Andar per ville Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/andar-per-ville/ L'arte della provincia di Varese. Tue, 18 Jul 2023 15:43:50 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.3.4 https://www.artevarese.com/wp-content/uploads/2017/05/cropped-logo-1-150x150.png Andar per ville Archivi - ArteVarese.com https://www.artevarese.com/categoria/andar-per-ville/ 32 32 Sere FAI d’Estate, suggestioni da vivere https://www.artevarese.com/sere-fai-destate-suggestioni-da-vivere/ https://www.artevarese.com/sere-fai-destate-suggestioni-da-vivere/#respond Tue, 18 Jul 2023 18:00:14 +0000 https://www.artevarese.com/?p=71054 Varese – Dagli aperitivi, ai picnic sotto le stelle, dalle osservazioni guidate del cielo ai concerti, dalle visite speciali in notturna alle performance teatrali e agli incontri letterari, sono tante le iniziative proposte dalla Fondazione nei suoi Beni a Varese e provincia da luglio a settembre Le  Sere FAI d’Estate propongono un ricco calendario di […]

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Varese – Dagli aperitivi, ai picnic sotto le stelle, dalle osservazioni guidate del cielo ai concerti, dalle visite speciali in notturna alle performance teatrali e agli incontri letterari, sono tante le iniziative proposte dalla Fondazione nei suoi Beni a Varese e provincia da luglio a settembre

Le  Sere FAI d’Estate propongono un ricco calendario di appuntamenti  che resteranno aperti eccezionalmente oltre l’abituale orario per offrire al pubblico la possibilità di proseguire la visita oltre il tramonto, partecipare a iniziative speciali e fermarsi a godere della suggestiva atmosfera delle serate estive in luoghi unici (informazioni e calendario completo su www.serefai.it).

Tra i prossimi eventi, a Villa Panza a Varese, visitabile dalle ore 18 alle 23,  venerdì 21 luglio il pubblico verrà invitato a prendere parte a Opere in scena, evento ideato per indagare l’essenza di alcune delle opere e installazioni esposte in Villa, frutto della sensibilità di Giuseppe Panza, che le ha selezionate e allestite, e degli artisti che, convocati a Villa Panza dal collezionista e stimolati da questo luogo, hanno attivato un fecondo dialogo tra produzione artistica e ambiente naturale.

Alle ore 19 e alle ore 21 si svolgerà la performance itinerante di Andrea Chiodi, regista teatrale e direttore artistico del festival Tra Sacro e Sacro Monte, che si confronterà con natura e spazio. La natura e le sue proporzioni incarnavano per Giuseppe Panza lo spazio ideale, proiezione di un mondo perfetto e Villa Panza, emblema della relazione simbiotica tra architettura, natura e paesaggio, sin dall’inizio è diventata materia e fonte della ricerca estetica del collezionista. Partendo dalla monumentale carpinata che, come un cannocchiale prospettico, spinge l’occhio verso l’orizzonte, Andrea Chiodi, attraverso le suggestioni di brani letterari e poetici, guiderà il visitatore all’osservazione del cielo stellato per il quale il parco della Villa, un terrazzo tra terra e cielo, offre un perfetto punto di vista. Il percorso si concluderà all’opera di Jene Highstein Twelve Part Vertical Pipe Piece, 1973, una linea di pali equidistanti inseriti verticalmente nel terreno, attraverso i quali l’artista rivela lo spazio naturale: distanze, angolazioni, linee parallele o convergenti, perpendicolari o oblique.
Per partecipare alla serata è necessaria la prenotazione da effettuare sul sito www.villapanza.it.

Martedì 25 luglio alle ore 19 il pubblico potrà invece partecipare a una visita guidata (da prenotare sul sito www.villapanza.it) alla scoperta del meraviglioso giardino storico della Villa, tra architettura e botanica, nella suggestiva cornice del tramonto estivo. Alle 20.30 si potrà invece partecipare al secondo incontro de Il Giardino racconta, che vedrà Laura Pirovano presentare il suo libro “Giardini d’ombra” (Libreria della Natura, 2023), un viaggio a 360 gradi sugli aspetti poetici, orticoli, botanici e progettuali dei giardini d’ombra. Laura Pirovano è plant designer, blogger, docente di progettazione di giardini e scrittrice di articoli e libri su giardini e paesaggi. a cura degli autori, organizzati con la collaborazione delle librerie del territorio. L’appuntamento letterario è un evento gratuito. La partecipazione al solo evento non consente l’accesso alla Villa e alla Collezione; per la visita della Villa è necessario acquistare relativo biglietto di ingresso.

Martedì 2 agosto, dalle 18 alle 23, è in programma Ars sonora. Musica in Villa, una serata musicale, tra live e dj set: un invito a vivere la Villa e il giardino nella magica atmosfera del tramonto, in compagnia della musica scelta per l’occasione da TuMiTurbi. Sarà possibile fare un aperitivo a cura del Ristorante Luce.  Per partecipare è necessaria la prenotazione da effettuare sul sito www.villapanza.it.

Le Opere in scena a Villa Panza si concluderanno domenica 10 settembre con uno speciale omaggio a Giuseppe Panza di Biumo, in occasione dei cent’anni dalla sua nascita. Il FAI organizzerà nel cortile d’onore della villa varesina una lettura d’eccezione di alcuni brani tratti dai Ricordi di un Collezionista (2006) appassionante autobiografia del collezionista-pensatore che con le sue scelte ha segnato profondamente la storia dell’arte contemporanea. La voce sarà quella dell’attore Umberto Orsini che svelerà, dando corpo alle parole di Giuseppe Panza, una parte del suo percorso spirituale e dell’avventura intellettuale che ha dato vita ad una collezione d’arte unica, oggi in gran parte trascritta nella casa di Varese gestita dal FAI. La lettura di alcune pagine dei Ricordi verrà accompagnata dalla proiezione di immagini che hanno scandito la sua pionieristica impresa di collezionista, curatore, architetto e mecenate nella tenace ricerca della bellezza attraverso l’arte.

Umberto Orsini, formatosi all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, ottiene i primi successi in teatro recitando con la Compagnia dei Giovani e la regia di De Lullo; successivamente collabora con Gabriele Lavia e la compagnia Teatro dell’Eliseo (di cui è stato direttore artistico dal 1980 al 1997), con Luca Ronconi, Patroni Griffi, Massimo Castri e altri noti registi. Debutta al cinema con La dolce di vita (1959) di Federico Fellini e si afferma in seguito grazie alla collaborazione con Luchino Visconti per cui recita ne La caduta degli dei (1969) e Ludwig (1973).

Per informazioni e costi: www.villapanza.it; Villa e Collezione Panza, piazza Litta 1 – Varese tel. 0332/283960, email faibiumo@fondoambiente.it.

