E così il nostro “andar per ville” girovagando per paesi e città dell’alto Milanese finisce, ma finisce con due ville che hanno molto da raccontare: ancora a Lonate Pozzolo, però in due frazioni un tempo comunità autonome e fiere di esserlo.
Prima passeggiata a Tornavento dove nel giugno 1636, durante la guerra dei Trent’anni, sotto “el sol claro y ardiente”, si combattè un’aspra battaglia fra l’esercito spagnolo e le truppe franco-sabaude che poi dilagarono nei villaggi intorno combinandone di cotte e di crude. Tornavento godeva, e gode tuttora, di una felicissima situazione ambientale: infatti affacciandosi dalla sua amena piazzetta la vista spazia sulla verdeggiante valle del Ticino, con Oleggio ormai piemontese sull’altra sponda e, come sfondo impagabile, la catena del monte Rosa (ill. 1); più prossima si vede invece la complessa organizzazione delle acque, fra canali, gore e il Naviglio Grande che qui finisce.

E così il nostro “andar per ville” girovagando per paesi e città dell’alto Milanese finisce, ma finisce con due ville che hanno molto da raccontare: ancora a Lonate Pozzolo, però in due frazioni un tempo comunità autonome e fiere di esserlo.

Panorama da Tornavento

Prima passeggiata a Tornavento dove nel giugno 1636, durante la guerra dei Trent’anni, sotto “el sol claro y ardiente”, si combattè un’aspra battaglia fra l’esercito spagnolo e le truppe franco-sabaude che poi dilagarono nei villaggi intorno combinandone di cotte e di crude. Tornavento godeva, e gode tuttora, di una felicissima situazione ambientale: infatti affacciandosi dalla sua amena piazzetta la vista spazia sulla verdeggiante valle del Ticino, con Oleggio ormai piemontese sull’altra sponda e, come sfondo impagabile, la catena del monte Rosa; più prossima si vede invece la complessa organizzazione delle acque, fra canali, gore e il Naviglio Grande che qui finisce.

L’ipposidra

Da immaginare il via-vai alla metà Ottocento quando per evitare i dislivelli pericolosi del fiume i barconi provenienti da Milano venivano caricati sull’ipposidra, una strada ferrata che tramite carri trainati dai cavalli li portava alle più tranquille acque del Verbano. La “Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto”, sempre preziosa guida per il nostro itinerario villereccio, precisa laconica, a proposito del paese: “Tornavento, tutto proprietà dei Parravicini, con bella villa”; di sicuro quella che ancora si nota su un fianco della piazzetta.

Tornavento, Villa Alessandri, Parravicini

Originariamente residenza degli Alessandri che del piccolo borgo erano i feudatari, passò poi ai nobili Parravicini legati per matrimoni a famiglie autorevoli di Milano, e fu con loro che essa ebbe definitivo assetto. Alle spalle di uno scenografico portale la casa si organizza in una struttura chiusa intorno ai cortili, senza mostrare particolari rilevanze sia costruttive sia decorative. Non poteva mancare però la torretta terrazzata per una vista che davvero “’ntenerisce il core”. Ultima tappa dell’“andar per ville” è a Sant’Antonino, frazione di Lonate ora, ma nel Medio Evo terra libera, vale a dire senza feudatario. Sulla “Grande Illustrazione” si legge che lì “nulla ti ferma l’occhio”: forse Cesare Cantù vi passò, se vi passò, di fretta, perché, altrimenti, un cenno doveva scriverlo a proposito dei possedimenti della nobile famiglia Oltrona Visconti e, prima ancora, dei Bodio compadroni di Lonate. Certo la dimora non è un palazzo di grandioso disegno e non è facile distinguerla subito fra le case rustiche del borgo addossate alla chiesa che, di fatto, è un’appendice della dimora anche se aperta, almeno fino a qualche decennio fa, alla devozione di tutti i paesani. Più che all’esterno villa Oltrona Visconti vede il suo sviluppo intorno all’ampio cortile di rappresentanza al quale si accedeva da un sontuoso portale munito di pregevole cancello in ferro battuto.

Sant’Antonino Ticino, Villa Oltrona Visconti

Le facciate su questa corte appaiono uniformi e severe e già rispecchiano gli interni altrettanto semplici se non nel salone principale per la sua altezza a due piani e il soffitto a ornamenti neoclassici. Particolarmente pittoresco il parco con le gallerie di carpini e un boschetto popolato da statue dove “la luce rapida/piove di cosa in cosa/e i color vari suscita/dovunque si riposa” citando Manzoni.

Questo fino a qualche decennio fa perché ora villa Oltrona Visconti è inabitata e sembra prossima ad una malinconica decadenza.

 

Giuseppe Pacciarotti