Insubria Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/insubria/ L'arte della provincia di Varese. Fri, 12 Apr 2024 10:24:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Insubria Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/news-arte/insubria/ 32 32 A Como “Voci dal paesaggio Nordico” https://www.artevarese.com/a-como-voci-dal-paesaggio-nordico/ https://www.artevarese.com/a-como-voci-dal-paesaggio-nordico/#respond Fri, 12 Apr 2024 08:33:21 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73980 Como – Alla Pinacoteca Civica echi di “Voci dal paesaggio Nordico” con la mostra degli artisti  svedesi Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin. L’esposizione, allestita nelle sale al primo piano dell’edificio, a cura degli architetti Davide Adamo e Marina Botta, propone un’immersione sensoriale nel paesaggio nordico tra forme, colori, profumi e materiali richiamati da betulle, pini, […]

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Como – Alla Pinacoteca Civica echi di “Voci dal paesaggio Nordico” con la mostra degli artisti  svedesi Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin. L’esposizione, allestita nelle sale al primo piano dell’edificio, a cura degli architetti Davide Adamo e Marina Botta, propone un’immersione sensoriale nel paesaggio nordico tra forme, colori, profumi e materiali richiamati da betulle, pini, muschi, licheni, legni, sassi e conchiglie, pelli di renna e i colori del cielo d’inverno e del mare ghiacciato.

Al centro della ricerca dei due artisti contemporanei, tra i più rinomati nell’arte scandinava, ci sono l’osservazione e la rappresentazione di una regione del Nord Europa, ancora in gran parte allo stato naturale, l’attenzione per il valore e la fragilità del paesaggio, il clima e l’identità dei luoghi, con le proprie storia, cultura, mitologia e tradizioni.

Una visione artistica che si fa racconto non limitandosi ad una contemplazione estetica, ma coinvolgendo i visitatori in un’esperienza più profonda, cognitiva e sensoriale. Le opere svelano l’anima dei luoghi e diventano scene di vita e di azioni dell’agire umano: le case e il lavoro dei pescatori nei piccoli porti delle isole Lofoten, i boschi di betulle della regione del Värmland, la vita nomadica dei Sami/Lapponi e le loro proteste per difendere le terre e i pascoli delle renne, insidiati sia dallo sfruttamento delle risorse naturali sia dai cambiamenti climatici.

Britta Marakatt–Labba, artista tessile e pittorica, strettamente legata alla narrativa Sami, (cultura che attraversa il Nord di Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia) porta in mostra ricami  narrativi eseguiti con sottili fili di lana, seta e lino su tessuto bianco che disegnano la storia di un popolo poco conosciuto e ancora in cerca di legittimazione, nonostante le antichissime origini. Il suo mezzo d’espressione, l’ago e il filo, evidenziano l’estetica della lentezza e portano a riflessioni sulla saggezza silenziosa degli animali, su tutto ciò che vive, sottolineata dalla presenza di renne, corvie  figure mitologiche Sami. Le  storie e racconti del popolo Sami sono stati esposti in tutto il mondo, in particolare a Documenta (Kassel, Germania) nel 2017 e alla Biennale di Venezia nel 2022.

Gli acquarelli di Lars Lerin, pittore e scrittore, raccontano percezioni e legami a paesaggi di boschi e di mare, facendoci capire il freddo, il silenzio e l’immensità degli spazi. Considerato uno dei principali artisti scandinavi nella tecnica dell’acquerello, Lerin ha tenuto mostre personali e collettive in musei e gallerie d’arte in Svezia, Danimarca, Finlandia, Francia, Isole Faroe, Islanda, Germania, Norvegia e Stati Uniti. Le sue opere sono esposte in Svezia e Norvegia. Scrittore, ha pubblicato più di cinquanta libri e il testo di saggistica “Naturlära – Imparando dalla Natura” è stato premiato con l’August Prize 2014.

L’obiettivo della mostra è stimolare un dibattito sul valore e la fragilità del paesaggio, anche il nostro, incentivando la consapevolezza che la bellezza del paesaggio dipende da come lo usiamo e come lo viviamo, dal consenso che i “luoghi” hanno una propria identità e una “voce” che dobbiamo ascoltare.

Il tema della natura sarà anche amplificato in mostra attraverso una installazione verde,
curata da Botanic Studio And Deco, ispirata alla vegetazione della foresta svedese, in cui il visitatore potrà immergersi e rigenerarsi, accompagnato da un sonoro curato da Paolo Lipari.

La mostra “Voci dal paesaggio Nordico” ospitata alla Pinacoteca di via Diaz sarà visitabile fino al 13 ottobre. Orari al pubblico: da martedì a domenica ore 10-18.

 

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“Voci dal paesaggio nordico” alla Pinacoteca di Como https://www.artevarese.com/voci-dal-paesaggio-nordico-alla-pinacoteca-di-como/ https://www.artevarese.com/voci-dal-paesaggio-nordico-alla-pinacoteca-di-como/#respond Thu, 04 Apr 2024 16:55:08 +0000 https://www.artevarese.com/?p=73859 Como – Al centro della ricerca degli artisti svedesi  Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin – tra i più rinomati nell’arte contemporanea scandinava – c’è l’osservazione e la rappresentazione di una regione del Nord Europa, ancora in gran parte allo stato naturale, l’attenzione per il valore e la fragilità del paesaggio, il clima e l’identità dei luoghi, con la loro storia, […]

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Como – Al centro della ricerca degli artisti svedesi  Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin – tra i più rinomati nell’arte contemporanea scandinava – c’è l’osservazione e la rappresentazione di una regione del Nord Europa, ancora in gran parte allo stato naturale, l’attenzione per il valore e la fragilità del paesaggio, il clima e l’identità dei luoghi, con la loro storia, cultura, mitologia e tradizioni. La loro visione artistica è un racconto che non si limita a una contemplazione estetica, ma coinvolge in un’esperienza più profonda, cognitiva e sensoriale come sarà possibile ammirare nella mostra “Voci dal paesaggio nordico” che la Pinacoteca Civica di Como dedica ai due artisti dal 12 aprile fino al 13 ottobre, con inaugurazione giovedì 11 aprile alle 18 alla presenza degli artisti.

Il percorso espositivo infatti propone  un’immersione sensoriale nel paesaggio nordico tra forme, colori, profumi e materiali richiamati da betulle, pini, muschi, licheni, legni, sassi e conchiglie, pelli di renna e i colori del cielo d’inverno e del mare ghiacciato.

Le opere raccontano l’anima dei luoghi e diventano scene di vita e di azioni dell’agire umano: le case e il lavoro dei pescatori nei piccoli porti delle isole Lofoten, i boschi di betulle della regione del Värmland, la vita nomadica dei Sami/Lapponi e le loro proteste per difendere le terre e i pascoli delle renne, insidiati sia dallo sfruttamento delle risorse naturali che dai cambiamenti climatici.

L’obiettivo della mostra, a cura di Davide Adamo e Marina Botta è stimolare un dibattito sul valore e la fragilità del paesaggio e incentivare la consapevolezza che la sua bellezza dipende da come lo si usa e come lo si vive, dal consenso che i “luoghi” hanno una propria identità e una “voce” che dobbiamo ascoltare.

Il dialogo tra arte e natura nordica viene sviluppato da Britta Marakatt–Labba e Lars Lerin con diverse tecniche: la prima con i ricami e il secondo con l’acquerello. I due artisti trasmettono le proprie percezioni e i loro legami a paesaggi di campi innevati, di boschi e di mare, facendo percepire il freddo, il silenzio e l’immensità degli spazi, includendo oltre ai valori ambientali, culturali e sociali, i significati simbolici ereditati dalla loro mitologia e dalla loro storia.

