Affresco del BergognoneAffresco del Bergognone

A Natale si è tutti più buoni e generosi, ma purtroppo questo può non valere se si parla del trattamento riservato ai Beni Culturali, soprattutto quando si ha a che fare con i piccoli tesori locali, poco sotto l'occhio dei riflettori. A passare un Natale piuttosto infelice sarà, infatti, la cappella di Santa Maria di Nazareth, inserita nell'asilo comunale del quartiere Sant'Anna di Busto Arsizio: da giorni, infatti, si rincorre sui quotidiani locali la notizia di un probabile smantellamento dell'edificio di culto. Decisione presa, a quanto pare, dallo steso parrocco, che riscontrando le sempre crescenti difficoltà di gestione della piccola chiesa, sarebbe intenzionato a restituirla nelle mani del Comune, proprietario dei locali. Conoscendo bene l'alto valore artistico della cappella, sia della sua architettura che dell'arredamento interno, chiediamo lumi al professore Giuseppe Pacciarotti, illustre studioso dell'arte locale.

Professor Pacciarotti, sa fornirci un quadro della situazione in merito a quanto sta accadendo? 

"In realtà sto seguendo gli sviluppi di questa triste vicenda dalle notizie che appaiono sui quotidiani locali. Non conosco personalmente il nuovo parroco di Sant'Anna. So solo che l'intento sarebbe quello di

Plastico di Sant'Anna, Richino C.Plastico di Sant'Anna, Richino C.

restituire la Cappella al Comune per destinarla a nuova funzione, dal momento che la parrocchia non riesce più a gestire questo spazio. Il parroco ha assicurato che porteranno via tutti gli arredi e gli oggetti liturgici. Ma l'errore sta proprio qui, nello scindere la struttura dai suoi arredi. La cappella è stata concepita come un insieme organico, che deve essere preservato nella sua armonia".

  
Entrando nello specifico: la cappella è stata progettata da Richino Castiglioni… 
"Sì, fu commissionata dal commendatore Stefano Ferrario e progettata dall'architetto Richino Castiglioni, che disegnò l'intero quartiere Sant'Anna all'inizio degli anni Sessanta. La cappella fu inaugurata nel 1962 e fu concepita secondo una visione globale dell'edificio sacro (tipologia tra l'altro molto cara all'architetto) in cui volumi, spazi e luci sono studiati anche in relazione alle vetrate e alle sculture, anch'esse realizzate dal Castiglioni". 

Un piccolo gioiello di arte totale, quindi… 
"Esatto, Richino Castiglioni studiò ad esempio la direzione delle fonti di luce che andavano esattamente a colpire le stazioni della via Crucis. E' per questo che la struttura non deve essere violata: lasciare la nuda architettura, privata dei suoi interni, vorrebbe dire snaturare completamente il senso intrinsecamente spirituale di questo luogo". 
Formella della Via Crucis, Richino C.Formella della Via Crucis, Richino C.

Tornando ai beni in essa custodita: oltre alle vetrate e alle sculture di Castiglioni, c'è molto altro, giusto? 

"Ci sono degli oggetti di culto di padre Costantino Ruggeri degli anni ‘60/'70. E poi due capolavori acquistati dal Comune e appartenenti alle Civiche Raccolte d'Arte: un affresco strappato attribuito al Bergognone e un crocefisso ligneo del 1496, entrambi donati al Comune da Stefano Ferrario, che fu collezionista, destinandoli all'arredo della cappella di Santa Maria di Nazareth. Tra l'altro, proprio queste due opere costituiscono le schede di apertura del recente catalogo delle Civiche Raccolte d'Arte, in quanto le più antiche della collezione. Insieme a queste ci sono anche due angeli cerofori del XVII secolo in legno policromo". 
Non posso che concludere chiedendole il suo stato d'animo… 
"Un rammarico generale. Anche perché purtroppo abbiamo già visto sparire un edificio del Castiglioni come la Mostra del Tessile, rasa al suolo, non vorrei si verificasse una vera e propria "damnatio memoriae" nei confronti di questo grande architetto".