fto hildegard lernt fliegen2.jpgDopo le edizioni degli scorsi anni dedicate al jazz del nord, al jazz “freddo” e alle contaminazioni tra jazz e rock, quest’anno protagonista dei concerti in programma sarà il ritmo. Ritmo inteso come cellula embrionale insita nel dna della musica africana, ritmo come motore e cuore pulsante della musica jazz, ritmo come elemento caratterizzante dell’espressione afroamericana ed elemento che ne ha fortemente connotato lo stile sin dall’inizio.

 

La curiosa frase che dà il titolo a questa edizione del Festival – Bala Bambúla Badu Badu – sorta di formula ritmica primordiale, ci rimanda attraverso un suo preciso e storico significato a quella che potremmo definire la preistoria del jazz. Il termine bambùla indica infatti al tempo stesso una danza e un antico strumento a percussione, sorta di antenato della moderna conga fatto di bambù, attraverso il quale – con forti accenti e ritmi energicamente scanditi – improvvisati suonatori davano inizio a canti e movimenti di danza: una moltitudine di persone che, ondeggiando e avanzando in formazione circolare, si muovevano su tutto il perimetro della nota Congo Square, la "piazza degli schiavi" di New Orleans. Ancora oggi l’architettura di questa piazza ricorda, con il suo lastricato a forma tondeggiante, le improvvisate sequenze ritmiche e le frenetiche danze, unico sfogo espressivo e di libertà per migliaia di donne e uomini venuti dall’Africa.

 

Dopo le edizioni degli scorsi anni dedicate al jazz del nord, al jazz “freddo” e alle contaminazioni tra jazz e rock, quest’anno protagonista dei concerti in programma sarà il ritmo. Ritmo inteso come cellula embrionale insita nel dna della musica africana, ritmo come motore e cuore pulsante della musica jazz, ritmo come elemento caratterizzante dell’espressione afroamericana ed elemento che ne ha fortemente connotato lo stile sin dall’inizio. La curiosa frase che dà il titolo a questa edizione del Festival – Bala Bambúla Badu Badu – sorta di formula ritmica primordiale, ci rimanda attraverso un suo preciso e storico significato a quella che potremmo definire la preistoria del jazz. Il termine bambùla indica infatti al tempo stesso una danza e un antico strumento a percussione, sorta di antenato della moderna conga fatto di bambù, attraverso il quale – con forti accenti e ritmi energicamente scanditi – improvvisati suonatori davano inizio a canti e movimenti di danza: una moltitudine di persone che, ondeggiando e avanzando in formazione circolare, si muovevano su tutto il perimetro della nota Congo Square, la "piazza degli schiavi" di New Orleans. Ancora oggi l’architettura di questa piazza ricorda, con il suo lastricato a forma tondeggiante, le improvvisate sequenze ritmiche e le frenetiche danze, unico sfogo espressivo e di libertà per migliaia di donne e uomini venuti dall’Africa. Tino Tracanna4.jpg

 

Ritmo, danza, canto, poesia e religione sono stati gli elementi che hanno costituito l’origine del jazz che, nella sua evoluzione formale sviluppatasi grazie all’inaspettato incontro-scontro tra due culture lontane e agli antipodi, è nato differenziandosi da tutto quello che c’era in precedenza e si è caratterizzato come il genere musicale più interessante ed innovativo del XX secolo.

 

Anche la sedicesima edizione del Festival di Cultura e Musica Jazz di Chiasso si presenta con grandi nomi in cartellone e nuove proposte. Dal mirabolante talento pianistico di Stefano Bollani alla carica ritmica e ironica del gruppo svizzero Hildegard Lernt Fliegen, passando per le atmosfere avvolgenti della cantante di origine africana Y’akoto – stella emergente della new soul – fino all’omaggio a Elvin Jones, uno dei mitici batteristi della storia del jazz, proposto da Chico Freeman e dalla batterista Terri Lyne Carrington. Un percorso che si snoderà in maniera trasversale attraverso le molteplici divagazioni e reinterpretazioni delle formule ritmiche più importanti del secolo, come nel jazz flamenco del Jorge Pardo Trio, nel jazz intriso di atmosfere elettriche di Christy Doran con i suoi New Bag e nella musica del sassofonista francese Jacques Schwarz-Bart che con il suo progetto Jazz Racines Haiti ci riporta alle radici della musica afroamericana attraverso le fosche e misteriose tinte del jazz caraibico.

 

A chiusura delle serate di venerdì 1 e sabato 2 febbraio, i dj-sets del cantante, conduttore radiotelevisivo e dj Alessio Bertallot, padre delle “jazzapposizioni”, un inedito esperimento di contaminazione fra jazz ed elettronica. Non mancherà, ancora una volta, l’importante prologo al Teatro Sociale di Como con il concerto di Arrigo Cappelletti, uno dei più stimati compositori e pianisti italiani, accompagnato dal sassofonista napoletano Giulio Martino e da una ritmica norvegese con Adrian Myhr (contrabbasso) e Tore Sandbakken (batteria). Infine, sabato 2 febbraio alle 16.30, nel Foyer del Cinema Teatro di Chiasso, tributo a Paolo Fresu, jazzista di fama internazionale, con la presentazione e proiezione in anteprima di “365”, film scritto e diretto da Roberto Minini Mérot coprodotto dalla RSI Radiotelevisione svizzera: una descrizione della figura umana e artistica del jazzista italiano, delle sue esperienze, dei suoi vissuti e del suo mondo.

Allo Spazio Officina di Chiasso, l’appuntamento da segnarsi in agenda è per il 31 gennaio, 1 e 2 febbraio. La curiosa frase che dà il titolo a questa edizione del Festival – Bala Bambúla Badu Badu – sorta di formula ritmica primordiale, ci rimanda a quella che potremmo definire la preistoria del jazz.