I ricami narrativi di Britta Marakatt–Labba, eseguiti con sottili fili di lana, seta e lino su tessuto bianco, disegnano la storia di un popolo poco conosciuto e ancora in cerca di legittimazione, nonostante le sue antichissime origini. Il suo mezzo d’espressione, l’ago e il filo, evidenziano l’estetica della lentezza e portano a riflessioni sulla saggezza silenziosa degli animali, su tutto ciò che vive, sottolineata dalla presenza di renne, corvi, figure mitologiche Sami. Le sue storie e racconti del popolo Sami sono stati esposti in tutto il mondo, in particolare a Documenta (Kassel, Germania) nel 2017 e alla Biennale di Venezia nel 2022.

Gli acquarelli di Lars Lerin, pittore e scrittore, raccontano percezioni e legami a paesaggi di boschi e di mare, facendoci capire il freddo, il silenzio e l’immensità degli spazi. Considerato uno dei principali artisti scandinavi nella tecnica dell’acquerello, Lerin ha tenuto mostre personali e collettive in musei e gallerie d’arte in Svezia, Danimarca, Finlandia, Francia, Isole Faroe, Islanda, Germania, Norvegia e Stati Uniti. Le sue opere sono esposte in Svezia e Norvegia. Scrittore, ha pubblicato più di cinquanta libri, e il testo di saggistica “Naturlära – Imparando dalla Natura” è stato premiato con l’August Prize 2014.

Il rapporto con la natura sarà oltremodo amplificato in mostra attraverso una installazione verde, curata da Botanic Studio And Deco, ispirata alla vegetazione della foresta svedese, in cui il visitatore potrà immergersi e rigenerarsi, accompagnato da un sonoro curato da Paolo Lipari. L’allestimento naturale interesserà sia l’ingresso della Pinacoteca, sia il cortile interno e alcuni spazi della mostra.

Cenni biografici

Britta Marakatt-Labba (1951) proviene da una famiglia di allevatori di renne che vive in Sápmi, uno dei territori più settentrionali del pianeta, patria delle comunità indigene dei Sami. Per più di quarant’anni la sua pratica artistica ha legato inscindibilmente i metodi di narrazione visiva alla cultura di queste popolazioni e al paesaggio nordico, unendo antiche usanze, pratiche culturali, tradizioni orali, miti e ricordi personali. Ferma sostenitrice dell’autodeterminazione e della decolonizzazione di questa terra, alla fine degli anni Settanta entra a far parte del gruppo di artiste e artisti Sami impegnati nell’affermazione della propria autonomia artistica e attivi nelle proteste contro l’espansione dell’industria estrattiva e delle centrali idroelettriche nella regione. Britta Marakatt-Labba è conosciuta per i suoi poetici ricami eseguiti con sottili fili di lana, seta e lino su tessuto bianco. Tra le sue mostre internazionali recenti: Documenta 14 a Kassel, Aten (2017), Biennale di Venezia (2022), a Birmingham (2022) e Lethbridge, Kanada (2021/22). È ora in corso una sua importante personale al National Museum di Oslo.

Lars Lerin è nato nel 1954 e cresciuto a Munkfors, nella regione del Värmland. Ha studiato alla scuola di Gerlesborg 1974-75 e al Dipartimento di Belle Arti, Valand 1980-84. Negli anni ’90 ha vissuto per quasi un decennio sulle isole Lofoten. È considerato uno dei principali artisti scandinavi nella tecnica dell’acquerello; ha tenuto mostre personali e collettive in musei e gallerie d’arte in Svezia, Danimarca, Finlandia, Francia, Isole Faroe, Islanda, Germania, Norvegia e Stati Uniti. Lars Lerin è anche un prolifico autore e dal suo debutto Utpost (1983), ha scritto e pubblicato più di cinquanta libri. Il suo libro Naturlära è stato premiato con l’August Prize 2014; nel 2016 è stato insignito della medaglia reale “Litteris et Artibus” per i suoi grandi successi come artista e autore.

La mostra alla quale sono affiancati diversi eventi potrà essere visitata fino al 13 ottobre nei seguenti orari: da martedì a domenica ore 10-18. Visite guidate con i curatori, nelle seguenti date: 28 aprile alle 10.30; 26 maggio 15.30; 30 giugno10.30; 29 settembre 15.30 Ingresso € 3,00 con visita guidata gratuita. E’ richiesta la prenotazione entro le 12 del venerdì precedente inviando una mail a pinacoteca@comune.como.it.

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Miniartexil ’32, “Denudare feminas vestis” https://www.artevarese.com/miniartexil-32-denudare-feminas-vestis/ https://www.artevarese.com/miniartexil-32-denudare-feminas-vestis/#respond Mon, 07 Aug 2023 12:00:59 +0000 https://www.artevarese.com/?p=71223 Como – Si è aperta al pubblico la 32 edizione Miniartexil quest’anno intitolata “Denudare feminas vestis” (Denudare le donne vestendole),  parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, indicate e approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino. L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte […]

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Como – Si è aperta al pubblico la 32 edizione Miniartexil quest’anno intitolata Denudare feminas vestis” (Denudare le donne vestendole),  parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, indicate e approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino.

L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte tessile) contemporanea è allestita nell’ Ex Chiesa di San Pietro in Atrio è dedicata e rientra nel programma delle celebrazioni del Bimillenario della nascita di Plinio, pilastro comasco della cultura classica.

Come da tradizione, accanto ai minitessili (54 opere) realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo, ci sono diverse opere di grandi dimensioni realizzate da artisti internazionali emergenti e affermati quali Brankica Zilovic, Kato Kimiyasu, Medhat Shafik, Antonella De Nisco, Alessandro Lupi, Yari Miele, Donatella Simonetti e Anne von Freyburg.

L’ospite clou della rassegna è l’artista zimbabwese Moffat Takadiwa, che, per la prima volta in Italia, espone due opere ‘The red line’,2022  e ‘Black circle’, 2023 . Le sue creazioni saranno successivamente ospitate alla 60esima Biennale di Venezia, nel Padiglione dello Zimbabwe. Appartenente alla generazione di artisti dello Zimbabwe post-indipendenza, Takadiwa ha esposto in tutto il mondo. Le sue opere sono arazzi contemporanei creati con minuscoli pezzi di plastica, soprattutto tasti di computer, trovati tra i rifiuti ad Harare, in una delle più grandi discariche del paese. Le sue opere, che riprendono i pattern tradizionali dei tessuti dello Zimbabwe, aprono un dialogo con temi quali l’identità culturale, l’indipendenza, la questione ambientale.

 IL TEMA

Miniartextil ’32 propone una riflessione materica, emozionale sulla seta, eccellenza del distretto tessile comasco testimoniata anche da Plinio il Vecchio e sulle possibili interpretazioni dell’universo femminile. Nel corso delle sue sterminate indagini naturalistiche, Plinio si dedicò anche allo studio della seta, arrivando a confutare la credenza secondo cui il filato era prodotto e raccolto direttamente da alberi fiabeschi, coperti da soffici foglie e da lunghi filamenti, coltivati dal ricco popolo dei Seres (da cui l’origine del termine “serico”) agli estremi orientali del mondo allora conosciuto.

Nel libro XI della Naturalis Historia, dedicato agli insetti, Plinio scrisse infatti: «Da un verme alquanto grande deriva dapprima un bruco che spinge fuori due corna tipiche del suo genere, poi viene ciò che è detto baco, da esso la crisalide, donde dopo sei mesi nasce il baco vero e proprio. Al modo dei ragni si tesse la tela per lussuose vesti femminili, che sono dette bombicine». Infine, L’arte di dipanare i bozzoli per tesserli fu escogitata da una donna dell’isola di Cos, Panfile, figlia di Platea, che non va defraudata della gloria di aver escogitato il modo di denudar le donne vestendole” (Plinio, N.H., XI, 26)

La frase ossimorica “Denudare feminas vestis” si lega alla considerazione di quanto, già nel primo secolo dopo Cristo, i preziosi abiti in seta che avvolgevano il corpo femminile ne evidenziassero ancora di più le forme, rendendole nude allo sguardo. Come si legge ancora nella Naturalis Historia, «l’uomo è l’unico fra tutti gli esseri viventi a procurarsi all’esterno i suoi vestiti (…). (La Natura) soltanto l’uomo getta nudo sulla nuda terra il giorno della sua nascita». Il vestirsi è dunque una caratteristica propria del genere umano. Al di là della valenza biblica legata al mito di Adamo ed Eva, l’abbigliamento nasce come bisogno di protezione e di ornamento. Nei secoli l’arte e la moda hanno negoziato e declinato il concetto di coprire e di svelare il corpo femminile nelle sue molteplici valenze estetiche, etiche, culturali e politiche.