Eventi al Monastero di Torba, Gornate Olona

Spazio alle stelle venerdì 21 e sabato 22 luglio con Astronomi per una notte, una serata unica che, a partire dalle 18, permetterà di visitare il Monastero del FAI al calar del sole, gustare un aperitivo e osservare la volta celeste con la sapiente guida degli astronomi dell’Osservatorio G. Schiaparelli del Campo dei Fiori (Varese). L’osservazione guidata del cielo avrò inizio alle ore 21.15.

Sabato 29 luglio, 5 e 26 agosto l’appuntamento sarà con Aperitivo al tramonto. Nella gradevole atmosfera  il pubblico avrà la possibilità di effettuare una visita guidata – partenza  18.30, 19.30 e 20.30 – per ripercorrere le vicende millenarie di soldati, monache e contadini, seguita da un aperitivo a cura del ristorante interno, da gustare in tranquillità in un luogo dal grande fascino.

E ancora, giovedì 10 agosto dalle 18.30 si festeggia San Lorenzo. Cena sotto le stelle, evento che unirà alla scoperta del Bene, una cena speciale in corte e l’osservazione libera delle stelle dalle 21.30.

Sabato 19 agosto si potrà partecipare invece a Racconti al tramonto. Storie a colori del medioevo, un colorato percorso guidato attraverso l’arte, la spiritualità e le credenze per conoscere similitudini e differenze tra l’uomo medievale e quello contemporaneo. Durante le visite proposte – alle  18.30, 19.30 e 21.15 – la misteriosa simbologia del colore verrà raccontata attraverso le pitture del Monastero: dal bianco delle vesti degli angeli al rosso di quelle dei martiri, dall’umiltà del nero al potere dell’oro. Sarà inoltre possibile, gustare un aperitivo a cura del ristorante Antica Torre, interno al Bene. Per tutti gli appuntamenti sopra elencati è richiesta la prenotazione, effettuabile, fino a esaurimento posti, sul sito www.monasteroditorba.it.

Eventi a Vill della Porta Bozzolo, Casalzuigno

Anche Villa Della Porta Bozzolo aprirà eccezionalmente le sue porte nelle sere d’estate grazie a due eventi coinvolgenti. Durante Picnic al tramonto, in programma il 29 luglio, 5, 12, 19 e 26 agosto e 1 settembre dalle 18.30 alle 23, il monumentale giardino all’italiana della Villa, caratterizzato da scenografiche terrazze scolpite in pietra, aiuole fiorite e un panoramico belvedere, diventerà luogo ideale gustare un suggestivo tramonto. Per chi lo desiderasse, sarà possibile effettuare visite guidate e prenotare un cestino da picnic per due persone preparato dal ristorante all’ interno. (Menù cestino: focaccia alla caprese con olive di Liguria, cous cous alla mediterranea, verdure crude di stagione, uova sode con salsa tonnata e formaggio della Valle, meringhetta monoporzione ai frutti di bosco, 2 bottigliette di acqua, tovaglioli a perdere, piatti in porcellana e posate al costo di €50 a coppia. Il cestino per i bambini prevede: focaccia con prosciutto cotto, pasta al pomodoro, acqua o bibita, al prezzo di € 15 ciascuno. Il cestino può essere prenotato esclusivamente scrivendo una email all’indirizzo: daniela@schiaffi.it)

Il 10, 11 agosto e 15 settembre sarà la volta di Astronomi per una notte, appuntamento dedicato al cosmo, a cura dell’Osservatorio Astronomico G.V. Schiaparelli. A partire dalle 21.30 si potrà  partecipare all’osservazione guidata del cielo nello scenografico parco di Villa Della Porta Bozzolo, ammirando da vicino la luna e i pianeti, proiettati in tempo reale su un grande schermo. Venerdì 15 settembre, oltre all’osservazione guidata del cielo, alle 20.30 verrà proposta una piccola lezione di astronomia, sempre a cura degli esperti dell’Osservatorio Astronomico G.V. Schiaparelli, durante la quale verrà messo a confronto il cielo sopra i due emisferi. In tutte le serate la Villa sarà aperta a partire dalle 18 e sarà possibile riservare un cestino picnic (per informazioni e prenotazioni 3348916214 – daniela@schiaffi.it.), da gustare in attesa del calar del sole.

Eventi a Casa Macchi, Morazzone

Tra le novità dell’estate 2023, l’Aperitivo in jazz a Casa Macchi che sabato 12 agosto prirà le sue porte dopo l’orario di chiusura, dalle 18 alle 21.30, per offrire la possibilità ai propri ospiti di godere dell’atmosfera della casa e del giardino al tramonto, gustando il famoso Caramamma, liquore per aperitivo tipico di Morazzone, con accompagnamento di musica jazz a cura di Nicola Tacchi alla chitarra e Maria Torelli al contrabbasso il 14 luglio e “T’n’T Duo-Dyna Jazz” con Tarcisio Olgiati al sax e Nicola Tacchi alla chitarra il 12 agosto. L’aperitivo, al costo di €15 (da saldare in loco).In caso di maltempo l’evento sarà annullato.
Per informazioni e costi: www.faicasamacchi.it; Piazza Sant’Ambrogio 2 – Morazzone – Varese, tel. 0332/1821610, email faicasamacchi@fondoambiente.it.

 

 

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Una villa con vista sulla valle del Ticino e una con romantico parco https://www.artevarese.com/una-villa-con-vista-sulla-valle-del-ticino-e-una-con-romantico-parco/ https://www.artevarese.com/una-villa-con-vista-sulla-valle-del-ticino-e-una-con-romantico-parco/#respond Sun, 24 Jul 2022 14:30:11 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66640 E così il nostro “andar per ville” girovagando per paesi e città dell’alto Milanese finisce, ma finisce con due ville che hanno molto da raccontare: ancora a Lonate Pozzolo, però in due frazioni un tempo comunità autonome e fiere di esserlo. Prima passeggiata a Tornavento dove nel giugno 1636, durante la guerra dei Trent’anni, sotto […]

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E così il nostro “andar per ville” girovagando per paesi e città dell’alto Milanese finisce, ma finisce con due ville che hanno molto da raccontare: ancora a Lonate Pozzolo, però in due frazioni un tempo comunità autonome e fiere di esserlo.
Prima passeggiata a Tornavento dove nel giugno 1636, durante la guerra dei Trent’anni, sotto “el sol claro y ardiente”, si combattè un’aspra battaglia fra l’esercito spagnolo e le truppe franco-sabaude che poi dilagarono nei villaggi intorno combinandone di cotte e di crude. Tornavento godeva, e gode tuttora, di una felicissima situazione ambientale: infatti affacciandosi dalla sua amena piazzetta la vista spazia sulla verdeggiante valle del Ticino, con Oleggio ormai piemontese sull’altra sponda e, come sfondo impagabile, la catena del monte Rosa (ill. 1); più prossima si vede invece la complessa organizzazione delle acque, fra canali, gore e il Naviglio Grande che qui finisce.

