A Varese, presso il Battistero di Velate, è in corso fino al 4 ottobre, “Archeovisioni Industriali. Le fabbriche di Vincenzo Morlotti”, a cura di Carla Tocchetti. Un’esposizione che per la prima volta riunisce sedici opere di grandi dimensioni dell’artista: dal Birrificio Poretti di Induno Olona alla cartiera di Cairate, alla ceramica Verbano, da luoghi ancora in piena attività ad altri ormai dismessi.

La presentazione della mostra ha visto riuniti esponenti della politica, della cultura e dell’arte varesini. Il progetto si fonda sulla riflessione che “l’Arte è in grado di accompagnarci alla conoscenza delle nuove istanze, soprattutto scientifiche e tecnologiche, dalle quali dipende il nostro stesso futuro”, dice Carla Tocchetti. Non dobbiamo dimenticarci quindi di quelle che sono state architetture all’avanguardia ma da esse trarre spunto per creare un nuovo paesaggio urbanizzato.

Un grande spunto viene proprio dalle architetture di Vincenzo Morlotti che Massimiliano Ferrario, storico, critico d’arte e responsabile del CRiSAC (Centro di Ricerca sulla Storia dell’Arte Contemporanea) presso l’Università degli Studi dell’Insubria, indaga cercando i riferimenti di Morlotti nella Storia dell’arte; “L’artista inserisce le sue fabbriche in un paesaggio che sicuramente ha un’eco metafisico e surrealistico e in esso cristallizza il suo utilizzo ideale. Anche quando gli edifici hanno perso il loro uso pratico, continuano ad esistere. Molto interessante è il ciclo del birrificio Poretti che anticipa gli stilami tipici dello Jugendstil. Nella sue opere manca invece completamente la componente espressionistica mentre soprattutto nelle visioni paesaggistiche c’è un forte rimando al naif di Henri Rousseau. Molto interessante è anche il dualismo natura-cultura per cui lo stesso artista Morlotti definisce la sua produzione naturalismo industriale.”

L’architetto Katia Accossato, che ha seguito in prima persona l’allestimento della mostra, prosegue dicendo che “questi nuovi modelli sono ancora da recuperar e portare alla luce poiché ci sono ancora tante aree dismesse il cui va messo in luce il valore, non solo della memoria ma anche quello dello spazio e della bellezza poiché questi edifici hanno grandissime potenzialità insita nella loro riconversione per ritornare ad essere centri di riferimento. Rigenerando gli spazi si generano a loro volta piazze, luoghi ricreativi che diventano punti di riferimento per la nostra vita all’insegna di una nuova consapevolezza”.

Vincenzo Morlotti, vive a Gemonio. Lavora con lo scultore Egidio Casarotti. Frequenta l’Accademia di Brera e segue le lezioni di Raffaele De Grada, Pietro Diana, Luigi Veronesi. Ottiene numerosi premi e riconoscimenti. Nel 1996 lascia il Circolo degli Artisti di Varese e in solitudine continua la sua ricerca e sperimentazione nella sua villa trasformata negli anni in un vero e proprio museo.

La mostra è corredata da un catalogo che impreziosisce la manifestazione, integrato da un contributo specialistico dell’architetto italo-svizzera Katia Accossato.

Cristina Pesaro

L’apertura dell’esposizione al Battistero di Velate in piazza Santo Stefano si protrarrà fino al 04/10/2020 con modalità rispettose delle normative anti-Covid vigenti. L’ingresso è libero (lunedì chiuso, da martedì a venerdì prenotazione obbligatoria da richiedere a battisterodivelate@gmail.com . Sabato e domenica aperto con orario 10-13 e 15-18, max 10 persone alla volta).