Milano-Prato – Due città unite da un filo luminoso. Un percorso di arte pubblica che presenta una serie di sculture al neon di Vittorio Corsini. Dal portichetto di via Manzoni, nella centrale vetrina della Farsettiarte nel capoluogo lombardo al Castello dell’Imperatore a Prato, si potrà ammirare sino al 21 settembre, una serie di opere con le quali l’artista si rivolge al pubblico della strada con un nuovo intervento che certo non passa inosservato.
“Dai su fammi un sorriso”, questo il titolo del progetto che lega la realtà lombarda e quella toscana, ruota intorno a una serie di scritte scultoree al neon che, come spesso accade nella pratica di Corsini, rappresentano indicazioni, veri e propri inviti rivolti allo spettatore che diviene interlocutore diretto dell’opera. Questa volta è un richiamo esplicito alla gentilezza e al buon umore che chiama alla speranza dopo l’emergenza sanitaria.
L’artista si rivolge al passante e chiede un sorriso… E il suono di questa frase è dolce e gentile, rimanda a voci amiche, familiari.
Corsini a Milano presenta un’opera con luce intermittente, realizzata appositamente per l’occasione. La scritta “dai su fammi un sorriso” riproduce la calligrafia di una donna di 92 anni, molto curata, che lascia intuire una formazione scolastica di altri tempi. Una striscia di parole che dalla vetrina “chiama” le persone all’esterno. Il “segno di una voce che ciascuno può ricondurre ai propri parenti più anziani, in questi ultimi mesi fortemente minacciati dal dilagare del Covid-19”. Voci che oggi appartengono a chi è sopravvissuto, che nell’intenzione dell’artista chiedono di abbattere il muro dell’indifferenza e dimenticare per un attimo le angosce, lasciandosi andare a un sorriso accogliente.
L’opera di Prato, che ripropone le parole al neon della medesima frase, rappresentata però in 5 diverse grafie, appartiene a un progetto del 2019 sempre realizzato in collaborazione con la galleria Farsetti per Cortina. L’artista aveva invitato 5 personalità di primo piano della comunità ampezzana (Luigi Alverà, Nadia Dimai, Flavio Lancedelli, Kristian Ghedina e Roberta Alverà) a trascrivere la frase “dai su fammi un sorriso”. I neon ricavati da queste scritture sono diventate la traduzione scultorea.
Questo ciclo di opere si inserisce nella produzione di Corsini (docente di scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano) come ulteriore evoluzione della sua ricerca sulla parola.