E così il nostro “andar per ville” girovagando per paesi e città dell’alto Milanese finisce, ma finisce con due ville che hanno molto da raccontare: ancora a Lonate Pozzolo, però in due frazioni un tempo comunità autonome e fiere di esserlo.

Panorama da Tornavento

Prima passeggiata a Tornavento dove nel giugno 1636, durante la guerra dei Trent’anni, sotto “el sol claro y ardiente”, si combattè un’aspra battaglia fra l’esercito spagnolo e le truppe franco-sabaude che poi dilagarono nei villaggi intorno combinandone di cotte e di crude. Tornavento godeva, e gode tuttora, di una felicissima situazione ambientale: infatti affacciandosi dalla sua amena piazzetta la vista spazia sulla verdeggiante valle del Ticino, con Oleggio ormai piemontese sull’altra sponda e, come sfondo impagabile, la catena del monte Rosa; più prossima si vede invece la complessa organizzazione delle acque, fra canali, gore e il Naviglio Grande che qui finisce.

L’ipposidra

Da immaginare il via-vai alla metà Ottocento quando per evitare i dislivelli pericolosi del fiume i barconi provenienti da Milano venivano caricati sull’ipposidra, una strada ferrata che tramite carri trainati dai cavalli li portava alle più tranquille acque del Verbano. La “Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto”, sempre preziosa guida per il nostro itinerario villereccio, precisa laconica, a proposito del paese: “Tornavento, tutto proprietà dei Parravicini, con bella villa”; di sicuro quella che ancora si nota su un fianco della piazzetta.

Tornavento, Villa Alessandri, Parravicini

Originariamente residenza degli Alessandri che del piccolo borgo erano i feudatari, passò poi ai nobili Parravicini legati per matrimoni a famiglie autorevoli di Milano, e fu con loro che essa ebbe definitivo assetto. Alle spalle di uno scenografico portale la casa si organizza in una struttura chiusa intorno ai cortili, senza mostrare particolari rilevanze sia costruttive sia decorative. Non poteva mancare però la torretta terrazzata per una vista che davvero “’ntenerisce il core”. Ultima tappa dell’“andar per ville” è a Sant’Antonino, frazione di Lonate ora, ma nel Medio Evo terra libera, vale a dire senza feudatario. Sulla “Grande Illustrazione” si legge che lì “nulla ti ferma l’occhio”: forse Cesare Cantù vi passò, se vi passò, di fretta, perché, altrimenti, un cenno doveva scriverlo a proposito dei possedimenti della nobile famiglia Oltrona Visconti e, prima ancora, dei Bodio compadroni di Lonate. Certo la dimora non è un palazzo di grandioso disegno e non è facile distinguerla subito fra le case rustiche del borgo addossate alla chiesa che, di fatto, è un’appendice della dimora anche se aperta, almeno fino a qualche decennio fa, alla devozione di tutti i paesani. Più che all’esterno villa Oltrona Visconti vede il suo sviluppo intorno all’ampio cortile di rappresentanza al quale si accedeva da un sontuoso portale munito di pregevole cancello in ferro battuto.

Sant’Antonino Ticino, Villa Oltrona Visconti

Le facciate su questa corte appaiono uniformi e severe e già rispecchiano gli interni altrettanto semplici se non nel salone principale per la sua altezza a due piani e il soffitto a ornamenti neoclassici. Particolarmente pittoresco il parco con le gallerie di carpini e un boschetto popolato da statue dove “la luce rapida/piove di cosa in cosa/e i color vari suscita/dovunque si riposa” citando Manzoni.

Questo fino a qualche decennio fa perché ora villa Oltrona Visconti è inabitata e sembra prossima ad una malinconica decadenza.

 

Giuseppe Pacciarotti

 

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Case signorili tra brughiera e Ticino https://www.artevarese.com/case-signorili-tra-brughiera-e-ticino/ https://www.artevarese.com/case-signorili-tra-brughiera-e-ticino/#respond Sun, 17 Jul 2022 07:30:21 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66553 Da Somma, tra boschi, brughiere e – purtroppo – impoetiche strutture legate all’aeroporto della Malpensa, che nel 1858, citando sempre la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto”, era solo un “luogo in cui si fanno le annuali esercitazioni militari”, si può arrivare a Vizzola, quieto abitato costituito da poche, vetuste case, dalla chiesa dedicata a San […]

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Da Somma, tra boschi, brughiere e – purtroppo – impoetiche strutture legate all’aeroporto della Malpensa, che nel 1858, citando sempre la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto”, era solo un “luogo in cui si fanno le annuali esercitazioni militari”, si può arrivare a Vizzola, quieto abitato costituito da poche, vetuste case, dalla chiesa dedicata a San Giulio e da una dimora padronale. Dopo i Crivelli, i Visconti di Cislago e i Castelbarco divennero proprietari del borgo i Della Croce, un’antichissima famiglia milanese già con vasti possedimenti nell’alto Milanese dove introdussero la lavorazione agricola dei terreni. Proprio per controllarla direttamente a Vizzola essi sistemarono un edificio sorto su una porzione del complesso difensivo dotato di torre strategicamente arroccato su uno sperone alluvionale a controllo e guardia del Ticino e della sua valle.

Vizzola Ticino, Villa Della Croce, Caproni

L’edificio assunse i modi composti del tardo neoclassicismo e di questo stile evidenzia non solo gli elementi formali della veste architettonica corredata da un aulico timpano triangolare ma anche gli andamenti decorativi degli affreschi presenti in alcune sale. Nel 1927 la villa fu comperata dai fratelli Caproni, i noti pionieri nella costruzione degli aerei, e ad essa prestò attente cure soprattutto Federico che aggiunse la torretta centrale in vista dell’ampio panorama sulla valle e sulla vastità delle terre bonificate grazie ai suoi aggiornati interventi.

Vizzola Ticino, cancelli di villa Della Croce, Caproni

Oggi con il grande parco a cui danno accesso cancelli di elegantissimo disegno, dove non manca una serra tutta vetro e ferro, villa Della Croce è stata convertita in prestigiosa “location” per eventi e cerimonie.
Identica destinazione è toccata nella poco distante Lonate Pozzolo anche a villa Porro appartenuta a una delle famiglie compadrone del paese dove non mancano altre dimore signorili e con giardino destinate non a casa di vacanza o di svago bensì a residenza stabile. Lo si può dire per una dimora settecentesca in via Roma, al numero 8, un tempo proprietà della famiglia Agnesina e oggi, purtroppo, molto compromessa. La distingue già il portale elegantemente sagomato che introduce in una corte dove s’impone il corpo centrale, più alto di un piano, dell’edificio dotato del consueto triportico e ingentilito dall’eleganza dei ferri battuti dei balconcini.