Come ogni anno Miniartextil ‘32 si articola in due proposte parallele: da una parte le 54 opere di piccole dimensioni (minitessili, cm.20x20x20) esposte nell’ Ex Chiesa di San Pietro in Atrio, dall’altra le grandi installazioni presenti nel medesimo luogo. Il dialogo che nasce tra le piccole e le grandi opere e l’architettura antica di San Pietro in Atrio crea una simbiosi unica e coinvolgente. Qui, in uno spazio dedicato, si terranno anche laboratori didattici per avvicinare il pubblico dei più piccoli all’Arte sotto forma di gioco.

I MINITESSILI

I 54 minitessili provenienti da tutto il mondo e selezionati attraverso l’annuale Call for Artists, promossa per la raccolta delle candidature di artisti internazionali, sono stati scelti – su oltre 250 opere ricevute – dalla giuria coordinata da Mimmo Totaro, – artista, presidente di Arte&Arte e fondatore di Miniartextil insieme a Nazzarena Bortolaso, e composta da Kimiyasu Kato, architetto fotografo e artista, da 30 anni in Italia; Giuseppe Menta, disegnatore, studioso di tecniche del colore, creatore di tessuti, imprenditore; Sergio Gaddi, critico e curatore di mostre d’arte e responsabile della Commissione di valutazione delle opere.

La curatela della mostra è affidata alla critica d’arte e regista Clarita Di Giovanni che vive a Roma ed è docente alla Scuola di Arte Cinematografica G.M. Volontè dal 2011. Sarà affiancata dalla presenza di Sergio Gaddi, noto critico e curatore d’arte comasco, di fama nazionale con una grande capacità professionale e organizzativa. Gaddi è anche il responsabile della commissione di selezione delle opere di piccolo formato.

La rassegna continuerà sino al 3 settembre. Orario:  11- 19, tutti i giorni.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Denudare femina vestis con Miniartextil 2023 https://www.artevarese.com/denudare-femina-vestis-con-miniartextil-2023/ https://www.artevarese.com/denudare-femina-vestis-con-miniartextil-2023/#respond Mon, 17 Jul 2023 11:00:39 +0000 https://www.artevarese.com/?p=71024 Como – Lo spunto per il titolo della mostra Miniartexil ’32, Denudare feminas vestis (Denudare le donne vestendole), deriva dalle parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, indicate e approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino. L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte […]

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Como – Lo spunto per il titolo della mostra Miniartexil ’32, Denudare feminas vestis (Denudare le donne vestendole), deriva dalle parole di Plinio il Vecchio estrapolate dalla sua monumentale opera Naturalis Historia, indicate e approfondite dal poeta e scrittore Vincenzo Guarracino.

L’edizione 2023 dell’unica mostra al mondo che promuove la ricerca nella fiber art (arte tessile) contemporanea – in programma a Como, nell’Ex Chiesa di San Pietro in Atrio e in altre sedi, dal 6 agosto al 3 settembre è infatti organizzata nell’ambito delle Celebrazioni del Bimillenario Pliniano.

Come da tradizione, accanto ai minitessili (54 opere) realizzati da artisti provenienti da tutto il mondo, ci saranno diverse opere di grandi dimensioni realizzate da artisti internazionali sia emergenti sia affermati tra i quali: Brankica Zilovic, Kato Kimiyasu, Medhat Shafik, Antonella De Nisco, Alessandro Lupi, Yari Miele, Donatella Simonetti e Anne von Freyburg.

L’ospite clou  sarà l’artista zimbabwese Moffat Takadiwa, che, per la prima volta in Italia, esporrà due opere. Le sue creazioni saranno successivamente esposte alla 60esima Biennale di Venezia, nel Padiglione dello Zimbabwe. Appartenente alla generazione di artisti locali post-indipendenza, Takadiwa ha esposto in tutto il mondo. Le sue opere sono arazzi contemporanei creati con scarti da tasti di computer e con minuscoli pezzi di plastica trovati tra i rifiuti ad Harare, in una delle più grandi discariche del paese. Le sue opere, che riprendono i pattern tradizionali dei tessuti dello Zimbabwe, aprono un dialogo con temi quali l’identità culturale, l’indipendenza, la questione ambientale.

Miniartextil 2022

La curatela della mostra è affidata alla critica d’arte e regista Clarita Di Giovanni che vive a Roma ed è docente alla Scuola di Arte Cinematografica G.M. Volontè dal 2011. Sarà affiancata da Sergio Gaddi, noto critico e curatore d’arte comasco  responsabile anche della commissione di selezione delle opere di piccolo formato.

La Storia

Miniartextil è stata fondata nel 1991 da Nazzarena Bortolaso e Mimmo Totaro con l’idea di portare a Como, città culla della tradizione tessile, una mostra dedicata alla fiber art. Nel 1994 è stata costituita l’Associazione culturale ARTE&ARTE che ancora oggi promuove la rassegna e continua la ricerca per selezionare la migliore produzione di fiber art a livello mondiale. Nel corso degli ultimi trenta anni, Miniartextil ha toccato luoghi e città in tutta Europa, a partire da Como che oggi è la principale sede espositiva – si ricordano gli allestimenti al Chiostrino di Santa Eufemia, a Villa Olmo, alla ex Ticosa, alle ex chiese di San Francesco e di San Pietro in Atrio, al Palazzo del Broletto, alla Pinacoteca Civica, al Museo Giovio, al Padiglione ex Grossisti del Mercato Coperto, al Museo della Seta di Como, oltre a piazze e luoghi pubblici. Interessante la tournée internazionale della mostra, negli anni: Montrouge – Parigi, Mulhouse, Kaunas, Caudry, Lille, Gif-Sur-Yvette, Busto Arsizio, alcune delle città che hanno ospitato le opere della rassegna.

La mostra che prevede l’inaugurazione nella sede di  San Pietro in Atrio, in via Odescalchi il 5 agosto, alle 17, proseguirà fino al 3 settembre. Orario:  11- 19, tutti i giorni

Informazioni per il pubblicowww.miniartextil.it

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Futuristi. Una generazione all’avanguardia https://www.artevarese.com/futuristi-una-generazione-allavanguardia/ https://www.artevarese.com/futuristi-una-generazione-allavanguardia/#respond Tue, 14 Mar 2023 08:00:14 +0000 https://www.artevarese.com/?p=69462 Lecco – Palazzo delle Paure si prepara a ospitare dal 18 marzo la mostra “Futuristi. Una generazione all’avanguardia”. La mostra indaga la presenza di nuovi linguaggi nell’Italia dei primi decenni del Novecento concentrandosi sull’esperienza futurista, nelle sue molteplici espressioni, attraverso le opere dei suoi più celebri rappresentanti: da Giacomo Balla a Luigi Russolo, da Gino […]

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Lecco – Palazzo delle Paure si prepara a ospitare dal 18 marzo la mostra “Futuristi. Una generazione all’avanguardia”. La mostra indaga la presenza di nuovi linguaggi nell’Italia dei primi decenni del Novecento concentrandosi sull’esperienza futurista, nelle sue molteplici espressioni, attraverso le opere dei suoi più celebri rappresentanti: da Giacomo Balla a Luigi Russolo, da Gino Severini a Enrico Prampolini, da Filippo Tommaso Marinetti ad Antonio Sant’Elia, da Fortunato Depero a Tullio Crali, a molti altri ancora.

