John Goba, Mamy Water, 1992, Coll. PigozziJohn Goba, Mamy Water, 1992,
Coll. Pigozzi

L'interesse per l'arte africana contemporanea è andato crescendo in Italia nell'ultimo decennio come dimostrano i libri e le esposizioni ad essa dedicati, quali Africa Nera. Protagonisti dell'arte africana del 2006 curata da Enrico Mascelloni, Franco Riccardo e Sarenco o Why Africa? del 2007 sulle opere della collezione Jean Pigozzi curata da André Magnin. Al di là degli importanti interventi storico-critici che hanno tracciato un profilo dell'arte contemporanea del continente africano, tra cui appunto gli studi di Sarenco e Magnin, la conoscenza di quest'ambito della geografia artistica del contemporaneo è limitata e in alcuni casi segnata da un tipo di lettura che rispecchia ancora una visione eurocentrica, come hanno sottolineato da alcuni artisti africani intervenuti all'incontro presso Mudima.

Il rapporto con le culture non occidentali ha interessato l'arte europea fin dall'Ottocento, ma solo con la decolonizzazione e la successiva globalizzazione si è progressivamente superata l'impropria definizione di "arte primitiva" implicante una graduatoria di valori tra arte "colta" del centro (l'Occidente) e arte "incolta" della periferia (il "Sud del mondo"). La prima mostra che cercò di ribaltare questa prospettiva fu Les Magiciens de la Terre organizzata nel 1989 al Centre Pompidou di Parigi, che esponendo insieme opere di artisti occidentali e opere di artisti dell'Africa, dell'Oceania e di altre parti del mondo, metteva in luce il tema dello scambio tra culture. Non è un caso che la conoscenza di Sarenco dell'arte africana, scaturita recentemente nell'organizzazione della Biennale di Malindi, sia cresciuta proprio negli anni Ottanta,

Un'opera di Mikidadi Bush (particol.)Un'opera di Mikidadi Bush (particol.)

quando l'artista venne chiamato a collaborare alla mostra parigina e svolse ricerche per Jean Pigozzi, uno dei più importanti collezionisti di arte africana contemporanea.

I viaggi compiuti da Sarenco in molti paesi dell'Africa e il suo particolare legame affettivo e di vita con il Kenya, hanno posto le basi per l'iniziativa della biennale, ormai giunta alla sua quarta edizione. Il titolo scelto Arti marziali: opere di combattimento si riferisce in parte all'interpretazione data dagli artisti al tema della guerra che segna spesso tragicamente la vita dei loro paesi, ma può assumere anche un significato più ampio come sottolineato dal curatore Bonito Oliva: "se l'arte è sempre irruzione dell'immaginario individuale sull'equilibrio tettonico del linguaggio sociale […] tutte le arti diventano marziali e il processo creativo diventa allestimento di un arsenale iconografico di opere di combattimento". Parallelamente alla Biennale, che si aprirà a Malindi il 28 dicembre, il progetto Transafricana porterà in Italia opere degli artisti Mikidadi Bush, Seni Camara, George Lilanga, Esther Mahlangu, Kivuti Mbuno, Peter M. Wanjau, che esporranno in mostre itineranti pensate per avvicinare il pubblico italiano all'arte contemporanea africana.