Lonate Pozzolo, villa Porro

Poco discosta è appunto villa Porro che ha una sua storia lunga nel tempo e complessa architettonicamente conclusa nel tardo Ottocento con la costruzione di una torretta per la visione del parco disegnato secondo il gusto romantico e della corte nobile oggi sistemata a giardino.
Se solo per poco il soppresso convento di Sant’Agata fu adattato a villa per la famiglia degli industriali Carminati, assumendo una veste neo barocca come in auge nei primi decenni del secolo scorso e diventando in seguito la sede municipale, c’è un’altra dimora, discosta dall’abitato, meritevole di essere segnalata anche se, dopo anni di obsolescenza, ha avuto più che restauri rimaneggiamenti che le hanno tolto la nobile destinazione originaria. Sorta su terreni di proprietà di un ramo cadetto dei Visconti, appartenne ai Fenati e ai Riva.

Lonate Pozzolo, villa Fenati Riva negli anni dell’abbandono

A queste famiglie toccò dare l’assetto, sobrio e severo, di un neoclassicismo  evidenziato dall’insistente andamento orizzontale presente nel portico architravato, nel marcapiano diventato davanzale delle finestre sormontate a loro volta da una fascia lineare. La villa e il suo parco ricco di preziosi esemplari arborei mantenevano fino a pochi anni fa l’atmosfera ottocentesca creata dai proprietari di allora, Oggi persa per sempre.

Giuseppe Pacciarotti

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A Somma Lombardo non c’è solo un castello https://www.artevarese.com/a-somma-lombardo-non-ce-solo-un-castello/ https://www.artevarese.com/a-somma-lombardo-non-ce-solo-un-castello/#respond Sun, 10 Jul 2022 10:00:36 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66446 Impossibile in tema di ville storiche non toccare Somma Lombardo che a leggere la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” era “circondata da mura” e possedeva un saldo fortilizio. Quest’ultimo esiste ancora ma non è più quello originario perchè i marchesi Visconti di San Vito a partire dalla metà del Quattrocento e poi soprattutto nel Cinque […]

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Il castello Visconti di San Vito

Impossibile in tema di ville storiche non toccare Somma Lombardo che a leggere la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” era “circondata da mura” e possedeva un saldo fortilizio. Quest’ultimo esiste ancora ma non è più quello originario perchè i marchesi Visconti di San Vito a partire dalla metà del Quattrocento e poi soprattutto nel Cinque e nel Seicento lo ingrandirono fino a trasformarlo in “un palazzo a forma di castello”.

Con simile destinazione, e giusto per assecondare lo svago prediletto dei Visconti, gli si affiancò uno sterminato parco disteso lungo il pendio della collina in vista della valle del Ticino, adorno di uno scenografico ingresso barocco da cui si intravvede, tra gli alberi, una mastodontica statua di Diana cacciatrice. Un’altra parte del giardino lambiva invece le prime case del borgo con frutteti e fattorie che la strada napoleonica del Sempione separò dal castello sancendo il loro inarrestabile declino.

Letto monumentale nel castello Visconti di San Vito

Il castello esibisce tutti i segni della dovizia e della potenza dei Visconti con affreschi di inizio Seicento nella cappella gentilizia, sulla volta dello scalone d’onore e in alcune sale, affreschi per i quali si è fatto il nome di Carl’Antonio Procaccini, fratello dei più noti Camillo e Giulio Cesare. I saloni, improntati a fasto e grandiosità, ebbero camini monumentali, soffitti lignei cassettonati e arredi pomposi; in un ambiente poi è riunita – passione di uno degli ultimi castellani – un’incomparabile collezione di piatti da barba che il “cavaliere” doveva reggere sotto il mento mentre un “Figaro bravo bravissimo” insaponava e radeva.
A Somma altre dimore si distinguono ancora per marcata dignità: una è quella appartenuta ai Campana, famiglia tra le più distinte alla quale appartenne Francesco, storico e giureconsulto oltre che pastore in Arcadia. Una villa non di delizia, ma ampia residenza stabile, situata appena dopo le case del borgo, alle spalle della chiesa di San Bernardino e circondata dalla campagna dove furono rinvenute tracce di epoca romana al momento della sua edificazione, intorno al 1660. Oggi, privata degli originari caratteri ambientali e distintivi, ha perso gran parte del suo autorevole prestigio.

Palazzo Viani Visconti

Anche l’edificio che ospita tuttora il municipio fu a suo tempo residenza di un nobile: il marchese Sebastiano Viani, milanese con palazzo in contrada Cerva, proprio dove stavano i Visconti di cui sposò un’erede: Teresa. A pochi passi dal castello, di fronte alla Parrocchiale dedicata a Sant’Agnese, era una dimora signorile conformata alle esigenze e alle mode settecentesche, dunque con porticato, sale di rappresentanza e una loggia affacciata sul giardino posteriore a cui si accedeva da una breve scala a doppia rampa ingentilita da un raffinato parapetto in ferro battuto. Dopo i Viani il palazzo subì non poche traversie, anche non lievi, a cui si è cercato di rimediare negli ultimi decenni del secolo scorso. Impossibile da recuperare tuttavia la raffinata, elegante atmosfera di quando i Viani lo abitavano.

Villa Melzi, Dolci

Altra villa da conoscere prima di lasciare Somma, anche per pensarci su, è quella appartenuta al conte Giovanni Antonio Melzi che trasformò in residenza di campagna un seicentesco convento francescano confinante con i possedimenti dei Visconti. Si era ormai nel terzo decennio dell’Ottocento e la villa, scenograficamente disposta su uno slargo selciato visibile dalla strada del Sempione, si qualificò per misurata imponenza e per la veste tardo neoclassica. Ora mette solo una gran malinconia a vederla nel suo desolato abbandono mentre la natura, giorno dopo giorno, ha riconquistato sui muri consunti i suoi eterni diritti.

Giuseppe Pacciarotti

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Scene di caccia in brughiera https://www.artevarese.com/scene-di-caccia-in-brughiera/ https://www.artevarese.com/scene-di-caccia-in-brughiera/#respond Sun, 03 Jul 2022 16:00:28 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66350 Da Cassano Magnago l’andar per ville si sposta ora nel Gallaratese dove, sempre a seguire il Cantù della “Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto”, v’erano “alcune villeggiature” nei dintorni di Cedrate e a Crenna “villaggio in colle con territorio di ottimi vini adorno dei palazzi Macchi, Ermes Visconti e Visconti nel quale è mirabile un camino riccamente […]

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Da Cassano Magnago l’andar per ville si sposta ora nel Gallaratese dove, sempre a seguire il Cantù della “Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto”, v’erano “alcune villeggiature” nei dintorni di Cedrate e a Crenna “villaggio in colle con territorio di ottimi vini adorno dei palazzi Macchi, Ermes Visconti e Visconti nel quale è mirabile un camino riccamente scolpito a bassorilievi”.

