Le opere di Franca Ferrario si contraddistinguono per essere toccate, vissute non solo con lo sguardo: coloro che entrano in contatto con i suoi lavori devono sentirne l’energia creativa, la materia che pulsa, il pensiero e l’impeto – dice Lara Scandroglio e continua – la sua arte è particolarmente apprezzata da persone non vedenti e ipovedenti infatti la sua arte è un bassorilievo che, attraverso un meticoloso lavoro di incisione, riproduce i rilievi e il cromatismo delle rocce oltre alla contemplazione del cosmo attraverso la riproduzione della superficie lunare.

«Riproduco la parete in pietra perché mi piace moltissimo l’origine della storia dell’uomo, da quando quest’ultimo dal bivacco è entrato nella grotta e i primi artisti hanno riprodotto ciò che li circondava. Entrare nelle grotte, da sempre, mi emoziona tantissimo: osservare le incisioni rupestri di Lascaux, di Altamira, della Val Camonica che rappresentano la scintilla che ha dato inizio alla memoria; imprimere nella roccia il ricordo dei nostri antenati artisti mi ha sempre emozionato e ho sempre cercato di riprodurlo a modo mio. Non solo, amo moltissimo anche l’osservazione del cosmo – la volta celeste – ed è una grande soddisfazione aver realizzato dei materici tridimensionali con i crateri lunari. Amando anche il cinema, infatti pensando a “2001, Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrick, ho realizzato delle opere di un metro quadro – 100 x 100 e anche più grandi – che riprendono i crateri lunari. Nel realizzare l’opera immagino di essere con il regista sulla navicella spaziale osservando ciò che vedo dall’oblò, ovvero una piccola parte del suolo del nostro satellite. Ho voluto riprodurre i crateri lunari nella fase calante e nella fase crescente in una superficie 100 x 100. Sempre pensando di osservarli dall’oblò della navicella spaziale, con la totale oscurità, la semi oscurità e la luce del nostro satellite, ho realizzato anche un’opera – 100×100 – intitolata Kubrick in cui ho voluto trasmettere l’azione. Quest’ultima mi piace moltissimo perché ho inserito – rompendo, graffiando e incidendo la materia – due meteoriti che impattano. Ho immaginato di vederli e osservarli da questo oblò mentre passano come due frecce arrivando ad incidere la materia e poi immagino la polvere che si espande nello spazio, nel silenzio.

Collaboro anche con l’Unione Italiana Ciechi Ipovedenti della sede di Varese. Ho avuto il piacere di una visita di tre loro gruppi di ciechi ipovedenti a gennaio dell’anno scorso quando ho esposto alla Galleria Crocetta a Gallarate: è stata una grande emozione per me, ma soprattutto per loro, toccare le mie riproduzioni della parete in pietra. Far toccare la mia arte tattile in quell’occasione e guidare la loro mano, descrivere i colori, la profondità, cosa c’era; se c’era la sabbia allora loro toccavano la sabbia, se c’era la chiocciolina, la foglia o i crateri lunari, allora loro entravano con le dita delle mani nelle varie fessure. Se c’erano i rami, toccavano i rami. Mi hanno detto di non aver mai provato un’emozione così forte in pittura perché, essendo un bassorilievo ed un ibrido, hanno la possibilità, attraverso la superficie e la materia, di vedere. Grazie alla dovuta spiegazione possono immaginare nella loro mente cosa stanno vedendo e toccando».

 Daniela Gulino