Si tratta del secondo dei cinque appuntamenti di Percorsi nel Novecento, programma ideato dalla Direzione del Sistema Museale Urbano Lecchese e affidato per la sua progettazione e realizzazione a ViDi Cultural che, fino a novembre 2024, analizzeranno la scena culturale italiana nelle prime sei decadi del XX secolo.

La rassegna, a cura di Simona Bartolena racconta, nelle sue diverse declinazioni, uno dei movimenti d’avanguardia più importanti d’Europa, nato e sviluppatosi in Italia e i suoi rapporti con la scena europea e con la società italiana del tempo. Il Futurismo ha saputo portare la sua ventata di novità e rivoluzione nelle arti visive, nella letteratura, nella musica ma anche nel vivere quotidiano.

Il Percorso espositivo

Il percorso espositivo, suddiviso in sette capitoli, propone una panoramica coinvolgente sugli esiti noti e meno noti del movimento e si apre con la sezione che ripercorre le origini del movimento, a partire dal 20 febbraio 1909 in cui sulle pagine del quotidiano francese Le Figaro, Filippo Tommaso Marinetti pubblicò un articolo intitolato Le Futurisme nel quale con toni accesi e provocatori, caratteristici della sua prosa, propugnava la necessità di una rivoluzione, per distruggere ogni “passatismo” e per lasciare finalmente spazio al “nuovo”.

l racconto prosegue indagando la relazione tra il Futurismo e il primo conflitto bellico mondiale quando i futuristi sostenevano il credo interventista, sperando in un sensibile miglioramento delle condizioni della Nazione grazie alla politica imperialistica. Una splendida tela dedicata a Francesco Baracca di Plinio Nomellini offre anche occasione per riflettere sul rapporto dell’avanguardia futurista con il Divisionismo.

Un focus è dedicato anche al ruolo che il Futurismo ha avuto nella nascita dei nuovi linguaggi sperimentali di inizio secolo scorso, in particolare con il Cubismo, anche attraverso la figura di Gino Severini, vero e proprio trait d’union tra i due mondi.
Un interessante approfondimento, finora poco indagato, è riservato anche alla presenza di ipotesi astrattiste nella produzione italiana, con opere di autori quali Giacomo Balla e con una parentesi dedicata agli astrattisti comaschi quali Manlio Rho, Mario Radice e Carla Badiali e al loro rapporto con Marinetti.

La rassegna lecchese passa quindi ad analizzare una delle istanze più innovative del linguaggio futurista in pittura, ovvero quella di riprodurre un oggetto in movimento, collocando lo spettatore di fronte a una composizione in divenire, sollecitandone sensazioni dinamiche, attraverso una serie di lavori di Luigi Russolo, Roberto Iras Baldessari, Giulio D’Anna e altri, nei quali i concetti di dinamismo, simultaneità e compenetrazione dei piani visivi sono particolarmente evidenti.

Lungi dall’essere considerato solo un movimento artistico, il Futurismo si apriva a un dialogo con le altre forme espressive, dal cinema alla letteratura, dalla musica al teatro, dalla cucina alla moda, pubblicando tra il 1909, data della fondazione del gruppo, e il 1916, oltre cinquanta manifesti che si occupano dei più diversi linguaggi. La sezione Un universo futurista, nucleo portante dell’esposizione, presenta importanti testimonianze dell’interazione con le arti applicate, la comunicazione pubblicitaria, il design, il teatro, la danza, la musica. Particolare attenzione sarà dedicata alla ricerca di Fortunato Depero e al suo rapporto con Campari e di Luigi Russolo del quale saranno esposti gli Intonarumori di Luigi Russolo.

La mostra si chiude esaminando l’evoluzione dell’Avanguardia futurista, così come si è sviluppata negli anni trenta del Novecento dove le nuove generazioni si adeguano al nuovo clima sociale e politico, trasformando il futurismo storico in un movimento meno coerente e certamente meno utopistico e rivoluzionario, ma ancora capace di rappresentare l’attualità.

Tra le diverse correnti nate in questo periodo si distingue quella dell’Aerofuturismo, nata dalla passione per il volo aereo, e quella della visione “cosmica”, caratteristica della ricerca più tarda, aperta a suggestioni spirituali ed esoteriche, con opere di autori quali Tullio Crali, Gerardo Dottori, Giulio D’Anna, Fillìa, Thayaht, Alessandro Bruschetti, Barbara e altri.

L’esposizione rimarrà in calendario sino al 18 giugno osservando i seguenti orari di apertura al pubblico: martedì 10-14; da mercoledì a domenica 10-18

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Un segreto per pochi. Riconoscersi dentro un ritratto https://www.artevarese.com/un-segreto-per-pochi-riconoscersi-dentro-un-ritratto/ https://www.artevarese.com/un-segreto-per-pochi-riconoscersi-dentro-un-ritratto/#respond Thu, 19 Jan 2023 09:30:19 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68767 Lecco – Chi siamo? Domanda antica quanto la presenza dell’ Homo erectus sulla crosta terrestre. Lo spettro dei comportamenti umani è ampio e vario, spazia dalle più ignobili efferatezze alla santità. In tempi a noi più vicini, a tentare di comprendere abissi e vette passando per il centro, ci sta provando la psicanalisi, non sempre […]

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Lecco – Chi siamo? Domanda antica quanto la presenza dell’ Homo erectus sulla crosta terrestre.
Lo spettro dei comportamenti umani è ampio e vario, spazia dalle più ignobili efferatezze alla santità.

Carlo Borlenghi

In tempi a noi più vicini, a tentare di comprendere abissi e vette passando per il centro, ci sta provando la psicanalisi, non sempre con esiti felici e per tali contingenze oggetto di attenzioni ironiche, tra queste spicca la visione di Woody Allen in alcuni suoi film.

A proporre una chiave di lettura sull’annoso argomento ci prova, presentata dagli Archivi Vitali, la collettiva “Un segreto per pochi. Riconoscersi dentro un ritratto” a cura di Alessia Romano, in corso allo Spazio Circolo di Bellano di Lecco.

I sette artisti invitati: Marco Bongiorni, Daniele Costa, Luca De Angelis, Adelisa Selimbašiƈ, Davide Serpetti, Maddalena Tesser e Vittoria Toscana hanno operato affidandosi a tecniche quali pittura, scultura, fotografia, sonorità, video, performance e installazioni.
“Un particolare può cambiare radicalmente un pensiero, una storia o un’ideologia” – spiega la curatrice Alessia Romano. –  Specificando oltre che “allo stesso modo un ritratto, in maniera più o meno volontaria, custodisce al suo interno molteplici letture, derivanti dall’artista che lo realizza, sommate a quelle di ogni singolo sguardo che su esso si posa”.

Carlo Borlenghi

Parallelamente a “Un segreto per pochi” è allestita, in tutto il paese di Bellano, la mostra fotografica “Il ritratto di Bellano”, a cura di Velasco Vitali, frutto della collaborazione tra il fotografo Carlo Borlenghi e lo scrittore Andrea Vitali dove, attraverso i volti degli abitanti, si narra la storia dell’intera comunità.