Cedrate, villa Calderara

Queste “villeggiature” tuttavia non erano già più case da nobile, ma solo ambienti per le vacanze delle famiglie abbienti di Gallarate: i Calderara a Cedrate  mentre sull’altura di Crenna, dov’era l’antico castello, erano sorti tra Otto e Novecento suggestive ed evocative dimore con impagabile vista sui monti e fino a Milano.
Anche a Besnate una dimora signorile è sorta dove in precedenza esisteva un castello Visconti, in questo caso, come del resto a Crenna, del ramo che proprio prendeva titolo dal borgo. Ora essa è la sede del Municipio, dopo aver avuto diversi padroni fra cui i Mylius che qui avevano impiantato un grande stabilimento per la lavorazione del cotone.

Besnate, palazzo Visconti, ora Municipio

L’edificio presenta un’ordinata veste tipica delle case padronali di campagna del Milanese ed ha come segno distintivo l’elegante sequenza delle cinque arcate del portico a volta e, sotto gronda, delle finestrelle a forma ovale intervallate da decorazioni dipinte. Retaggio dell’antico castello uno stemma visconteo sistemato ora in facciata e sul fianco una torre alta a dominare le case del paese.

Casorate Sempione, la Masnaga

Non ci vuol molto, dirigendosi verso la strada del Sempione dopo aver attraversato Arsago Seprio, ad arrivare a Casorate dove in posizione isolata, su un leggero rilievo, si evidenzia la Masnaga, una villa voluta sul finire del Seicento da don Giacomo Masnago, chissà se più milanese o varesino, in un territorio dove i Visconti erano di casa, soprattutto nel loro imponente castello di Somma, e si può immaginare quanto significasse avere una dimora vicino alla loro. Nel 1760 tutto il possedimento passò alla famiglia Martinez, una delle tante giunte nel Ducato quando lo dominavano gli spagnoli. Se già coi Masnaghi la villa aveva avuto cure decorative negli interni altre ne prestarono i Martinez che anche la ampliarono facendo aggiungere al massiccio edificio su pianta rettangolare, aperto tuttavia da un alto loggiato verso il parco, due ali rurali protese verso la non lontana strada del Sempione.
Dopo i Martinez altri furono i proprietari e per l’antica, aulica dimora vi furono anche melanconici momenti di abbandono e decadenza; oggi, dopo un lungo restauro, s’impone ancora con il suo color bianco entro il secolare parco.

Partenza per la caccia

La Masnaga ebbe momenti di grande fulgore agli anni d’inizio del secolo scorso quando apparteneva alla prestigiosa famiglia Valerio e nella dimora, come anche al vicino “cottage” dei Bocconi (sì quelli dell’Università e della Rinascente), si dava appuntamento l’”high society” milanese per la caccia a cavallo in brughiera. E D’Annunzio, che vi partecipava e rimaneva ammaliato dalla eccentrica (a dir poco) marchesa Casati, a scrivere: “Settembre, ora sul pian di Lombardia/è già pronta la muta dei segugi…”

Giuseppe Pacciarotti

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Le amene alture di Cassano Magnago https://www.artevarese.com/le-amene-alture-di-cassano-magnago/ https://www.artevarese.com/le-amene-alture-di-cassano-magnago/#respond Mon, 27 Jun 2022 10:30:36 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66231 “Cassano Magnago estendesi parte in vago colle e parte in piano, alla cui sinistra scorre l’Arno”: questo è scritto nella “Grande Illustrazione” quando si fa cenno ai Comuni del distretto di Gallarate. Sul “vago colle” vigilava, e vigila tuttora, un castello, non più il forte eretto nella seconda metà del 1200 dall’arcivescovo Ottone Visconti, bensì […]

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“Cassano Magnago estendesi parte in vago colle e parte in piano, alla cui sinistra scorre l’Arno”: questo è scritto nella “Grande Illustrazione” quando si fa cenno ai Comuni del distretto di Gallarate. Sul “vago colle” vigilava, e vigila tuttora, un castello, non più il forte eretto nella seconda metà del 1200 dall’arcivescovo Ottone Visconti, bensì quello sorto sulle sue rovine in forme neomedioevali per volere di Claudio Gerolamo dal Pozzo marchese di Annone.

Il castello Dal Pozzo d’Annone

Con le sue finestre archiacute, l’apparato a sporgere e i merli alla ghibellina  è una suggestiva evocazione del precedente edificio da difesa ma soprattutto un’elegante residenza contornata da un parco ombroso e silenzioso.
Un castello (anzi due se si considera anche quello molto pittoresco detto dei “Centotetti”) a Cassano, ma pure non poche “case da nobile” dove venire, magari anche solo dalla vicina Gallarate, a controllare proprietà che per la fausta esposizione del sito offrivano lauti guadagni e a godersi il fresco delle lievi alture. Le possedevano, queste dimore, famiglie abbienti e distinte e in esse v’era sempre un portale, un cancello o un balcone di ferro battuto di egregia fattura, un camino o un affresco che le faceva riconoscere dalle case rustiche dell’abitato.

Villa Oliva, ora proprietà comunale

Alcune poi si imponevano per dimensione, per ricercatezza formale e per la vastità del loro parco come la villa appartenuta alla famiglia Oliva  originaria del Canton Ticino. Conosciuto il paese di Cassano Magnago per via di parentele, ai fratelli Ambrogio e Domenico Oliva parve conveniente acquistare nel 1828 i fondi appartenuti ai Bossi e poi agli Agazzini di Orta; tra questi beni vi era anche una casa già di un certo tono abbellita da due meridiane sulle facciate e da un affresco col “Ratto d’Europa” sulla parete di fondo dello scalone. Agli Oliva tuttavia questo non bastò e, anche per dimostrare la loro ampia dovizia, le vollero conferire una veste nuova, impostata su temi architettonici e decorativi propri di una stagione neoclassica ormai dal vigore smorzato. La villa rimase della famiglia Oliva fino alla scomparsa dell’ultimo erede; in seguito entrò a far parte del patrimonio comunale e allora fu sottoposta ad un accurato restauro che in alcune sale ha fatto riemergere interessanti pitture. Anche il parco ha trovato attente attenzioni e ora lo si può godere e apprezzare in tutta la sua varietà e vastità.
Altra villa di prestigio sulle alture delle Candie appartenne all’antica casata gallaratese dei Guenzati e rimasta a loro fino ai primi decenni dell’Ottocento quando la comprarono i Buttafava, non ancora nobili, ma già figure di spicco a Milano. Furono loro a mettere mano al vetusto edificio trasformandolo in una residenza di pregevole dignità guarnita da una fronte a tempio e da elementi decorativi prove anch’essi della diffusione ampia del linguaggio espressivo neoclassico in Lombardia .

