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La Galleria ha da tempo cessato l'attività, ma in tempi non sospetti si poterono vedere le gigantografie delle palme di Schifano.
Per quel che riguarda il fotografo giapponese, idealmente la mano passa ora alla Galleria Carla Sozzani per "Araki Amore" a cura di Filippo Maggia.
"Se vogliamo che tutto rimanga com'è, bisogna che tutto cambi", recita una delle più note frasi ne Il Gattopardo.
E tutto è rimasto com'è a quindici anni di distanza con l'unica variante del colore.
Le oltre 80 opere in mostra, per lo più inedite (suona come un eufemismo) aprono al mondo femminile percorso da simboli, i cui labili confini, vagano tra antiche simbologie nipponiche e le ultime tendenze cinematografiche compresi gadget turistici e fisionomie da cartone animato.
L'estetica tortuosità dei corpi appare di nuovo costretta all'immobilità dalle solite funi a definire, attraverso i continui intrecci, il passaggio nodale tra condizione fisica e statuarietà.
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Di altre spazialità e altre maniacalità dicono le tre pareti composte da più di 100 polaroid ciascuna, a colori e in bianco e nero dove a fronte di un insieme floreale dall'immediato impatto visivo, si succedono scene di interni con nudità di donne distinte da posture lascive e in molte condizioni accostate a scenari metropolitani, rimando a vizi privati e pubbliche virtù.
Compreso nel contesto espositivo, un video presentato per la prima volta in Italia, realizzato nel luglio scorso a Tokyo, propone Araki impegnato a ritrarre le nudità della danzatrice Kaori.
Chissà se tale frangente gli sia stato utile per comprendere qualcosa sull'universo femminile?
"Araki Amore"
Galleria Carla Sozzani- Corso Como 10, Milano
Fino al 12 febbraio
Orari: tutti i giorni 10,30-19,30
mercoledì e giovedì 10,30-21
Galleria Carla Sozzani- Corso Como 10, Milano
Fino al 12 febbraio
Orari: tutti i giorni 10,30-19,30
mercoledì e giovedì 10,30-21