“Un segreto per pochi. Riconoscersi dentro un ritratto” – Bellano (LC) – Spazio Circolo, Via Alessandro Manzoni 50. Fino al 12 marzo, orari: sabato 11-13/16-18; domenica 11-13. Da martedì a venerdì su appuntamento: archivivitali@gmail.com

Le foto dell’allestimento sono di Carlo Borlenghi

Mauro Bianchini

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Giuseppe Veneziano. 10 NFT a Cernobbio https://www.artevarese.com/giuseppe-veneziano-10-nft-a-cernobbio/ https://www.artevarese.com/giuseppe-veneziano-10-nft-a-cernobbio/#respond Thu, 15 Dec 2022 08:30:18 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68365 Cernobbio – Un corpus di opere di Giuseppe Veneziano si possono ammirare lungo le vie nel Borgo antico, alla Cernobbina Art Studio e per finire nelle sale di villa Bernasconi. Dieci lavori di cryptoart sviluppati dall’artista collocati: cinque in esterno, quattro in galleria accanto ad alcune tele esposte a testimonianza del lavoro per cui Veneziano […]

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Cernobbio – Un corpus di opere di Giuseppe Veneziano si possono ammirare lungo le vie nel Borgo antico, alla Cernobbina Art Studio e per finire nelle sale di villa Bernasconi. Dieci lavori di cryptoart sviluppati dall’artista collocati: cinque in esterno, quattro in galleria accanto ad alcune tele esposte a testimonianza del lavoro per cui Veneziano è più conosciuto) e un ultimo lavoro, accompagnato da un breve filmato che ne spiega il senso, negli spazi espositivi Bernasconi.
Per la maggior parte gli NFT qui presentati fanno riferimento al repertorio più noto della storia dell’arte occidentale. Si tratta di un nucleo di opere che, a partire dal Rinascimento (Botticelli, Leonardo, Raffaello), guardano a Caravaggio, poi a Vermeer per spingersi più vicino a noi con riferimenti Van Gogh, Salvador Dalì e persino Maurizio Cattellan. L’autore, che è anche docente di storia dell’arte, “gioca” con questi capolavori rendendoli in uno stile apparentemente facile, ma li inserisce all’interno di una tecnologia recentissima, complessa e discussa come quella degli NFT rendendo le loro figure capaci di movimento e persino suono.

Le possibilità di lettura di questi NFT sono molteplici. La più immediata è decisamente “Pop-olare”. L’NFT dedicato a Zlatan Ibrahimović che tiene il pallone d’oro tra le mani fa riferimento al celeberrimo Creator Mundi di Leonardo. Così come la Madonna con il bambino che tiene tra le mani un cuore pulsante ci riporta alle tante raffigurazioni di Raffaello su questo tema. A La Cernobbina e poi visibile un corrosivo NFT che presenta due tra i più celebri personaggi di Walt Disney: Pippo e Topolino. La seconda lettura è più critica. Gli NFT che Veneziano ha dedicato all’Autoritratto di Van Gogh o all’Ultima Cena di Leonardo (presentato a Villa Bernasconi) o al dipinto La ragazza col turbante di Veermer sono “dispositivi” facilmente riconoscibili, ma vengono qui utilizzati per farci riflettere sulla contagiosa follia dei “selfie” da cui tutti siamo ormai contagiati. C’è poi una terza lettura. Quest’ultima porta a considerare il recentissimo fenomeno degli NFT in se stesso. Nell’arte contemporanea, ma non solo, è in corso un vivace dibattito che prende in considerazione le speculazioni finanziarie delle catene del valore (Blockchain) che li supportano: un fenomeno decisamente complesso che al momento infiamma le polemiche degli esperti d’arte di ogni parte del mondo.

L’evento nasce dal partenariato fra il Comune di Cernobbio e l’associazione Mediterraneo Sicilia Europa. L’esposizione “Giuseppe Veneziano. 10 NFT”, a cura di Aldo Premoli, proseguirà sino all’8 gennaio.

Note biografiche.
Giuseppe Veneziano si laurea in architettura all’Università di Palermo. Dal 2000 al 2002 è Direttore Didattico e Docente di Storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti “Giorgio de Chirico” di Riesi. Dal 2002 si trasferisce a Milano, per dedicarsi alle attività di pittore e insegnante. La prima volta che il suo lavoro pittorico viene notato in ambito nazionale risale al 2004 in occasione della mostra dal titolo “In-Visi” curata dallo scrittore Andrea G. Pinketts presso il locale “Le trottoir”. Tra le opere esposte è presente anche un ritratto gigante di Osama Bin Laden. Ma l’opera che fece più discutere fu un ritratto dell’artista Maurizio Cattelan con un cappio al collo. Veneziano appese l’opera all’albero dove un mese prima l’artista padovano aveva appeso tre bambini fantoccio. I due ritratti dipinti di Bin Laden e Maurizio Cattelan divengono oggetto d’interesse dei media e pubblicate in copertina su “Flash Art”. Nel 2006 Veneziano fa di nuovo parlare di sé in occasione della mostra “American Beauty” presso la galleria “Luciano Inga Pin” in Milano. Fra le opere presenti viene esposto anche un quadro che raffigura la famosa scrittrice Oriana Fallaci decapitata. Il titolo dell’opera è “Occidente, Occidente”. Secondo gli intenti dell’artista quella raffigurazione voleva essere una riflessione sul clima di paura che viveva l’Europa dopo l’11 settembre e le stragi di Madrid e Londra. Nei giorni di apertura della mostra sia i media nazionali che internazionali diedero la notizia, aprendo un dibattito in cui intervennero: il Premio Nobel Dario Fo, il Ministro Roberto Calderoli, il fotografo Oliviero Toscani; i giornalisti: Lucia Annunziata (editoriale sulla “Stampa”) e Renato Farina (editoriale su “Libero”); i noti critici d’arte: Flavio Caroli e Philippe Daverio. La stessa Oriana Fallaci, indignata, scrisse diversi articoli chiedendo giustizia e invitando i giudici a processare l’artista; ne parlò anche in un articolo su “The New Yorker. Nel 2007 Veneziano partecipa alla VI Biennale di San Pietroburgo dove viene premiato per l’originalità del suo lavoro pittorico; nel 2008 è tra i venti artisti invitati a rappresentare l’ltalia alla mostra “Artâthlos” XXIX Giochi Olimpici di Pechino; nel 2009 partecipa alla IV Biennale di Praga. Nel 2009 un altro quadro dal titolo “Novecento” cattura l’interesse del pubblico e dei media. L’opera è una riflessione sul rapporto tra sesso e potere. Vengono rappresentati alcuni protagonisti della storia politica del novecento (Hitler, Stalin, Mussolini, Berlusconi) in atteggiamenti lascivi con eroine dei fumetti e porno star. L’opera viene ribattezzata dalla stampa “L’orgia del Cavaliere”. In primo piano Berlusconi a letto con Cicciolina. Il quadro è stato esposto due mesi prima che scoppiassero gli scandali dei festini nelle residenze di Silvio Berlusconi. L’opera è divenuta anche la copertina del libro di Paolo Guzzanti “Mignottocrazia”. Nello stesso anno in occasione della Fiera d’arte di Verona viene esposta l’opera “La madonna del Terzo Reich”. Durante la mostra l’opera viene notata dal gallerista Stefano Contini che la compra e propone all’artista di entrare a far parte degli artisti della sua Galleria. Nel 2011 Vittorio Sgarbi lo invita Veneziano a partecipare al Padiglione Italia della 54 Biennale di Venezia. Nella prestigiosa esposizione lagunare l’artista espone: “Solitamente vesto Prada”; il dipinto viene notato dagli stilisti Dolce&Gabbana che gli commissionano due nuove opere per la loro collezione. Nel 2012 Ivan Quaroni lo seleziona tra i 60 artisti italiani che partecipano alla Biennale Italia-Cina. Nel 2015 partecipa alle ExpoMilano invitato nella mostra “Tesori d’Italia”. Nel 2016 una sua opera è entrata a far parte della collezione permanente del Museo MACS di Catania. Nello stesso anno inizia una collaborazione con la Galleria “Kronsbein” di Monaco di Baviera. Nel 2019 una mostra dal titolo “Storytelling” realizzata dentro il Palazzo Ducale di Massa porta il nome Veneziano di nuovo sulle cronache nazionali per la presenza di un’opera dal titolo “LGBT”. Lo stesso anno realizza presso il Museo d’Arte Contemporanea Belmonte Riso di Palermo la mostra personale “Fantasy” a cura di Aurelio Pes. Dal 2019 una sua opera “La madonna del cannolo” è esposta in permanenza al Museo di Arte Contemporanea Palazzo Belmonte Riso di Palermo. Nel 2021 viene invitato dal Museo MART di Rovereto alla mostra “Botticelli. Il suo tempo e il nostro tempo”. Nello stesso anno realizza la mostra pubblica di sole sculture monumentali “The Blue Banana” in Piazza Duomo a Pietrasanta (LU) che risulta essere la mostra italiana più fotografata dell’anno. Inizia a realizzare le prime opere digitali ed è stato invitato nelle prima mostra pubblica in Europa di opere crypto NFT a Lugano dal titolo: The Future is Unwritten. Nel 2022 realizza la sua prima mostra personale a New York presso la “Space Gallery Soho”. Nello stesso anno Palazzo Pallavicini di Bologna lo invita a realizzare una mostra antologica nelle proprie sale.