Villa Buttafava

La facciata posteriore sfruttando l’andamento della collina evidenzia tre piani invece di due e fa da scenario al giardino in fondo al quale un sacerdote della famiglia aveva voluto costruire un osservatorio dalla cupola in rame un tempo scoperchiabile. Dopo i Buttafava altri furono i proprietari finché, dopo restauri e adattamenti, è stata trasformata in un raffinato spazio per eventi.
Delle antiche dimore di Cassano alcune sono in stato di conservazione buono, altre hanno subito modifiche e altre ancora, purtroppo, sono in decadenza.

Villa Viscontini

È un po’ il caso della villa di cui furono proprietari i Viscontini, allora tra i cassanesi più abbienti, che suppergiù negli anni del cantiere della Buttafava, diedero sistemazione confacente all’antica casa di famiglia rendendo importante il corpo centrale a tre piani dominante sulle ali più basse della corte d’accesso mentre la facciata posteriore affacciava su un “grandioso giardino botanico”. Nella villa trascorsero tante giornate persone ai loro giorni famose come Metilde Viscontini sposa dell’autorevole generale napoleonico Jean Dembowsky, affiliata poi alla Carboneria e più che amica di Foscolo e Stendhal. Gran giro di nobiltà sabauda invece quando era di proprietà dei marchesi Maffei di Boglio e poi, per eredità, dei conti Bruschi Falgari. Ora è sede di una comunità terapeutica e intorno non ha più la vastità del parco, ma impoetiche costruzioni dei tempi moderni.

Giuseppe Pacciarotti

 

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La valle Olona terra di ville https://www.artevarese.com/la-valle-olona-terra-di-ville/ https://www.artevarese.com/la-valle-olona-terra-di-ville/#respond Sun, 12 Jun 2022 07:00:48 +0000 https://www.artevarese.com/?p=66005 Da Olgiate occorre passare l’Olona e risalire l’opposto pendio e da qui, dopo aver percorso “un ameno viale”, nell’Ottocento si giungeva a Gorla Minore e alle proprietà dei marchesi Terzaghi in seguito passate a un ramo secondogenito dei conti Durini. Si può ipotizzare che proprio in occasione delle nozze, avvenute nel 1763, fra Maria Teresa […]

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Da Olgiate occorre passare l’Olona e risalire l’opposto pendio e da qui, dopo aver percorso “un ameno viale”, nell’Ottocento si giungeva a Gorla Minore e alle proprietà dei marchesi Terzaghi in seguito passate a un ramo secondogenito dei conti Durini. Si può ipotizzare che proprio in occasione delle nozze, avvenute nel 1763, fra Maria Teresa Terzaghi e il capitano Carlo, rampollo dell’autorevole famiglia milanese, sia stata data alla dimora, denominata “la Magna”, una veste confacente al rango acquisito.

Gorla Minore, Villa Durini ora sede municipale

Ma di questa sistemazione e degli abbellimenti oggi non molto si può apprezzare perché l’edificio, sapientemente articolato e reso caratteristico da un portico di inconsueta leggerezza che apre sulla corte nobile, subì “riforme” nel tardo Ottocento ad opera del conte-architetto Emilio Alemagna. Fu questa figura molto ambita dalla nobiltà lombarda per la costruzione o l’adattamento delle ville di sua proprietà in Brianza o nel Varesotto, a dare alla Magna una veste neorococò valendosi anche dell’intervento del legnanese Mosè Turri per le pitture murali intonate a codesto gusto. Sempre a Emilio Alemagna, allievo del Balzaretto per i giardini, spetta la sistemazione dell’ombroso e vasto parco dove, quasi sul ciglio della valle, si impone oggi un edificio scolastico di severa eleganza voluto dal Comune di Gorla diventato proprietario del possedimento.

Gorla Minore, salone in villa Durini nel 1907

Come sede degli uffici municipali la villa ha visto ancora adattamenti tanto che oggi è impossibile ammirare quegli interni sontuosamente arredati visibili in un volume pubblicato nel 1907 e dedicato alle “Ville e castelli di Lombardia e laghi”. Dei conti Durini resta però ancora sulla facciata verso il parco, entro una fastosa cornice, lo stemma gentilizio con l’aquila coronata, la croce e la Corona Ferrea, insegna trionfale e pia della città di Monza di cui i Durini erano feudatari.

Gorla Maggiore, Palazzo Terzaghi, fregio neoclassico

Anche la casa da nobile a Gorla Maggiore dei Terzaghi, signori del borgo dal 1650 grazie alle ambizioni di monsignor Carlo Giacomo, canonico del Duomo di Milano, ha subito trasformazioni non lievi col trascorrere dei secoli e per i passaggi di proprietà. Abbattuto il muro di cinta che con un breve giardino antistante la divideva dalla piazza del paese, essa si presenta oggi, diventata ormai sede municipale, con l’aspetto semplice e austero datole nell’Ottocento. Che i proprietari, siano essi stati i Terzaghi, o il cavalier Negroni Prati o il conte Casati, tenessero a questa casa e alla sua veste onorevole lo provano però i fregi affrescati di gusto neoclassico (dunque del tempo di quando era ancora dei Terzaghi proprietari fino al 1868) ricomparsi in alcune sale grazie a un sapiente intervento di restauro compiuto qualche anno fa.

Fagnano Olona, Villa Benigno Bossi

Affrontando la discesa che s’avvia dal piazzale di casa Terzaghi e della chiesa dell’Assunta e attraversando ancora l’Olona si risale poi verso Fagnano “che ha pagine nella storia” secondo la “Grande Illustrazione” e che va fiera del castello, antemurale di Castelseprio ai tempi delle lotte fra Torriani e Visconti ai quali alla fine appartenne. Non distante da esso e congiunto al paese da uno scenografico e paesaggistico viale (almeno tanto tempo fa), nella località detta “Castellaccio” – e l’appellativo dice che anche questa era luogo di difesa – si incontra un edificio fatto sistemare dal possidente Benigno Bossi dopo averlo ereditato dalla madre, una Visconti del ramo di Orago. L’architetto che vi intervenne alla metà del Settecento seppe opportunamente sfruttare la sua collocazione e dal corpo centrale alleggerito da una colta serliana dispose le ali rivolte da una parte verso il viale e il borgo e dall’altra sulla valle dell’Olona e sull’ampio panorama prealpino.

Affiancata da una cappella dedicata all’Immacolata dipinta in un affresco da Biagio Bellotti, la villa di Benigno Bossi-Visconti si intona perfettamente a quel piacere rustico, ma non dimesso, tipico delle ville suburbane dove i milanesi del tempo che fu andavano per godere la salubrità dell’aria, la frescura nei mesi dell’estate e la piacevolezza dei “cannocchiali” su quella Lombardia proprio “in pace” per citare Manzoni.

