'Ragazza madre', legno, 1957L'opera

Il dono più grande – "Ragazza madre" è una scultura monumentale di oltre due metri mai presentata a Varese. L'ultima volta che è stata esposta al pubblico, infatti, è stato nel 1998 alla Galleria Montrasio di Milano". I familiari di Bodini fanno alla città di Varese il più grande regalo: poter presentare, presso i Musei Civici, la scultura che Floriano Bodini realizzò alla fine degli anni '50, un unicum scolpito in legno che non è mai stato riprodotto in bronzo. "Di ritorno dal servizio militare, esperienza fondamentale nella crescita artistica di Bodini, e nel vivo del realismo esistenziale, vedono la luce, tra il '56 e il '57, alcuni legni di grande forza espressiva, tra cui la serie dei crocifissi e "Ragazza madre", opera in cui si avverte la tensione tra un nuovo sguardo alla realtà sociale e la ricerca di una prospettiva che si elevi al di sopra delle contingenze". Così Sara Bodini ha scelto di commentare l'opera, in occasione della mostra alla Galleria Montrasio.

Non un totem ma una figura – Dunque un idolo ma molto

Particolare del voltoParticolare del volto

di più di un idolo, una figura sociale ed esistenziale insieme. Carlo Pirovano, per il catalogo milanese, ha scritto: "È come se il giovane artista volesse proiettare fin nelle radici prime della civiltà espressiva dell'uomo lo scandaglio esplorativo della sensibilità moderna per individuare le motivazioni essenziali del costituirsi stesso della forma plastica, la giustificazione sacrale di una consistenza idolica non priva di turbamenti".

"Il punto più arrischiato di questa inquisizione critica sulla tenuta delle forme storicizzate in rapporto alla sensibilità d'oggi (e alle suggestioni vitali che si trascina dietro) è rappresentato senza dubbio dal legno imponente della Ragazza Madre del 1957 che trasfigura l'emergenza contingente di una vicenda privata, da cronaca quasi anonima, in una simbologia arcana e rituale, senza scansione temporale; la flagranza assillante ed urgente della vita ricerca il sigillo della storia (se non dell'eternità) nella tenuta delle forme, convalidate e come consacrate da un linguaggio corale, o comunque tale ritenuto nella trasfigurazione mitica. Ma nel contempo il fuoco dell'espressione comunicativa si precisa in una anacronistica contaminazione formale: la testa della ragazza è tagliata secondo moduli squisitamente cubisti, quasi un omaggio (o allusione inquietante) alle picassiane Demoiselles d'Avignon".