Veduta del cortileVeduta del cortile

Importante punto strategico – Il castello, integralmente conservato, nasce come punto di osservazione per controllare i traffici e la navigazione del lago. La tradizione attribuisce l'edificio alla famiglia dei Visconti, che si afferma in Lombardia dopo la vittoria sui nemici Torriani.

Dai Visconti ai Borromeo –
È il periodo della Repubblica ambrosiana, quando Vitaliano Borromeo acquista Angera e la sua rocca, per la cifra di 12.800 lire imperiali. E così la rocca di Angera diventa la residenza stabile dei Borromeo, cardine del sistema difensivo lombardo. Nel XV secolo, la Rocca diviene causa di contrasto fra i Borromeo e gli Sforza: questi ultimi temono un eccesivo potere della casata rivale. È Galeazzo Maria Sforza a imporre a Giovanni e Vitaliano II un giuramento di fedeltà.

Ludovico il Moro. 1495, il Signore di Milano fa sequestrare il castello, per restituirlo ai Borromeo in via definitiva, solo quattro anni, più tardi, nel tentativo di ottenerne l'appoggio politico.

Dall'abbandono alla rinascita – Nei secoli il castello vive momenti alterni. È il 1623 quando il cardinale Federico Borromeo ottiene il titolo di marchese di Angera e trova l'edificio in grande abbandono. Nonostante le spese

Il torchioIl torchio

elevate, i Borromeo danno il via ad un'opera di restauro e di decorazioni, ancora oggi apprezzabile. Ben diversa la sorte della rocca di Arona, "dirimpettaia" di quella di Angera!

A spasso per l'edificio… Una salita conduce al portone di ingresso e sono le mura a colpire l'attenzione del visitatore. Spesse, alte, costruite su blocchi squadrati, si concludono con merli di foggia ghibellina. Si entra così nel cortile interno: qui una volta gli artigiani lavoravano per i castellani. Ancora oggi, sotto una tettoia, si conserva un enorme torchio a vite, per la pigiatura dell'uva: risale ai primi anni del Seicento e sulla vite in legno è incisa una data, 1745, ovvero l'anno dell'ultima sostituzione del pezzo.

E nel tempo!
Si sale alla corte alta, tempi addietro piazza d'armi del castello, e, in modo suggestivo, luogo di passeggio per le dame della castellana. Su questo spazio si affacciano edifici diversi per aspetto e cronologia ed una imponente torre.

Ala scaligera e dintorni.
La parte più antica è la cosiddetta ala scaligera, un palazzotto che risale al XIII secolo, dove oggi è ospitato il Museo della Bambola. Attigua è la torre castellana, mastio difensivo del castello, forse eretta su una torre più antica, come lascerebbe ipotizzare la zoccolatura di rozza esecuzione.

La sala delle cerimonieLa sala delle cerimonie

Oggi in tre piani, in origine forse in cinque e priva di copertura: l'ingresso era posto a 7 metri di altezza rispetto al suolo.

Ala viscontea e ala Borromeo – Accanto, fa mostra di sé il bel palazzo visconteo, che risale ai tempi di Ottone Visconti, elegante, in blocchi squadrati di pietra d'Angera, decorato con belle bifore. Al suo interno, fa da cornice alle altre sale del Museo della bambola, un antico ambiente destinato a cucina, ancora con camino e lavabo. Completa il complesso l'ala dei Borromeo, in pietra arenaria, caratterizzata da un portico a tre archi: qui si vedono le insegne della famiglia Borromeo, cioè il motto humilitas e il morso.

Al secondo piano… Uno scalone d'onore conduce al secondo piano, dove regna un'atmosfera severa. Ornano la galleria ritratti di importanti personaggi della casata,come il Cardinale Federico. Frammenti di affreschi dal palazzo Borromeo di Milano decorano la sala delle cerimonie: tipiche pitture profane del XV secolo hanno per tema la raccolta delle melagrane e alcune storie di Esopo.

Un capolavoro della pittura.
Ma la stanza senza dubbio più entusiasmante è la cosiddetta sala della Giustizia, posta al secondo piano dell'edificio visconteo. Ospita il ciclo di affreschi realizzato nel 1277 da un pittore anonimo, noto alla critica come "Pittore d'Angera".
La sala, di forma rettangolare, presenta due volte a

La sala della GiustiziaLa sala della Giustizia

crociera ricoperte da una ricca decorazione a motivi geometrici, in cui quadrati e cerchi si intrecciano creando fantasie che ricordano quelle dei tessuti medievali. Le pitture si articolano in tre registri sovrapposti, divisi da fasce ornamentali: in alto i pianeti accompagnati da coppie di segni zodiacali, in basso un fregio a losanghe che sosteneva un velario. La parte centrale del ciclo raffigura le imprese di Ottone Visconti, impegnato nella sua guerra contro Napo Torriani. Importante quindi il rapporto tra le vicende narrate e l'influsso degli astri, elemento tipico della cultura medievale. Ai margini delle scene si trovano cornici geometriche in cui sono racchiuse figure mostruose.

Corrispondenza fonti letterarie e pitture.
L'evolversi delle scene sulle pareti segue l'ordine storico dei fatti, così come li raccontò Stefanardo da Vimercate, in un poemetto in latino, composto fra il 1277 e il 1295. Seguiamo così Ottone che cattura Napo della Torre, raffigurato inginocchiato, fino ad arrivare alla visita del vescovo alla basilica di S.Ambrogio a Milano.

Un affresco enigmatico –
A conclusione del ciclo pittorico, sempre in corrispondenza con il testo poetico, un affresco raffigura una donna seduta su una ruota che schiaccia una figura umana: una allegoria della condizione umana di fronte alla fortuna.

Summa medievale. La sala della Giustizia e il castello si presentano come una sintesi degli elementi tipici del medioevo, dalla astronomia alla simbologia. Ma le sorprese della Rocca non finiscono qui: c'è anche un Museo di cui parlare.