Werner Bischof (da internet)Werner Bischof (da internet)

Era il 1958 – Sono trascorsi esattamente cinquant'anni da quando a Villa Mirabello veniva inaugurata la mostra personale dedicata a Werner Bischof, capofila dei fotografi della scuderia Magnum, uno dei maestri del Novecento, dietro al suo obiettivo, capace nel volgere di pochissimo tempo di declinare la sua idilliaca fotografia elegante, a tratti quasi stucchevole, del suo cosidetto periodo di studio, in una delle più sensibili trascrizioni dei disastri del dopoguerra. Una mostra che, per Varese, era un fulmine a ciel sereno.

Le arti della fotografia
– A distanza di cinquant'anni, un'altra fotografia approda a Villa Mirabello. Non che non che nel frattempo non ci sia stato esattamente nulla in tal senso, ma nemmeno si è esagerato. Quanto si ricorda di più, è la doppia mostra Le arti della fotografia, spalmata su sei mesi, tra il 1997 e il 1998, con opere che provenivano in buona parte da una delle più sofisticate collezioni private del territorio, quella di Fabio Castelli, a cui si aggiungevano opere di proprietà della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e di altri archivi privati o pubblici.

Sella e routa di bicicletta, Arc. Alinari, Studio VillaniSella e routa di bicicletta,
Arc. Alinari, Studio Villani

L'Archivio per eccellenza – La mostra che si aprirà il 22 settembre sul colle del Mirabello, proviene a sua volta da un fondo privato, il Fondo per eccellenza, quello Alinari. Un esperienza pionieristica, immaginata e concretizzata a partire dalla metà dell'Ottocento da Leopoldo Alinari e i suoi fratelli, in un paese che allora come per troppo tempo in seguito non ha mai badato tanto alla preservazione e alla valorizzazione del proprio patrimonio fotografico. Mostra focalizzata sull'epica del ciclismo, 40 immagini selezionate dall'immenso archivio di circa 3 milioni e mezzo di reperti visivi che hanno accompagnato la storia più recente del paese e che fanno del nome Alinari un marchio riconoscibile universalmente.

Lo stimolo
– C'è solo da auspicare che non sia un fuoco di paglia. E che i responsabili culturali della città riconoscano finalmente la centralità del mezzo fotografico nel produrre e delineare modelli culturali, generare più di altre forme visive tradizionali, escluso il cinema, nuovi archetipi dell'immaginario, spiegare la realtà nei suoi intricati aspetti. Varese si è trovata sul tavolo la proposta della mostra Alinari, in pratica già garantita, e ha colto l'occasione. Per il futuro chissà. Gallarate, al solito, si mette in prima fila, incentrando addirittura lo storico Premio cittadino all'argomento. E' un segnale, crediamo, lanciato a tutti, istituzioni comprese. Da raccogliere.