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Una mostra dedicata a padre Ambrosoli Beato https://www.artevarese.com/una-mostra-dedicata-a-padre-ambrosoli-beato/ https://www.artevarese.com/una-mostra-dedicata-a-padre-ambrosoli-beato/#respond Fri, 02 Dec 2022 09:00:19 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68246 Como – Una mostra fotografica dal titolo ‘il Senso della Vita’ per conoscere il vissuto di Padre Giuseppe Ambrosoli Beato, è in apertura a Palazzo Broletto da domani  (3 dicembre) dalle 16.30. La rassegna sarà dedicata alla figura del missionario, all’ospedale e alla scuola di ostetricia di Kalongo in Uganda ai quali ha donato l’intera […]

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Como – Una mostra fotografica dal titolo ‘il Senso della Vita’ per conoscere il vissuto di Padre Giuseppe Ambrosoli Beato, è in apertura a Palazzo Broletto da domani  (3 dicembre) dalle 16.30. La rassegna sarà dedicata alla figura del missionario, all’ospedale e alla scuola di ostetricia di Kalongo in Uganda ai quali ha donato l’intera vita.

Il percorso prevede oltre alle immagini dell’archivio storico fotografico della Fondazione Ambrosoli, reportage e video documentari dedicati alla vita di padre Giuseppe. Sarà inoltre esposta una Tela d’artista, performance di Luca Gandola, che nel corso della realizzazione dell’opera inviterà il pubblico a vivere l’esperienza in diretta. L’artista interpreterà attraverso il linguaggio visivo quello che Padre Giuseppe e la sua opera rappresentano.

La mostra fotografica raccoglie foto storiche dall’archivio della Fondazione Ambrosoli e un reportage fotografico e video, realizzato lo scorso luglio a Kalongo, che offre uno spaccato profondo e allo stesso tempo pieno di emozioni e gioia della vita di mamme, bambini, medici e operatori sanitari che insieme trovano ogni giorno ‘il senso della vita’, nella forza gli uni verso gli altri e nel mettersi al servizio dei più vulnerabili. Una comunità che non si è mai persa d’animo, che ha sempre protetto e custodito quel luogo: l’ospedale di Kalongo e la sua scuola, che oggi rappresentano un’ancora di salvezza per centinaia di migliaia di persone. In quei volti, in quei sorrisi c’è tutto ‘il senso della vita’ che Padre Giuseppe ci ha insegnato.

Lungo tutto il perimetro della mostra fotografica, il pubblico viene accompagnato in un viaggio attraverso l’opera che Padre Giuseppe Ambrosoli ci ha lasciato: l’ospedale di Kalongo, la scuola e la comunità che lo circonda. Realizzato da PhotoAid, agenzia fotografica specializzata nell’attività di documentazione del Terzo settore, il reportage fotografico è incentrato sul senso di un profondo rispetto per gli esseri umani con un linguaggio, vivace, dinamico e allo stesso tempo informativo che mette in evidenza tutti i successi conseguiti e le sfide da affrontare.

“Arrivando a Kalongo a poco a poco si scorge il Monte Oret, ‘la montagna del vento’ che domina la savana e l’ospedale di Kalongo: è un luogo speciale che emana qualcosa di molto difficile e forte da spiegare, un’energia protettiva, austera, materna e allo stesso tempo mascolina” – ci raccontano Nicola Demolli Crivelli e Michele Cazzani di PhotoAid – “ Il lavoro svolto da Padre Giuseppe Ambrosoli è stato di una dedizione e amore infinito: dal niente è riuscito a creare una realtà positiva che funziona e che è punto di riferimento per tutta la comunità. Nel nostro reportage abbiamo cercato di trasmettere la profonda gratitudine nel suo operato per l’umanità e la difesa della vita. In qualsiasi luogo dell’ospedale voi vi troviate potrete vedere che la montagna del Vento è là ad osservarvi e a proteggervi, insieme a Padre Ambrosoli”

E’ questa l’eredità di Padre Ambrosoli: un ospedale che è un punto di riferimento per il territorio, unica struttura in grado di fornire servizi sanitari di qualità, ma è anche e soprattutto un motore di cambiamento, di crescita culturale e spirituale perché è riuscito in questi anni non solo a debellare malattie e patologie sul piano epidemiologico, ma anche ad aiutare questa gente da un punto di vista crescita culturale e sociale, contribuendo ad educare e insegnare loro come prendersi cura di sé e della propria famiglia. Una mamma che oggi esce dall’ospedale con il suo neonato sa cosa deve fare per contribuire alla sua crescita. E’ un luogo di sviluppo e formazione globale proprio come nel disegno di Padre Ambrosoli: seguire la via dell’Africa per sostenere l’Africa.

Al centro della sala si trovano le foto storiche dell’archivio fotografico della Fondazione Ambrosoli: ci mostrano un medico e un missionario, ma soprattutto uomo di grande coraggio che in tutti gli sconvolgimenti dell’Uganda ha saputo affrontare con lo stesso coraggio religiosi zelanti, politici, ufficiali militari senza mai cedere a nessuno. Un uomo che primeggiava per umiltà e semplicità, con un controllo di sé straordinario: non era mai arrabbiato, ma sempre pieno di gentilezza, umanità, amore e comprensione per gli altri. Dotato di un alto senso del dovere, di grande generosità e spiritualità: è venuto in Uganda e ha lavorato con amore ed è morto per amore della sua opera e della sua gente. E per questo oggi è beato: fanno da contraltare a queste sue immagini le fotografie che ci sono giunte da Kalongo delle celebrazioni della beatificazione, istantanee di gioia che ci avvicinano a questo popolo, grazie alla figura di padre Ambrosoli e ci fanno guardare al futuro. Completa la mostra fotografica il videoreportage che fa toccare con mano la vita dell’ospedale, della scuola e della sua comunità: una giornata al Dr Memorial Ambrosoli Hospital.

Video documentario “Giuseppe. Vita di Padre Giuseppe Ambrosoli”

Arricchisce la mostra fotografica il video documentario che la Fondazione Ambrosoli ha voluto realizzare in occasione di queste celebrazioni per ricordare la sua figura, ma soprattutto i valori che ha saputo trasmettere e trasmette ancora ancora oggi attraverso la sua opera e i tanti medici e volontari che supportano la Fondazione.
La Fondazione Ambrosoli ha affidato la regia ad un giovane regista, Filippo Castellano, perché guardasse a questa storia con gli occhi dei giovani. Come ha sottolineato Mario Calabresi nella prefazione del libro di Elisabetta Soglio a scritto insieme a Giovanna Ambrosoli – Chiamatemi Giuseppe – Padre Giuseppe è attuale e contemporaneo perché la sua storia contiene tutti quegli ingredienti utili per farne un esempio prezioso per il suo approccio alla vita generoso e professionale.

