AffiorantiBrunivo Buttarelli, Affioranti

Sono fatte di legno, pietra, ferro, marmo, resina, carta e juta, ma anche di acqua, terra, aria e fuoco, le sculture del maestro cremonese Brunivo Buttarelli (Casalmaggiore 1946), in mostra fino al 10 giugno in ben tre spazi espositivi milanesi: la Galleria Ostrakon, il parco di Villa Hanau e il Teatro Verdi. Dopo l'importante esperienza di scenografo al Teatro Regio di Parma, dal 1991 l'artista ha deciso di dedicarsi totalmente all'arte scultorea, puntando sull'aggregazione e la disgregazione di materiali naturali e industriali. Punto di riferimento della sua ricerca è la stagione informale e materica degli anni Cinquanta, segnata da figure di grande spessore come Burri, Fontana, Tàpies, e dalla passione indiscussa per l'archeologia. È con lei, afferma Buttarelli, che "inizia l'amore per la materia". Amore già innescato, in gioventù, dall'assidua frequentazione della bottega del padre, abile falegname e sua guida "spirituale".

All'inizio "Non sapevo ancora saldare, mi bruciavo le mani, la faccia, poi ho cominciato a prendere confidenza con la saldatura e ad assemblare legno e ferro", racconta lo scultore. Le prime opere – gli Affioranti, enormi zanne di elefante che fuoriescono dal terreno come inaspettati resti preistorici – nascono così, dalla fusione di metalli e sassi carsici. Ma ben presto, desideroso di dare colore

PrimigeniusBrunivo Buttarelli, Primigenius

alla materia, Buttarelli introduce nei suoi manufatti il marmo rosa di Verona o quello Bianco di Carrara, come in Reciso, Mater e Melograno, dove lastre e spicchi di rocce metamorfiche, sedimentate e livellate dal tempo, vengono dolcemente avvolte in uno strato di legno.

A questi materiali alterna poi la leggerezza della carta, che per la sua malleabilità ben si presta a dialogare con il ferro. Monumentali le sculture-installazioni Primigenius e Aspri acuti di Kronos. La prima simula, attraverso l'uso del legno di pioppo, sagomato e rivestito di ferro, la forma di grandi artigli ricurvi che fuoriescono dal terreno; la seconda, invece, assembla delle enormi stallatiti in ferro e zinco da cui spuntano dei sottili filamenti tentacolari. Il vero protagonista di questa poetica è il tempo, un grande burattinaio che muove i fili delle cose, proprio come dietro il sipario di un teatro.
Brunivo Buttarelli facendo tesoro di tutte le esperienze passate – l'archeologia, la paleontologia, il restauro e il teatro – dà forma ad un immaginario arcaico e mutevole, che parte dalla Natura per raccontarla e reinterpretarla in un tempo geologico. "Raccontare qualcosa di diverso, la storia della materia dentro la storia del tempo". Una storia che l'uomo tende oggi a contaminare o, peggio ancora, a cancellare.

Brunivo Buttarelli. Ciò che rimane del Tempo
Dal 10 maggio al 10 giugno 2011
Galleria Ostrakon
via Pastrengo 15, Milano
A cura di Piero Del Giudice
Tel. 3312565640
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