Panoramica di una vetrinaPanoramica di una vetrina del Museo

Play Station, Barbie: solo alcuni dei giochi per bambini attualmente in voga. Lontani i tempi dei soldatini, delle bambole. Per tutti i nostalgici, ma anche per tutti i giovani che vogliono riscoprire l'antica arte del gioco, il Museo della Bambola del castello di Angera offre un suggestivo percorso in dodici sale.

Le origini. Il museo è stato fondato nel 1988 dalla principessa Bona Borromeo Arese. La finalità del Museo è evidenziare come i giocattoli in generale, ma soprattutto le bambole, siano cambiate a seconda delle varie epoche. Non è un caso che il criterio espositivo sia cronologico, a partire dal XVIII secolo fino ai giorni nostri: oltre milletrecento bambole ci raccontano quattro secoli di costumi, società e moda, e anche pedagogia.

I materiali più antichi – Costituiscono uno dei punti di maggiore interesse i materiali in cui sono state realizzate le bambole. Ma non solo, largo spazio è dato agli accessori, vestiti, corredi della bambole, servizi da tè, mobili in miniatura di arredamento. Un mondo di giochi insomma, che diviene uno spaccato della società di Ottocento e Novecento: i giochi per bambini sono, in piccolo, gli oggetti degli adulti. Ed ecco quindi che cucine per bambole con credenze e tavolini imbanditi ci ricordano le antiche e severe case signorili; ecco che bauli con abiti per bambole ricordano i corredi ricamati dalle nonne; ecco che una bambola con boa, piume e ombrellino ci ricorda le dame della Bella Epoque.

Legno – Come nei tempi più antichi, così ancora nel XVIII secolo il legno fu sempre un materiale molto usato.

Negozio con bambola venditrice ad altezza realeNegozio con bambola venditrice ad altezza reale

L'attività degli intagliatori di bambole, soprattutto in Germania e in Austria, divenne molto redditizia. Spesso si trattava di produzioni familiari e addirittura si arrivò alla creazione di cataloghi stampati in litografie. La parte più curata era la testa, scolpita in un unico pezzo, con i lineamenti e i capelli modellati a mano. I corpi erano spesso realizzati in modo più sommario, in pelle imbottita.

Cartapesta. La qualità dei prodotti migliorò con l'invenzione della cartapesta. L'impasto di cartapesta era pressato in uno stampo diviso in due parti, poi unite ad essicazione avvenuta. Si passava quindi alla decorazione, in modo molto preciso, con particolari riferimenti alla moda dell'epoca. Spesso erano inseriti occhi di vetro e piccoli denti di bambù, cartoncino o legno. Anche in questo caso il corpo poteva essere in pelle o tessuto: potevano essere vendute solamente le teste, da combinare e personalizzare con differenti corpi.

E la cera! Nel corso del XIX secolo questa tecnica si diffuse largamente soprattutto in Inghilterra.
Causa del successo, l'aspetto delle bambole in cera: vive, raffinate, molto aderenti al vero, spesso dotate di espressivi occhi in vetro, con capelli pettinabili.
La testa era realizzata attraverso uno stampo dove si versava la cera fluida. Diversamente da prima, gli arti erano a loro volta in cera, mentre il corpo solitamente in tela e imbottito.

Fino alla porcellana! Limoges, Meissen, famose fabbriche

Il circo in miniaturaIl circo in miniatura

europee di ceramiche di uso domestico. Da lì, nel corso dell'Ottocento, il passo alla produzione di bambole fu immediato.
Anche in questo caso, grande successo: i giocattoli in porcellana erano di grande effetto, resistenti, lavabili.
Inoltre erano possibili numerose varianti, porcellana vetrinata oppure opaca, detta biscuit.
La lavorazione prevedeva la pressione della sfoglia di porcellana in stampi. I visi risultavano espressivi, ricchi di particolari, dipinti con mano sapiente dagli artigiani dell'epoca e vi si aggiungevano occhi a smalto e vetro, parrucche di mohair o capelli veri.

La funzione della bambola. Come già anticipato, le bambole fungono da cartina tornasole dei gusti dell'epoca. In particolare la bambola assunse un ruolo didattico, in quanto era spesso proposta come "modello" a cui il bambino doveva guardare. Si ebbe così la "bambola manichino", che raffigurava una donna adulta, che rispettava i canoni estetici dell'epoca: viso pallido, occhi grandi, vita sottile, fianchi robusti.

I Bebè – Alla meta del XIX secolo comparve il Bebè, un bambolotto articolato, che rappresentava un bimbo di 4/6 anni. Ultima evoluzione del bebè, all'inizio del Novecento, fu il bambolotto/neonato, di cui si sottolineavano, in modo molto realistico, le espressioni

Bambola bebèBambola bebè

di pianto e riso.

Il mondo dell'infanzia. Camminare per il museo permette di aprire una finestra sull'infanzia di tanto tempo fa. I giocattoli erano soprattutto educativi.
Piccoli ferri da stiro, mobili e oggetti da toeletta sono chiari riferimenti agli insegnamenti relativi all'igiene personale. La casa delle bambole è il mondo protetto dei bambini. Modelli più o meno grandi di negozi rimandano al commercio, così come modellini di scuola e di chiese educavano i futuri scolari e, probabilmente i piccoli predestinati al saio…un vago riferimento alla Monaca di Monza, che da bambina riceveva in dono bambole vestite da suora…

Tra le sale del Castello – Le bambole sono nelle vetrine, belle, irraggiungibili nella loro tranquilla staticità. Come non notare quella che ritrae fedelmente la Regina Vittoria con l'abito dell'incoronazione, la ricca veste cerimoniale con corona, gioielli, insegne e manto bordato d'ermellino? oppure i due bambolotti gemelli vestiti alla marinara? E infine, la riproduzione in "bambola" della celebre Shirley Temple, bambina prodigio e stella del cinema americano, con tanto di lussuosissimo guardaroba?

Al secondo piano. Il viaggio nel mondo dell'infanzia non finisce qui: proprio salendo al secondo piano si viene accolti da una musichetta intrigante…