La mostra “999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo” ci traghetta immediatamente verso il futuro. Non ci permette ancora di intravvedere con chiarezza come cambierà nei prossimi anni il nostro modo di intendere la casa, l’abitazione in cui vivremo, ma ci fa capire che è in atto una trasformazione epocale, ormai irreversibile, di cui dovremo prima o poi prendere atto.

Un cambiamento che riguarderà le nostre abitudini, il nostro modo di vivere, non solo per l’irruzione delle tecnologie più avanzate nei nostri spazi domestici, ma anche e soprattutto per le innovazioni di costume, di stili di vita, di comportamento sociale indotti da alcuni fenomeni emergenti come l’aumento del numero dei single da una parte e l’esperienza del co-housing e del co-working (il lavoro a casa) dall’altra, l’esigenza di un rapporto più sano con la natura, il senso dell’accoglienza, dell’ospitalità, della comunità, le idee di home sharing, ecc.

Una mostra veramente innovativa che prima di tutto vuole essere per chi vi partecipa un’esperienza, interattiva e coinvolgente, perché permette uno scambio di idee, un arricchimento, che nasce dai numerosissimi stimoli che qui si possono raccogliere grazie agli oltre cinquanta co-curatori, provenienti da diversi settori, community, aziende, scuole, gruppi informali, che propongono i loro punti di vista e in certi casi, anche, le loro provocazioni. Il tutto in un’atmosfera di work in progress, quasi un cantiere in continuo, frenetico ma stimolante movimento.

Il curatore, Stefano Mirti, ci tiene a ribadire che questa è una mostra “dove è vietato non toccare” e nella quale anche i più piccoli possono trovare momenti di gioco e creatività. In fondo, il futuro è dalla loro parte! Una mostra che non può né vuole essere esaustiva e compilativa ma piuttosto narrativa. E che quindi ha bisogno di tutti per poter raccogliere e condividere esperienze diverse sul modo di interpretare l’abitazione. Tanto che la mostra diventerà essa stessa una casa che resterà aperta al pubblico per tre mesi. Qualcuno dei curatori potrebbe persino fermarsi a dormire la notte (ricordate il film “Una notte al Museo”).

 

Qualche assaggio dei numerosi “padiglioni” in cui la mostra è suddivisa tanto per farsene un’idea. All’ingresso, un caleidoscopio LED, realizzato dal main-sponsor Edison, per sottolineare in modo suggestivo il rapporto energia-ambiente. All’interno, dai sistemi di permagricoltura ai mobili componibili e personalizzabili; dalle proposte di co-design, open source e innovazione digitale al concetto di ospitalità; dal benessere acustico ai soprammobili, oggetti sacri, presenze; dalla casa-ufficio e dall’ufficio-casa alle indagini sulle relazioni spazio/tempo trascorso nell’abitazione; dai giochi alle soluzioni shared-houses; dall’analisi del concetto di disposomachia ( raccolta di oggetti) agli spazi per accoglienza di migranti; dalla pianta come co-inquilino alle case per persone fragili (Alzheimer), ecc.

Lo si capisce al volo: una sola visita non può bastare per cogliere tutte le proposte presenti nella mostra. Ma anche questo è stato previsto. E’ possibile, infatti, acquistare un biglietto a prezzo intero a 9 euro (7,50 ridotto) per il primo ingresso, poi ripresentandolo alla cassa si potrà entrare tutte le volte che lo si vorrà, pagando solo 2 euro.

Per chi vuole scoprire la casa del futuro, attraverso mille sfaccettature (anzi, 999), le porte sono aperte. Stefano Mirti e i suoi collaboratori vi aspettano.

Ugo Perugini