Ariella Vidach ospite dei nostri studi per un'intervistaAriella Vidach ospite dei nostri studi per un'intervista

Valutazioni e consuntivi – "Un Festival degno di nota, una vera agorà nella quale lo spettaore è stato pienamente coinvolto". Questo, in sintesi, il primo commento di Ariella Vidach a proposito della Mostra-Festival "When the Impossible Happens" da poco conclusasi a Gallarate. Fondatrice, insieme a Claudio Prati, dell'associazione culturale e compagnia di danza contemporanea AIEP che dal 1996 rappresenta una realtà culturale e produttiva nell'ambito delle nuove tecnologie applicate alle arti performative, Ariella Vidach commenta ogni evento della manifestazione gallaratese.
"I lavori proposti hanno suscitato curiosità e dibattito – commenta – contribuendo all'abbattimento tanto dell'inerzia dello spettatore, quanto dei rigidi steccati imposti fra creatività e diverse forme artistiche. La performance si configura come "situazione anomala", in grado di aprire lo spazio nel momento in cui l'artista si manifesta nella sua creazione. Non necessariamente si definisce come "evento", piuttosto come "contenitore" che vive e si alimenta del tempo reale". 

La performance dunque, per sua natura si dà con l'azione di un individuo o di un gruppo, in un luogo e in un momento particolari. Quattro i punti base sui quali si imposta: tempo, spazio, corpo dell'artista e relazione tra artista e pubblico, in contrapposizione alla pura e semplice contemplazione di pittura e scultura, dove l'oggetto costituisce l'opera d'arte.

Concetto più familiare ed esperibile se si pensa alla performance come terreno d'incontro tra teatro, danza, musica e attività legate all'arte circense come il fachirismo, la giocoleria e la ginnastica. Ma non è da sottovalutare la profonda ed essenziale componente concettuale della performance che punta al coinvolgimento, alla sospensione del tempo, allo spaesamento o all'empatia con lo spettatore.

Live art, action art, intervenzione o manoeuvre – Nata all'anagrafe con le azioni artistiche di Allan Kaprow, Vito Acconci e Joseph Beuys, oggi la performance viene declinata secondo infinite sfumature ed accezioni come body art, fluxus, poesia d'azione e intermedia. "Il pubblico entra in contatto con un aspetto interessante dell'opera – commenta la Vidach – Sento sempre più la necessità di presentare un'opera mettendo lo spettatore a suo agio, in una sorta di finestra aperta, di parentesi, di traccia di vita positiva. Fondamentale è anche il concetto di opera d'arte come dono da parte di qualcuno verso qualcun'altro".