La chiesaLa chiesa

Già visitata dal Borromeo – L'aveva già scritto il Cardinale Federico Borromeo ai tempi della sua visita pastorale nel 1612. La compianta Maria Adelaide Binaghi, ispettrice di zona per la Soprintendenza archeologica, in tempi più recenti aveva confermato: una volta sollevato il vecchio pavimento in cotto sarebbero emersi gli scheletri. E così è stato.  Scheletri ammassati e frammenti non piccoli di affreschi  perduti, sono state alcune delle soprese o piuttosto conferme dell'intervento di restauro compiuto sulle strutture e negli interni affrescati della piccola chiesetta di Sant'Ambrogio a Calcinate degli Orrigoni. Un restauro di cui in prima persona si è fatto portavoce e motore l'ex parroco di Masnago Don Sergio Vegetti, prima ancora che venisse promosso a prevosto di Besozzo.

Rimpallata
– 'Rimpallata' nei secoli tra le parrocchie di Masnago e Lissago, il piccolo edificio di culto domina la conca della Valle Luna, un accento visivo in cima ad una lieve altura ai margini meridionali del piccolo abitato di Calcinate degli Orrigoni. Proprietà, già nel corso del Cinquecento, della storica famiglia degli Orrigoni, facoltosi possidenti, dopo anni di abbandono e degrado, ha riacquistato il vestito buono, quello più adatto per le feste che tuttoggi si celebrano nei pressi, diventata com'è nel corso del tempo un piccolo vanto della identità masnaghese. .

a sinistra Matteo Zen, a destra Piero Lottia sinistra Matteo Zen, a destra Piero Lotti

L'equipe – L'intervento è stato diretto dall'architetto varesino Matteo Zen, sotto la supervisione delle tre soprintendenze interessate: quella per i Beni Architettonici, per quanto riguarda il progetto di consolidamento e rifacimento delle strutture; quella archeologica, intervenuta a monitorare i lavori resisi necessari al momento della creazione di un nuovo vespaio sotto il pavimento; quella per i Beni Artistici, incaricata di vigilare sull'intervento di recupero dei cicli affrescati. Con loro una equipe formata dal restauratore Piero Lotti, dal chimico Luigi Soroldoni, dall'ingegnere Francesco Marrazzi e dalla storica dell'arte Paolo Viotto, che ha anticipato e accompagnato i lavori con una ricerca storica per ricostruire il più possibile dell'edificio e dei suoi interni affrescati origini, storie e protagonisti.

Partendo dal tetto
– Non che tutti i dubbi siano fugati. Incerta rimane ancora l'origine dell'edificio, le cui prime testimonianze rimandano ancora al XVI secolo, quando probabilmente la costituzione è da fissare più in là nel tempo. L'impianto parrebbe quattrocentesco con l'aula quadrata, un tempo con la copertura a capriate lignee e successivamente trasformata in una volta a botte. E proprio dall'alto dal tetto sono cominciati i lavori del progetto di recupero. "E' stata rifatta la manutenzione della copertura – spiega l'architetto Zen – utilizzando lo stesso tipo di legname usato all'epoca. Abbiamo poi utilizzato coppi di recupero. Ci siamo poi spostati al pavimento mantenendo, dove possibile, il materiale originale, rifacendo il vespaio e realizzando il riscaldamento sotto il piano calpestabile".

La mensa originale – Facendo questi lavori la conferma di quanto auspicato: da una botola chiusa, venivano sepolti i fedeli, abitanti della zona. I tecnici hanno potuto constatarne la presenze, senza rimuoverli, insieme a curiosi stralci di affresco che aumentano le ipotesi sulle vicende dei piccoli cicli affrescati alle pareti. L'opera di ripristino della struttura ha confermato, la presenza di una vecchia porta a meridione, attualmente visibile, così come la restituzione ad una fruibilità probabilmente originaria di una mensa cinquecentesca, addossata ad un successivo sovradimensionato altare forse settecentesco, prima dei restauri coperta da paliotto.

Gli affreschi della parete nordGli affreschi della parete nord

Aggiornati ma in ritardo – Gli affreschi di Sant'Ambrogio sono conosciuti e già ampiamente documentati. Scarsamente visibili, coperti da patine biancastre, umidità dovute ad antiche infiltrazioni, sono stati riportati a piena visibilità dall'intervento di Piero Lotti che ha applicato impacchi per l'estrazione di sali solubili, intervenendo altrove con il tratteggio. L'efficacia degli interventi non ha comportato tuttavia una nuova luce rispetto alle certezze che già erano note agli studiosi. Si tratta di cicli  iconografici tradizionali nell'ambito delle religiosità lombarda, eseguiti secondo uno stile "aggiornato per le nostre zone, dunque in ritardo di qualche decennio rispetto alle novità in corso in altre parti d'Italia", asserisce Lotti.

Guardando Galdino da Varese – Si tratta di affreschi disposti lungo le pareti sinistra centrali e destra del piccolo abisde, con una soluzione finale che tende a dare una sorta di omogeneità di fondo, nelle scelte cromatiche, nelle spaziature, ma che rivelano in ogni caso l'intervento di mani diverse. Databili i più antichi al 1502, gli affreschi della parete nord, sono forse i più interessanti: "Opera di qualcuno che ha sicuramente visto Galdino da Varese, ma con una maniera più legnosa. Affreschi che posson anche forse essere antecenti ai lavori di Galdino nella chiesetta di Erbamolle". Iconografia tradizionale, si diceva, con alcune curiosità: una figura, forse una Santa Vergine Liberata ha in mano un rosario, elemento iconografico in netto anticipo rispetto alla sua massiccia diffusione nell'arte devozionale, da collocarsi dopo la Battaglia di Lepanto e la presenza della croci di San Pietro sull'abito di un San Rocco, lì accanto.

Nuove prospettive e la Legge Mancia – "Il restauro – conferma Matteo Zen – è costato non più di 100 mila euro, ed è stato reso possibile davvero dal grande impegno del parroco e di tutti i parrocchiani di Masnago". Ma con una buona notizia all'orizzonte. L'onorevole Ds Daniele Marantelli è riuscito a farsi spazio nelle maglie della cosidetta Legge Mancia che destina fondi ad interventi di recupero di questo tipo. Una 'mancia' che potrebbe andare a coprire per intero i costi sostenuti. Una prospettiva che porta ora all'interesse dello stesso gruppo di lavoro un altro gioiello dell'architettura religiosa masnaghese, la piccola chiesetta dell'Immacolata. Nel frattempo, appena chiuso il cantiere, la chiesetta di Calcinate degli Orrigoni ha già salutato il primo matrimonio. In attesa di un volume che documenti le nuove notizie e lo svolgimento dei lavori.