Giuseppe Pacciarotti

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… Quando si veniva a villeggiare in vista dell’Olona https://www.artevarese.com/quando-si-veniva-a-villeggiare-in-vista-dellolona/ https://www.artevarese.com/quando-si-veniva-a-villeggiare-in-vista-dellolona/#respond Sun, 05 Jun 2022 07:00:25 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65940 Testimonianze villerecce anche risalendo l’Olona che, secondo la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto”, “al basso serve ad irrigare praterie, e a dar moto a opifici”, ma nei paesi cresciuti in alto offriva – allora almeno – begli affacci  su pendii e colline: un paesaggio quasi inatteso per chi veniva dalla caotica e già affollata capitale. […]

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La valle dell’Olona vista da villa Restelli

Testimonianze villerecce anche risalendo l’Olona che, secondo la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto”, “al basso serve ad irrigare praterie, e a dar moto a opifici”, ma nei paesi cresciuti in alto offriva – allora almeno – begli affacci  su pendii e colline: un paesaggio quasi inatteso per chi veniva dalla caotica e già affollata capitale. Dalla stazione postale della Cascina delle Corde, una strada portava ad Olgiate dove il cav. Luigi Bossi, compilatore nel 1818 di una guida con la “Descrizione de’ luoghi più osservabili ai quali da Milano recansi i forestieri” vide “un bel palazzo con buone pitture e bellissimi giardini”. Inutile oggi cercare di vederlo così perché proprio da quell’anno la dimora dei marchesi Molo, passata in seguito ai Crivelli, marchesi pure loro, fu sottoposta a radicali interventi che la fecero diventare ben più ampia e appariscente. A volerla così fu la duchessa Gabrielle Isaure de Saulx Tavannes, per sé e per i tre figli avuti dal marito, il conte Alessandro Greppi che morendo ancor giovane l’aveva lasciata erede di un patrimonio più che sostanzioso.

Olgiate Olona, villa Greppi, Gonzaga di Vescovato

Non si sa quale architetto (aleggia il nome di Luigi Canonica) abbia interpellato la duchessa di natali borgognoni; certo uno neoclassico, ma non più del momento della massima espressività di questo stile, bensì di quello delle tarde rielaborazioni, se si guarda l’edificio olgiatese , vistoso e ambizioso, ma dal vigore smorzato. E che i gusti anche in architettura stessero mutando lo provano nell’operoso cantiere la squadrata torre belvedere di gusto neocastellano, taluni ambienti e lo scomparso “magnifico mausoleo di architettura gotica” a cui fa cenno la “Grande Illustrazione”, destinato ad accogliere le spoglie del conte Greppi. Imponente e monumentale soprattutto nella facciata nobile questa dimora ebbe appropriata qualificazione anche negli interni con sale affrescate e decorate e un importante scalone d’onore. Ugualmente avvenne per il parco provvisto di rustici, serre e scuderie e in stretta relazione con le valenze paesaggistiche dell’ambiente purtroppo mutate pesantemente con l’apertura degli opifici tessili in riva all’Olona.

Pitture di Antonio Rubino nella sala Alba

Questo grandioso complesso passò col matrimonio di una figlia della duchessa e del conte Greppi ai principi Gonzaga di Vescovato e, prima di passare fra le proprietà del Comune di Olgiate Olona, venne adibito a preventorio infantile. Proprio quando la villa era adibita a questa funzione, circa il 1939, sulle pareti di una sala denominata “Alba”  il pittore-illustratore Antonio Rubino creò con inesauribile fantasia un mondo luminoso e rasserenante, abitato da personaggi straordinari capaci di incantare i piccoli ospiti.
Sempre ad Olgiate altra villa e questa volta non di conti e duchesse bensì del “borghese” avvocato Francesco Restelli che la volle per passarvi con la famiglia i mesi dell’estate. Una figura quella del Restelli importante e significativa nelle vicende di Milano dell’Ottocento al punto che la città gli ha dedicato una via. Patriota valoroso nelle Cinque Giornate fu costretto a riparare in Svizzera; quando potè ritornare continuò la sua azione politica, diventando anche vicepresidente della Camera e poi, fino alla scomparsa, senatore del Regno.

Olgiate Olona, villa Restelli

Il disegno per la casa di Olgiate lo fece approntare da Giacomo Moraglia, dignitoso architetto indaffarato a progettare chiese ed edifici pubblici e residenziali alla metà dell’Ottocento. Per Olgiate pensò ad una dimora dalle linee essenziali, allungata sulla vista della valle allora di verde intatto apprezzabile in particolare dallo spiazzo antistante provvisto di una serra di vetro e metallo e ornato da aiuole fiorite da cui si dipartivano sentieri che lungo il pendio portavano verso l’Olona.
Dopo anni di trascuratezza il complesso, ancora di proprietà degli eredi Restelli, ha avuto attente e laboriose cure che l’hanno riportato ad essere una fascinosa dimora dove, visitandola, si può intendere il vivere in villa della aperta e concreta borghesia milanese dell’Ottocento.

 

Giuseppe Pacciarotti

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Sulle rive dell’Olona, a Castegnate e Castellanza Ville di famiglie di gran nobiltà https://www.artevarese.com/andar-per-ville-parte-iv/ https://www.artevarese.com/andar-per-ville-parte-iv/#respond Sun, 29 May 2022 07:00:04 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65846 A leggere la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” nel 1857 “Castellanza e Castegnate forma(va)no quasi un solo villaggio, con colli a levante e a ponente popolati di bellissime ville”. Vero, perché già “ab antiquo” i Borromeo avevano una casa (non molti anni fa sistemata a museo didattico) a Castegnate, poco discosta dall’Olona e dalla strada […]

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A leggere la “Grande Illustrazione del Lombardo Veneto” nel 1857 “Castellanza e Castegnate forma(va)no quasi un solo villaggio, con colli a levante e a ponente popolati di bellissime ville”. Vero, perché già “ab antiquo” i Borromeo avevano una casa (non molti anni fa sistemata a museo didattico) a Castegnate, poco discosta dall’Olona e dalla strada che da Milano portava al lago Maggiore dove avevano i possedimenti.

Di questo borgo furono feudatari dalla fine del Seicento i marchesi Daverio che abitarono in una casa non sontuosa né appariscente, solo caratterizzata nella facciata sulla corte da un porticato a tre archi ribassati sostenuto da colonne di granito che nella sua piacevole semplicità venne ripreso più avanti in un altro fianco dell’edificio ingentilito anche da un loggiato. Doveva essere bello proprio tanti anni fa arrivare in carrozza dalla gran città per far visita ai Daverio, attraversando paesi, villaggi e floride campagne fino a un arco scenografico ora sperduto nell’impoetico contesto moderno, da dove partiva un viale prospettico che portava proprio davanti all’ingresso padronale della casa.

