In questa doppia personale è esposta una significativa selezione di opere di due artisti che si stanno affermando in questi anni grazie ad una personalissima interpretazione della realtà che li rende inconfondibili.

Ernesto Colombo propone una sorta di sculture pittoriche che traggono spunto dall'arte primitiva (soprattutto guerrieri stilizzati) per arricchirsi di suggestioni che attingono al dinamismo e alla ritualità di moderne band metropolitane. Viene da pensare ad icone di una cultura bellica in bilico fra età della pietra e civiltà post-atomica, ma spogliati della loro anima guerresca per assurgere a simboli di una aggressività mediata dalla cerebralità della cultura tecnologica contemporanea. E in fondo è proprio la loro intrinseca valenza simbolica ad operare come trait d'union fra antico e moderno lasciando intravvedere l'universalità dei valori traguardati dall'artista.

Gian Pietro Arzuffi è un artista che fa della propria estrema plasticità e adattabilità mentale il proprio punto di forza, unita però ad una coerenza interpretativa che non viene mai meno di fronte alla infinita gamma dei soggetti coinvolti. In questa operazione egli è supportato dalla forma del puzzle applicata sia come elemento formale di scomposizione dell'elemento figurativo, sia come metafora della fragilità del mondo d'oggi basato sull'apparire. Quello di Arzuffi diviene quindi un premeditato atto di distacco dalla realtà per esaltarne la aleatorietà e allo stesso tempo per esercitare su di essa il controllo che può derivarne dalla sapiente destrutturazione.

Paolo Avanzi

Nota su Ernesto Colombo – Le opere di Ernesto Colombo riprendono il primitivismo di Basquiat, ponendo al centro dell'attenzione la condizione dell'essere e una presenza fisica stilizzata, arcaica appunto. Attraverso la tela, Colombo mostra personaggi irreali, ma con un impatto psicologico e surreale molto intenso. Sembrano presenze, evocano percezioni familiari: sono figure stereotipate, la cui tematica principale sembra essere legata al corpo, alla sua forza, ma anche alla sua fragilità. Questa fisicità è per lo più un corpo acerbo, senza forme, infantile. Dall'altra parte, in queste opere si leggono molto delle condizioni emotive e mentali dell'età adulta: il narcisismo, i meccanismi di difesa (come lo scudo e le armi), il desiderio di amore (come il cuore) e di bellezza.

Nota su Gian Pietro Arzuffi – Nato a Garbagnate Milanese (MI) il 03/05/1979 residente a Cesate (MI) Diplomato alla Scuola per geometri nel 1998. Affascinato dal mondo dell'arte sin da bambino si avvicina ad essa come autodidatta osservando ed imparando da pittori e scultori conosciuti negli anni ed appartenenti a varie correnti artistiche per poi sperimentare le proprie tecniche di pittura e del collage per arrivare nel tempo a sviluppare il proprio concetto di arte.
Amante della sperimentazione nell'accostamento di svariati materiali e di nuove tecniche nella costante ricerca di una tridimensionalità delle proprie opere per sfuggire dalle due dimensioni canoniche a cui le opere su tela appartengono.
Vive e lavora a Cesate dove risiede con la moglie e i due figli.