Il colore sedimenta graffiato dalla superficie ruvida, mentre le immagini sembrano derivazioni fossili.
Un senso di verità pervade le immagini impresse nella materia, in una forma di analisi del vissuto che sembra sublimare gli aspetti intenzionali propri delle individualità ritratte. La pittura acquisisce qui volume, "superando" il semplice pigmento assorbito dalla tela. 

L'artista conosciuto per la tecnica del "decolorage", ci rivela oggi un altro modo per comunicare il suo mondo, il suo sguardo sulle cose, spingendosi verso una soglia non visibile tra pittura e scultura.
Sono queste delle opere che ci danno il sapore dell'instabilità. Come qualcosa da assaporare nel momento in cui le vedi, proprio perché sai che potresti non ritrovarle più. 

Quando un artista lavora con l'asfalto, il riferimento primo e obbligato è alla strada. Qualcosa di per sé mutevole e che interpreta bene il ruolo del compagno di viaggio. Il senso cronologico del tempo che ci sorpassa è ciò che rimane sull'asfalto; il ricordo di una vita vissuta. Ogni volto, ogni immagine diventa così una tappa ideale in un percorso che somiglia molto al percorso della vita.
"Questa modalità artistica rappresenta per me un ritorno alla pittura in senso "classico", seppure l'integrazione cromatica sia qui rarefatta ed essenziale. 

Sul supporto materico e pesante dell'asfalto, ho scelto infatti un unico colore, il bianco utilizzato nella segnaletica orizzontale."
Questo Pantheon immaginario sembra emergere ancora una volta dal fondo scuro della memoria e rappresenta un'evoluzione se si vuole,rispetto ai primi lavori intrapresi con questa tecnica dall'artista. Ognuno di questi personaggi, da Jack Hirshman a Jack Kerouac, alcuni dei quali conosciuti personalmente da Cazzaniga, rappresenta un suo riferimento umano e artistico. 

Inizialmente le "tele d'asfalto" avevano come soggetto semplici segni, strisce bianche piuttosto che frecce. Una ricerca verso la "cellula minima" dotata di senso, verso una comunicazione che fosse per quanto possibile universale. L'opera diventa così un luogo di incontro vero e proprio , metafora forse di uno spazio davvero democratico e condivisibile di un orizzonte d'attesa comune. La strada è vista qui come quello spazio di quotidiano condiviso e di incontro, che in questo caso però non è più solamente una superficie calpestabile, non fosse altro per la collocazione verticale, che ne determina una posizione paritaria rispetto al punto di vista dell'osservatore.

"Nell'ultima opera di questa serie, "Tom Waits", ho cercato di riprendere la peculiare modalità del "togliere", tipica delle mie opere su fustagno. In questo caso infatti, ho scelto di non utilizzare il colore bianco, preferendo levigare direttamente il supporto. L'azione levigante ingrigisce la superficie, sulla quale intervengo in un secondo momento con applicazioni di olio esausto. L'olio così utilizzato, cita idealmente quello ripreso fotograficamente da Waits in occasione dei suoi concerti in giro per il mondo. Quest'opera in particolare rappresenta uno spunto e una nuova direzione nel mio lavoro artistico."

Per approfondire:
Sito internet: http://www.enricocazzaniga.it
E-mail: artace@libero.it
Video: http://www.enricocazzaniga.it/home.php?pos=video