Maurizio Cattelan - da internetMaurizio Cattelan – da internet

Tanto rumore per nulla – Milano per bene, Milano puntuale e frenetica, Milano operosa, Milano cattolica, Milano affarista, Milano lungimirante. Il capoluogo lombardo trema e non crolla davanti a una grande provocazione: la mostra di Maurizio Cattelan. Una mini personale, con tre opere a Palazzo Reale e un maestoso dito medio in marmo di Carrara a Piazza Affari. Un'esposizione tra le più discusse degli ultimi anni. Una lotta per i manifesti, quelli con Hitler in preghiera, genuflesso in cerca di perdono, rifiutati dalla città; una battaglia anche per i permessi, per non ledere nessuno e per non offendere. Queste sembravano le preoccupazioni maggiori di politici, religiosi e critici quando il nome dell'artista padovano – tra i più quotati al momento – è apparso nel programma del prestigioso palazzo milanese. Apprensioni vane e liti ardimentose che non hanno fatto altro che accendere un interesse sempre maggiore verso Cattelan e le sue opere, dal 24 settembre approdate in città.

La nona oraLa nona ora

Stravolgere i ruoli – All'interno di Palazzo Reale la triade "famigliare": la Nona ora, opera del 1999 che raffigura papa Giovanni Paolo II schiacciato da un meteorite (il padre); una scultura senza titolo del 2007 raffigurante un bambino che suona un tamburello (il figlio) e, sempre senza titolo, un lavoro del 2007 dove una donna di schiena è intrappolata e crocifissa di spalle, appesa a un muro (la madre). "Il Vangelo secondo Maurizio, così si può definire questo trittico che viene presentato qui a Palazzo Reale", scrive il curatore della mostra Francesco Bonomi, "c'è un cambio di ruoli (…) il padre crolla sotto il peso delle proprie responsabilità. Non ce la fa a salvare il figlio. Ecco allora che interviene la madre che compie un gesto tragico e eroico si sacrifica lei e finisce sulla croce". Un sacrificio che avviene di spalle, per coprire il viso dalla vergogna, che lei stessa prova, di fronte alla viltà di chi si è rifiutato di salvare il mondo.

La sala delle Cariatidi con "La nona ora"La sala delle Cariatidi con "La nona ora"

Il peso della Croce – La Sala delle Cariatidi, attualmente in restauro, sembra la scenografia perfetta per accogliere padre e figlio. Il papa disteso sul velluto color porpora, in un ambiente dalla luci soffuse, si aggrappa con forza alla croce cercando di vincere il peso del meteorite che incombe su di lui, metafora dei mali terreni che non risparmiano nemmeno la massima autorità religiosa. Giovanni Paolo II in persona, come tutti lo ricordiamo, anziano ma con quella luce nel viso che ha saputo conquistare ogni generazione. Papa e uomo, nell'opera di Cattelan il pontefice ha un vigore nuovo, la forza non l'ha abbandonato e sembra riuscire a salvarsi dall'enorme carico che grava sul suo corpo. Nella stessa sala, ingombrata in parte dai ponteggi, si sente un rullare forte di tamburi. E' la seconda opera del padovano, il bambino che suona il tamburello, appollaiato in alto su una delle pareti. A ritmo alternato il piccolo, dal sorriso inquietante, fa sentire la sua voce interrompendo il silenzio e caricando di pathos l'atmosfera di per sè già coinvolgente.

Un'altra opera di CattelanUn'altra opera di Cattelan

L'arte è libertà d'espressione – In una sala più piccola si trova la donna crocifissa. Appesa di spalle, con il corpo contenuto da una sorta di scatola ammorbidita dal colore bianco, neutro e raggelante al contempo. Le braccia, le gambe e il busto bloccati da cinture strette e blocchi di legno. Immobilizzata e sola. Immagini shock, difficili da classificare nel panorama del'arte contemporanea. Eppure se le opere di Cattelan sono tra le più quotate, arrivando a toccare alle aste cifre record di 8 milioni di dollari, ci sarà un motivo. E i motivi sono molti più di uno. Maurizio Cattelan ha fatto dell'arte il suo strumento privilegiato di comunicazione, è un provocatore attento e dissacrante, mette in subbuglio i canoni estetici (sempre che esistano ancora) e si disinteressa del parere degli altri. Colpisce nel centro creando amori e dissapori. Mai banale, sempre sbalorditivo e senza freni.

L.O.V.E - da internetL.O.V.E – da internet

Ad alta voce – Milano ha osato, cercando di stare i più possibile entro dei limiti – basta considerare che prima dell'estate le opere di Cattelan dovevano essere una dozzina – ma ha saputo comunque avere coraggio. Milano ha lasciato anche che l'artista entrasse in città, dimenticandosi in parte il caos creato dal suo intervento del 2004, quando l'artista impiccò sculture raffiguranti bambini a un albero. Con la "solita discrezione" che lo contraddistingue, Cattelan ha posizionato in Piazza Affari un'opera studiata per il contesto urbano. Un enorme mano con le dita mozzate, tranne il dito medio, in lucido marmo dell'altezza di 11 metri, intitolata L.O.V.E. Un gesto comune che non necessita spiegazioni per coglierne il senso, viene qui ad assumere il significato di ribellione nei confronti delle ideologie. Concetto che lega tra loro tutte le opere esposte. 

Parola di critico – "In Italia qualsiasi cosa fa polemica", ha affermato il curatore durante l'anteprima della mostra, "Cattelan fa opere che provocano reazioni come tutti i grandi hanno sempre fatto". Continua Bonomi: "L'artista vive in una società di cui osserva in ogni particolare, guarda a ogni cosa del mondo che è la sua "natura" come Cezanné guardava alla realtà naturale e ne faceva un quadro, così Cattelan osserva questo luogo di immagini, sceglie le più forti e le rende sue".

Maurizio Cattelan
Palazzo Reale 
Piazza Duomo, Milano – fino al 24 ottobre
Orari Sala Delle Cariatidi: lunedì-venerdì 17.00-22.30; sabato 9.30-22.30; domenica 9.30-19.30
Biglietto: 5 euro
Piazza Affari – fino al 3 ottobre