Un momento della presentazioneUn momento della presentazione

Un nodo alla gola – Giuseppe Redaelli ha deciso di "togliersi un nodo dalla gola". Qualcosa rimasto lì, come un ultimo strascico di una iniziativa che non ha portato del tutto i frutti sperati, l'ostensione del Caravaggio a Villa Mirabello. Il rammarico è ancora tanto: l'esposizione del quadro e il percorso Luci di Lombardia ha raccolto solo 3500 visitatori; su ottantamila varesini, per intenderci, un dato non incoraggiante, tanto più se rapportato alle ambizioni più estese degli organizzatori. L'imprenditore davanti alla stampa lancia un appello: un aiuto per sostenere la sua causa, per trovare un appoggio, anche morale e concreto: convinto, assolutamente, del valore culturale del progetto che la sua associazione sta perseguendo. Redaelli ne ribadisce le finalità: "fare cultura, anche attraverso l'arte, a Varese senza finalità di lucro". Impresa non da poco se, troppe volte, si rimane soli. Queste le sue convinzioni. Da qui, la decisione di attaccare: l'amministrazione, "in parte colpevole di una scarsa comunicazione degli eventi promossi da Varesevive" e, con ancora maggior durezza, il professor Luigi Zanzi, autore di un lungo, articolato e non morbido intervento, che pure si concludeva con un invito ad avvicinarsi all'opera  esposta a Villa Mirabello.

Giuseppe RedaelliGiuseppe Redaelli

Lo sfogo – Sul tavolo, l'articolo della discordia. Apparso qualche settimana fa, sulle pagine di Lombardia Oggi: il lungo- irrituale di questi tempi – intervento del professore ha messo in discussione l'attribuzione al Merisi del quadro esposto e colto altri profili critici della recente esposizione. "Una polemica fine a se stessa, sterile e distruttiva" –  si scaglia Redaelli – "invece di parlare, sollevare critiche alla sostanza della mostra bisognerebbe coglierne lo spirito e contribuire a produrre iniziative a costo zero per la città". Toni forti che non ammettono mezze misure e pronunciate da chi sa di metterci il nome e la propria reputazione di mecenate moderno. Zanzi, ovviamente, non era presente. Ennesima discussione mancata? Il sindaco Fontana rincara la dose, allargando il campo: "La città stessa è distruttiva verso quello che fa la città. Proporre cultura a Varese è difficile". Insoddisfatti, delusi, più o meno coinvolti, si rilassano. Sollevati dall'aver finalmente parlato. Altro che nodo alla gola: un sasso acuminato dalle scarpe.

L'incomprensione – Uno sfogo giustificabile o meno ma che distrae da un particolare, non proprio insignificante. In termini di afflusso, il Caravaggio ha avuto ancora fino all'iniziativa una Notte al Museo, dati davvero poco edificanti. Ha poco meno che raddoppiato le presenze nell'ultima settimana; un caso o altro, ma proprio in seguito a quell'articolo. Il merito di Zanzi, che ha tradotto in termini forbiti un pensiero peraltro diffuso, è stato quello di sollevare un problema, se non il problema: di comunicazione, innanzitutto. Di un'enfasi data all'evento che avrebbe potuto essere più misurata e che soprattutto avrebbe dovuto portare con sé un dibattito che non c'è stato, un supporto che è mancato. Spiace, allora, che persone come Redaelli, di ampia e dimostrata sensibilità verso la cultura – la rivista Tracce, edita proprio da Lativa, si ricorda ancora oggi come una delle più intelligenti iniziative culturali della provincia – abbia reagito in questo modo. Non cogliendo forse in fondo la provocazione di Zanzi, sul difficile crinale tra "calcoli promozionali e il punto di vista critico-culturale". Al netto di una comunicazione che continua a non essere impeccabile ma anche di una volontà che è da sostenere nell'aiutare culturalmente la città. Anche questa iniziativa, come quella per altri versi ancora più dolorosa ,dello scorso anno sulle Carte d'artisti, dovrebbe far riflettere su come davvero far qualcosa di memorabile e duraturo per la città.