“La cosa che più mi ha colpito di Padre Giuseppe è che fosse allo stesso tempo molto umile ed estremamente carismatico – ha sottolineato il giovane regista – “Sono due caratteristiche normalmente in aperta contraddizione e il fatto che sono coesistite in una sola persona credo sia straordinario. Le testimonianze che ho raccolto attraverso le interviste dimostrano come la figura di Padre Giuseppe fosse una personalità magnetica e, attraverso le stesse parole delle persone che l’hanno conosciuto, scopriamo come cercasse sempre di restare in disparte e dare priorità agli altri in ogni momento della sua giornata. Questo apparente ossimoro mi ha molto affascinato e mi ha portato a impostare la narrazione con la figura di Padre Giuseppe costantemente al centro del racconto, anche se allo stesso tempo non si vede molto, e nei momenti in cui compare lo fa per breve tempo, in modo estremamente discreto, restando in qualche modo sempre in disparte. A tal proposito la cosa più curiosa che si può notare dalla visione del documentario è come nelle poche riprese di archivio che sono mostrate lui stia sempre fisicamente ai margini dell’inquadratura, come a voler riflettere quella sua tendenza a stare lontano dalla scena, per lasciare sempre spazio agli altri”.

Tela d’artista – Performance artistica open air a cura di Luca Gandola

La riflessione artistica come indagine della realtà e l’arte come strumento di conoscenza che aiuta a costruire ponti sulla realtà, così la Fondazione Ambrosoli ha deciso di usare l’arte per lasciare una testimonianza di Padre Ambrosoli in questo anno dedicato alla beatificazione. Anche in questo progetto ha coinvolto un giovane artista Luca Gandola, originario di Como, che realizzerà una tela dal vivo invitando il pubblico a vivere l’esperienza in diretta nel porticato esterno di Palazzo Broletto.
L’artista Luca Gandola interpreterà attraverso il linguaggio visivo quello che Padre Giuseppe e la sua opera rappresentano, punto di incontro tra il passato, il presente e il futuro.

“La figura di Padre Giuseppe è senza dubbio quella di una persona che ha scelto in maniera estremamente determinata la direzione della sua vita. Uno dei tratti, per me, più di rilievo nella sua storia sono questa certezza cristallina che ha guidato il suo percorso di vita, che nel mondo cristiano si può probabilmente rimandare all’idea di fede, ma che fa eco anche al di fuori della sfera religiosa” – racconta il giovane artista Luca Gandola – “Il fatto che, poi, questa scelta, si traduca nella volontà di aiutare il prossimo, di fare del bene a chi si trova in difficoltà, la rende degna di nota nell’ottica di costruire una società altruista, generosa, attenta: evidenzia degli ideali che ogni società in ogni periodo e parte del mondo dovrebbe avere chiaro. Per questo Padre Giuseppe può essere considerato un esempio positivo di essere umano. Scoprendo, man a mano, Padre Giuseppe attraverso i libri, gli articoli e il suo lascito, ho capito che mi sarebbe piaciuto lavorare sull’impatto sociale che ha avuto, anche attraverso la sua professione e il suo lavoro che sono stati assoluti e sono costati molti sacrifici. Nell’opera saranno quindi centrali quest’idea di essere utili al prossimo e il dialogo con un contesto bisognoso e in difficoltà, ma collaborativo, aperto. L’idea è quindi contrapporre questi due mondi, uno chiaro, sano e determinato, l’altro vulcanico nei colori, anche disequilibrato, saturo e cercare di farli coesistere. Mi piacerebbe che l’immagine che si andrà a creare possa rendere la devozione che Padre Giuseppe ha dimostrato alla causa che ha abbracciato con tenacia esemplare e che possa testimoniare anche la gioia con cui si celebra il suo riconoscimento nel mondo cristiano”. La tela sarà donata dalla Fondazione Ambrosoli alla comunità di Como.

Con questo evento, prendono il via le iniziative della Fondazione Ambrosoli per ricordare la figura e l’eredità che ha lasciato padre Ambrosoli a Kalongo. Lo scorso 20 novembre proprio in questa terra si è svolto il rito della beatificazione, tra la sua gente, dove ha dato la vita per salvare l’ospedale e la scuola da lui fondati, durante la guerra civile che colpito il Paese.

“E’ difficile esprimere quello che tutti noi sentiamo in questo momento, difficile anche comprendere fino in fondo un fatto di così grande portata come l’aver raggiunto il traguardo della santità – dichiara Giovanna Ambrosoli, presidente della Fondazione Ambrosoli – “Padre Giuseppe per me è esempio di amore concreto e operoso…fonte di ispirazione della strada giusta da intraprendere, ciascuno nel proprio contesto e secondo le proprie possibilità, e spero davvero che conoscere la sua storia e la sua opera a Kalongo possa ispirare tanti giovani nelle loro scelte di vita. Con queste iniziative che prendono il via il 3 dicembre a Como vogliamo far conoscere ad un pubblico sempre più ampio la sua figura e la sua opera e abbiamo scelto di farlo coinvolgendo sempre di più i giovani”.

Per la Fondazione, la beatificazione non è un punto di arrivo ma segna un nuovo inizio che rafforza il senso di responsabilità nei confronti della sua eredità materiale e morale. “Ora lavoriamo per l’opera di un Beato e speriamo che la beatificazione di padre Giuseppe – conclude Giovanna Ambrosoli – possa aprire una finestra sull’ospedale e sulla scuola di ostetricia, aiutandoci a portare avanti la sua inestimabile opera e a farne apprezzare l’enorme valore”.

Padre Giuseppe. Il Senso della vita” sarà visitabile sino l’ 8 gennaio dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18. Informazioni: Fondazione Ambrosol Laura Maini T. 344 2968015.

Iniziative collaterali : Una stella per Kalongo
In piazza Duomo a Como, il 3 e 4 dicembre , verranno distribuite le stelle di Natale per raccogliere fondi a favore dell’ospedale di Kalongo.

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Pulcini a villa Bernasconi https://www.artevarese.com/pulcini-a-villa-bernasconi/ https://www.artevarese.com/pulcini-a-villa-bernasconi/#respond Thu, 01 Dec 2022 08:01:38 +0000 https://www.artevarese.com/?p=68241 Cernobbio (CO) – Le piccole opere dell’artista-artigiano della carta Alberto Casiraghy, nella mostra che da oggi, (giovedì 1° dicembre) alle ore 18 viene inaugurata a Villa Bernasconi. “Librini in mostra”, questo il titolo, è un progetto espositivo che si snoda attraverso un percorso che accompagna il visitatore nei racconti del noto editore di PulcinoElefante. L’inaugurazione […]

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Cernobbio (CO) – Le piccole opere dell’artista-artigiano della carta Alberto Casiraghy, nella mostra che da oggi, (giovedì 1° dicembre) alle ore 18 viene inaugurata a Villa Bernasconi. “Librini in mostra”, questo il titolo, è un progetto espositivo che si snoda attraverso un percorso che accompagna il visitatore nei racconti del noto editore di PulcinoElefante.
L’inaugurazione sarà seguita da un “salotto letterario” con accompagnamento musicale del maestro Sergio Guatterini e la presenza dell’artista, che sarà disponibile a dialogare con i presenti.

L’esposizione è nata dalla collaborazione, attualmente in corso, con il Comune di Milano e il Museo Casa Boschi Di Stefano che nel 2019, ha acquisito oltre diecimila titoli della casa editrice Pulcinoelefante e che in occasione della mostra cernobbiese ha concesso, generosamente, alcune delle sue opere e ha realizzato due nuovi titoli.

I “librini” sono delle piccole opere d’arte di editoria, veri gioiellini, pezzi unici, stampati, tagliati, colorati e cuciti a mano, che hanno tutti lo stesso formato e la stessa struttura. Sono composti da 4 pagine, stampate su carta pregiata prodotta in Germania, la Hajnemuhle, utilizzando una macchina Superaudax degli anni ’40 e i caratteri mobili Bodoni. Ogni “librino” contiene un aforisma, o una poesia, o una semplice frase accompagnata da un’illustrazione o da un’incisione o da una piccola composizione. Infine, tutti riportano l’indicazione della tiratura che non supera mai le 33 copie. Due sono le peculiarità del progetto espositivo che dialoga con il concept della Villa: la prima é quella di raccontare storie di persone, artisti e poeti così come fa Villa Bernasconi nel suo “museo della casa che parla”, in cui il visitatore viene accolto e guidato in un percorso dove é la villa stessa, in prima persona, a raccontare storie.
La seconda é la capacità di Casiraghy di unire il suo animo artistico con il “saper fare” artigiano, tendenza intrinseca dell’Art Nouveau, di cui si possono ammirare alcuni esempi all’interno della Villa stessa, come lo scalone in ferro battuto del Mazzucotelli e le vetrate colorate.