Castegnate, Arco di casa Daverio (incisione di Federica Galli)

Risalendo poi a Castellanza attraverso la scala non erta messa lì appena dopo la riva dell’Olona si profilavano subito due dimore cariche di storie. Su uno slargo aperto sulla strada del Sempione si ergeva nella sua austerità neoclassica la villa dei Carminati di Brambilla, patrizi di Milano proprietari qui di terre e vigne.

Questa famiglia ancora nel Settecento aveva affidato il disegno della dimora a Leopoldo Pollack, allievo del Piermarini e progettista della esemplare villa milanese del principe Ludovico Barbiano di Belgiojoso, ma esso fu accantonato perché ritenuto troppo caro. Ne approntò un altro, nel 1812, Pietro Pestagalli, infaticabile architetto di chiese e palazzi signorili soprattutto nel contado: approvato il disegno dal conte Cesare, la villa fu costruita in tempi brevi, solenne nel suo impianto ad U, con le ali leggermente ribassate e chiuse a risega a stringere oggi la severa cancellata.

Castellanza, villa Carminati di Brambilla, ora Municipio

Gli interni ebbero cure attente e di gusto grazie all’intervento nella galleria, nelle sale e sullo scalone degli allora apprezzatissimi decoratori Paolo Santagostini e Gaetano Vaccani mentre due figure allegoriche furono modellate in gesso dallo scultore Gaetano Monti allievo del Canova.
Di grande vastità era il giardino all’inglese della villa, ora adibita a sede municipale: progettato dallo specialista Luigi Villoresi si stendeva massimamente alle sue spalle, fino alle campagne tutte proprietà dei Carminati che “alla Castellanza” ebbero ospiti di rango, fin di casa Savoia, soprattutto quando un loro erede, il conte Giulio, assunse le cariche di “aiutante in campo” e di “gran cacciatore” di Umberto I.

Castellanza, ingresso alla casa Fagnani Arese (foto storica)

Pochi passi prima del villone dei Carminati di Brambillla chi veniva da Milano poteva notare un complesso edilizio, oggi profondamente trasformato su idee di Aldo Rossi, comprensivo di casa da nobile e di rustici; sobria e senza rilevanze architettoniche la prima, se non per un portale di accesso risolto in forma monumentale e classicheggiante. Era l’antica dimora dei marchesi Fagnani, di stanza a Milano in un palazzo di via santa Maria Fulcorina, ma padroni a Castellanza di boschi, vigne, campi e mulini tutti da gestire e controllare. Questi loro possessi passarono a Marco Arese Lucini, VI conte di Barlassina, quando li portò in dote l’ultima dei Fagnani, la non propriamente virtuosa Antonietta, sì proprio quella dell’ode del Foscolo “All’amica risanata”.

Castellanza, serra nel parco già Fagnani Arese, ora Liuc

Alla famiglia Arese Lucini rimasero fino alla metà dell’Ottocento quando li acquistò a caro prezzo Costanzo Cantoni che sulla riva dell’Olona aveva impiantato un grandioso cotonificio, attualmente sede, come alcune parti superstiti della villa, dell’Università Carlo Cattaneo. Ai tempi di questo imprenditore, ma più probabilmente a quelli successivi di Pietro Soldini e Carlo Jucker diventati proprietari dello stabilimento, nel parco romantico, ora aperto al pubblico, venne sistemata una serra tutta ferro e vetro, documento di una nuova mentalità al passo coi tempi che stavano diventando moderni.

Giuseppe Pacciarotti

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Nell’antro dell’”arch.” Giorgio Riva https://www.artevarese.com/nellantro-dellarch-giorgio-riva/ https://www.artevarese.com/nellantro-dellarch-giorgio-riva/#respond Sun, 22 May 2022 07:00:29 +0000 https://www.artevarese.com/?p=65707 Per una settimana si può sospendere la passeggiata fra le ville di delizia dell’alto Milanese e scrivere invece di una, moderna, anzi modernissima pur con i suoi più di cinquant’anni, resa nota in un libro fresco di stampa edito da Skira. Si intitola in modo suggestivo, ma opportunamente appropriato Nell’antro di Efesto a fonder linguaggi […]

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Per una settimana si può sospendere la passeggiata fra le ville di delizia dell’alto Milanese e scrivere invece di una, moderna, anzi modernissima pur con i suoi più di cinquant’anni, resa nota in un libro fresco di stampa edito da Skira. Si intitola in modo suggestivo, ma opportunamente appropriato Nell’antro di Efesto a fonder linguaggi ed ha come autore Giorgio Riva, un allievo e assistente a suo tempo di Ernesto N. Rogers, architetto di tempi nuovi, tuttavia fin da allora non solo questo.

Ecco perché il titolo del volume con quel “fonder linguaggi” risulta coerente e pertinente nel rimando alla sotterranea fucina dove il dio del fuoco forgiava il carro di Apollo e i fulmini scagliati da Giove a squarciare il cielo e a illuminare la Terra. Proprio come fanno talune sculture luminose disposte da Riva in una villa dai “Tre tetti” coperti di ardesia, sculture che al crepuscolo e alla sera prendono vita e inquadrano o illuminano con sottile, intellettualistico gioco un paesaggio naturale e urbano di autentica e inaspettata suggestione.

L’originale edificio, come anche il giardino che lo circonda, è frutto ovviamente della maestria progettuale di Riva che in questa sua dimora ha ideato, instancabile come Efesto, un percorso denso di messaggi destinati a chi vuol accoglierli: per recepirli e conoscerli basta salire sull’ameno colle di Brianza dove sta Montevecchia e lì “viverli” in tutta la loro ispirata proposta.

Davvero il complesso dei “Tre tetti” nitido e luminoso, in stretto dialogo con la natura e finanche con quello che l’uomo ha costruito, si presenta come “un’opera d’arte dentro la quale si cammina”, mano a mano scoprendo un mondo dove le varie “arti” e tecniche che Riva adotta e ha adottato vengono presto dimenticate e le opere (ma sarà giusto chiamarle così?) di grafica, di scultura o gli sperimentali fogli-plasma e xilo-plasma formano armoniosamente un lungo e luminoso percorso fatto di segni, suoni, luci e colori. In esso l’inesauribile creatività e vitalità di Giorgio Riva passano dall’arte alle arti, anche quelle della parola evocata dai versi della Commedia di Dante e della musica del “Pierrot Lunaire” di Schőnberg, due compagni di viaggio perfettamente in accordo con l’universo multiforme e di straordinaria energia creato da Giorgio Riva.

Giuseppe Pacciarotti

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