nudi, in mostra. Ma opere assolutamente non grevi, non scandalistiche. E' la nudità dell'uomo".

Quanto costa la mostra?
"Non più di ventimila euro. Stiamo cercando di minimizzare i costi, limando tutte le voci possibili e usufrendo di tutti quelli che possono aiutarci amichevolmente. In ogni caso molto meno di quella di Fontana e meno di quanto costerà la prossima mostra autunnale dedicata alla scultura di Adolfo Wildt".

Lei è libero di scegliere?
"Assolutamente libero di proporre e di scegliere quello che ritengo in linea con la natura e l'orizzonte culturale del Museo. Io, in questo contesto, sono uno dei soggetti. Faccio le mie proposte, mi confronto con i miei interlocutori, svolgo l'intero mio pacchetto e ragioniamo sulla sua validità".

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L'amministrazione di Gemonio e la famiglia Bodini garantiscono il loro appoggio?
"L'Amministrazione fa tutto il possibile per facilitare la realizzazione di mostre che portino il nome del Museo su un palcoscenico sempre più esteso. E così la famiglia Bodini, che ha tuttora assolutamente il suo peso anche dopo la morte di Floriano, e che mi ha sempre appoggiato".

E lei, che appartiene alla nouvella vague dei direttori museali sul territorio della Provincia di Varese, che ambizioni ha per sè e per il museo?
"Non ho mire personali particolari. Ci tengo a creare una struttura che possa muoversi e vivere anche senza di me. Accrescere la collezione permamente del museo in contiguità con il suo spirito e la sua natura. Mi interessa sopratutto di essere visto non come un curatore che faccia mostre riempitive ma in grado di proporre idee critiche, con contributi scientifici, cercando con umiltà di capire la dignità di questo piccola ma preziosa raccolta, capirne la storia e rispettarne gli orizzonti. Magari arrivando a fare qualche numero in più".

Lei è di Modena, dove tuttora vive. Ma ha impegni a Bologna, a Milano, e qui nel Varesotto. Cosa ha percepito del problema del cosidetto "fare sistema dei musei" di cui si sta parlando negli ultimi tempi in provincia?
"Non conosco molto le dinamiche politiche pur collaborando molto con la Regione Lombardia. Sono aperto a 360° a qualsiasi connessione e relazione che possa essere d'aiuto alla conoscenza del nostro museo. Siamo dentro la Comunità Montana che sta facendo un ottimo lavoro sulla didattica. Quanto al Sistema Museale per l'Arte Contemporanea non avrei nessun motivo per non sedermi al tavolo e non dare il mio contributo a fare sistema, ovviando ad eventuali incompatibilità. La cultura in Italia è così in deficit che ogni goccia di energia sprecata è pura follia".