La mostra vuole approfondire diversi temi cari all’editore, tra cui la natura e l’arte nelle sue diverse declinazioni: musica, poesia, filosofia e pittura. Una sezione racconterà “storie” di personaggi dalla vita intensa, come Totò e Dario Fo. All’interno del percorso espositivo, è presente anche un “librino” illustrato da Enrico Baj, artista del quale la Villa ha attualmente in esposizione alcune opere provenienti dalla Collezione Boschi Di Stefano tratte dal “ciclo delle montagne”.

Una particolare sezione è invece dedicata a sedici “librini” realizzati da poeti e artisti comaschi tra i quali la scrittrice e poetessa Carla Porta Musa con i suoi versi dedicati al Lago di Como.

Il percorso si conclude con 6 quadri di Alberto Casiraghy raffiguranti creature e animali fantastici. Ogni sezione è introdotta da un suo aforisma.

In occasione della mostra sono stati realizzati anche due “librini” dedicati alla città di Cernobbio: uno intitolato alla stessa Villa Bernasconi con un aforisma di Cristina Quadrio, responsabile della didattica del museo, e con composizione artistica di Alice Fattorini, designer e art director; il secondo dedicato al Giardino della Valle di Cernobbio, con la poesia “Il pettirosso nel Giardino della Valle” scritta nel 2015 da Nonna Pupa (fondatrice e ideatrice del Giardino) e con le grafiche di Erika Trojer, artista cernobbiese attenta alla salvaguardia dell’ambiente che fa arte attraverso il riutilizzo artistico dei materiali. Ciò è pienamente in tema con la storia del Giardino, che nasce dalla rivitalizzazione di uno spazio precedentemente occupato da una discarica abusiva.

La rassegna “Pulcini in villa Bernascoini” proseguirà sino al 9 gennaio e sarà visitabile: venerdì, sabato, domenica e lunedì dalle 10 alle 18. Apertura straordinaria martedì, mercoledì e giovedì dalle 14 alle 18. Chiuso 25 dicembre e 1 gennaio. Per informazioni contattare: Tel. 031.3347209

Note biografiche

Alberto Casiraghi, noto come Casiraghy, è nato nel 1952 ad Osnago, in provincia di Lecco. Nel 1982 ha deciso di fondare la casa editrice Pulcinoelefante all’interno della sua abitazione, avendo la fortuna di lavorare con artisti di alto calibro, come Maurizio Cattelan, Franz Kafka e Samuel Beckett. L’incontro più prolifico è però stato con Alda Merini, insieme alla quale ha stampato circa 700 titoli, di cui uno presente nella mostra.

L’esposizione, organizzata in collaborazione con l’Associazione culturale Parolario sarà affiancata da laboratori creativi gratuiti nell’ambito del programma della Città dei Balocchi a Cernobbio per la realizzazione di un librino artistico unico e irripetibile, a cura di Cristina Quadrio di Fata Morgana. Per le scuole (prenotazione obbligatoria scrivendo a info@consorziocomoturistica.it): 19, 20, 21 dicembre 2022, negli orari: 9-10.30. Per gli adulti (prenotazione obbligatoria su www.villabernasconi.eu): nei giorni 7 e 21 dicembre negli orari 14-15.30.

Altri eventi in villa
Fino al 22 gennaio 2023 mostra “Al lago con Antonio e Marieda” Dal 7 gennaio 2022 all’8 gennaio 2023 mostra “10 NFT” a cura di Aldo Premoli.

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“ConGiunti” a Bellagio https://www.artevarese.com/congiunti-a-bellagio/ https://www.artevarese.com/congiunti-a-bellagio/#respond Thu, 13 Oct 2022 09:53:43 +0000 https://www.artevarese.com/?p=67691 Bellagio (CO) – Sarà Daniele Radini Tedeschi (curatore alla Biennale di Venezia) ad aprire sabato (15 ottobre) la seconda tappa espositiva del progetto “Congiunti”, rassegna ospitata alla Torre delle Arti. Il critico d’arte presenterà una rosa di artisti internazionali, scelti nel panorama contemporaneo, trattati nell’omonima pubblicazione a marchio Giunti editore. L’iniziativa è concepita come un […]

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Bellagio (CO) – Sarà Daniele Radini Tedeschi (curatore alla Biennale di Venezia) ad aprire sabato (15 ottobre) la seconda tappa espositiva del progetto “Congiunti”, rassegna ospitata alla Torre delle Arti. Il critico d’arte presenterà una rosa di artisti internazionali, scelti nel panorama contemporaneo, trattati nell’omonima pubblicazione a marchio Giunti editore.

L’iniziativa è concepita come un susseguirsi di riflessioni e confronti tra un artista del passato e uno vivente, accomunati da affinità, citazioni, legami, divergenze oltre il tempo e lo spazio.
L’arte, nell’ambito di un percorso di ispirazioni e rimandi, ha spesso sovrapposto la tradizione all’innovazione; allo stesso modo il progetto, articolato in diverse mostre, di cui la precedente al Castello Sforzesco Visconteo di Novara, e in una pubblicazione, andrà a suggerire quelle opere che, nonostante un linguaggio attuale, siano foriere di valori di bellezza universalmente validi.

Autorevoli progenitori, in pittura, scultura e fotografia, troveranno nuovi eredi in alcuni maestri di oggi; un avvicinamento tra passato e presente in cui si possono riconoscere quelli che Francesco Arcangeli chiamava “tramandi”, ovvero lunghi fili che collegano ad esempio le opere di Mondrian a Piero della Francesca, quelle di Wiligelmo a Pollock o i lavori di Cimabue a Morandi.

L’idea di “classico”, dunque, non viene più intesa come valore immutabile a cui ancorarsi per contrastare la fluidità del presente, bensì come punto di partenza, di riflessione e fondamento per la creazione di nuove forme estetiche e contenuti. Seguendo questo indirizzo l’arte della tradizione non sarà più associata a un mondo ideale e senza tempo, bensì rimodellata alla luce del presente e delle sue tematiche pressanti, come multiculturalità, questione identitaria, il rapporto con la memoria storica del Novecento e la ricerca di modelli di sviluppo sostenibili.

Il risultato delle mostre sarà registrato nel volume “Congiunti”, in uscita a conclusione dell’anno dalla storica casa editrice. Tra gli enti coinvolti nel progetto anche il College International de Cannes, fondato nel 1931 dall’intellettuale Paul Valéry, ente di ricerca e studio che ha ospitato a Maggio la presentazione dell’intero evento.

Saranno esposte le opere di: Agarla Matteo, Ancilotto Camilla, Bachiocco Piera, Carletti Franco, Comand Patrizia, Corso Cecilia, Depaoli Gianni, Dupont Josine, Fera Emanuela, Fusari Giuliana Maria (Maddalena), Gaggio Paola, Gentile Lena, Gonzales Alba, Irosa Guido, Landolfi Silvana, Legnazzi Barbara, Longhitano Laura, Marin Federica, Minutolo Mario, Moiso Carla, Montalto Adriana, Perin Juri, Pezzino de Geronimo Rossella, Prato Tiziana, Premoli Lorena, Pucci Osvalda, Rossetto Paolo, Scaglione Antonella, Serpetti Alessio, Toniatti Michele, Velardi Maria, Vinotto Alessandra.

La mostra sarà aperta al pubblico tutti i giorni, fino al 25 ottobre, dalle 10 alle 17.

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