Claudia ColomboClaudia Colombo

Dietro di sè nel suo nuovo ufficio che affaccia sulla chiesa di Casbeno ha una veduta del Sacro Monte, "il luogo dell'infanzia, il mio preferito". Ammette con sincerità di non frequentare troppo i musei e che solo da quando è stata nominata assessore al Marketing Territoriale sta cominciando a 'guardarsi' in giro e conoscere più da vicino le bellezze naturali, paesaggistiche, le ricchezze culturali del territorio che le sarà di competenza per i prossimi anni. Delega per anni alle politiche sociali a Samarate, sindaco a Ferno, Claudia Colombo si appresta al nuovo incarico con entusiasmo ma anche con le cautele della neofita.

Assessore Colombo, come è nata la candidatura per questo ruolo?
"C'è sempre stata una vicinanza e una stima con il Presidente Reguzzoni. In passato qualche contatto c'è stato sul merito di questa scelta. Posso dire di essere oltremodo lusingata che mi abbia scelto per questo incarico che prevede non solo la delega al Marketing territoriale, ma anche ai rapporti istituzionali. Di fatto due facce della stessa medaglia, perchè marketing vuole dire già implicitamente creare reti, intessere relazioni anche e sopratutto con altri interlocutori istituzionali".

Con che spirito si appresta a questo incarico?
"Con piacere, entusiasmo, pur sapendo che l'impegno non è di poco conto".

Sarà un programma di continuità, il suo, o di rottura rispetto alla precedente gestione targata Longoni?
"Continuità, e per più motivi: per rispetto per chi ha lavorato prima di me, innanzitutto, oltre che per motivi di medesima appartenenza politica e di identità di vedute con il mio predecessore e con il programma di governo della giunta provinciale. E poi perchè prima di arrivare a piccole forme di discontinuità, se devono esserci, devono maturare attraverso una attenta conoscenza delle problematiche e del territorio, cosa che sto cercando di fare solo adesso".

Vede o intravede qualche elemento di criticità nel programma destinato alla valorizzazione del territorio e delle sue valenze socio-culturali?
"La criticità che vedo è nell'impossibilità di dare risposte positive a tutti, vuoi per problemi che possono essere di natura economica ma anche logistica".

Andiamo nel dettaglio. La Provincia, e il suo assessorato ne è un esempio, è un ente che ha al suo interno diverse belle intelligenze, spesso, come accade, senza un ruolo definitivo o meglio senza garanzia sul proprio futuro. Come è possibile risolvere il problema della continuità anche per i professionisti?
"La mia prima impressione è stata proprio questa: quanto materiale umano c'è in questo assessorato, tutti di livello! Belle teste pensanti in grado di fare un lavoro se vogliamo poco di routine, anzi creativo. Premettendo di non conoscere ancora l'intera dotazione organica, posso dire che lei sfonda una porta aperta. E mi permetta un accenno di polemica: dobbiamo inchinarci a regole ferree, ad imposizioni che vengono da fuori, sottostare a chi non ha conoscenza della necessità dei ruoli. Ci troviamo così nella piena difficoltà a trovare la disponibilità finanziaria adeguata per gestire al meglio le nostre potenzialità".

Nel bilancio di Villa Recalcati, a quanto ammontano le risorse destinate alla cultura?
"Non glielo so ancora dire: ho un appuntamento a breve con i responsabili per farmi anch'io le idee più chiare. Non vorrei risponderle con dei numeri e basta, ma anche con le rispondenze concrete a quei numeri".

Di recente ha fatto un primo sopralluogo ad Arcumeggia, uno dei maggiori investimenti della giunta precedente. Che idea se ne è fatta?
"Da Arcumeggia mancavo da qualche…decennio. Una riscoperta. Concordo pienamente con il lavoro sin qui svolto. Occorre incentivare, promuovere, 'vendere', se mi si passa il termine, quella realtà unica, ai turisti internazionali ma anche agli stessi varesotti. Sforzi ne sono stati fatti e se ne faranno ancora. Non solo, mi auguro, da parte del mio assessorato ma anche dai miei colleghi, ciascuno per le sue competenze".

La Provincia in questi ultimi anni si è mossa anche nella promozione di una politica museale. Lei frequenta abitualmente i musei della provincia o quelli fuori?
"Devo confessare che li visito poco. L'attività di sindaco mi ha oberato di lavoro, il tempo è sempre poco".

Ha in mente qualcosa di particolare sull'argomento?
"Sicuramente continuare il discorso della messa in rete dei musei più piccoli, sviluppando il discorso del Sistema dei Musei Archeologici".

In tempi recenti è stato nominato direttore del Chiostro di Voltorre, il fiore all'occhiello delle realtà museali gestite dalla Provincia, una manager, Caterina Carletti, non certo allineata con le idee politiche della maggioranza di Villa Recalcati. Cosa ne pensa?
"Che è la prova che è ora di sfatare alcuni miti e luoghi comuni. Che il politico leghista non accetti certe sfide. Quando vuoi far bene deve trovare sinergie, il colore politico non c'entra".

Un sogno, qualcosa che vorrebbe realizzare subito, o comunque nell'arco del suo mandato?
"Voglio fare la politica dei piccoli passi. Lavorando dal basso. Mi piacerebbe, in questo senso, promuovere progetti che partano dalle scuole, che tocchino le generazioni più giovani e poi allargarmi ad altri che interessino le generazioni più adulte. Un programma di conoscenza e valorizzazione del territorio, strategie culturali rivolte a tutte le età".

C'è qualcosa di definito?
"Avviamo avviati contatti con il Provveditorato. Ma è ancora presto per parlarne".

Qual è il suo angolo preferito della Provincia?
"Credo il Sacro Monte. Da Ferno, dove abito, ho la fortuna di poter abbracciare con lo sguardo, il Monte Rosa, ma sopratutto in lontananza il borgo del Sacro Monte. Per il suo grande significato immaginifico. Ma solo in questi pochi giorni di 'servizio' come assessore ho avuto modo di conoscere realtà a me sconosciute. Credo che il mio incarico mi servirà sopratutto a scoprire questa provincia meravigliosa".